«Minima richiesta da parte delle aziende del territorio di lavoratori in possesso del titolo di studio più alto, sempre al di sotto del 10% in tutte le rilevazioni». A dirlo è la banca dati previsionale di Unioncamere Excelsior, il dato è contenuto all’interno di un vasto report, realizzato dal settore dei Servizi per l’impiego dell’amministrazione provinciale di Imperia sulle professionalità richieste in provincia.
Secondo il report, «le preferenze sembrano indirizzarsi verso le persone con diploma superiore. Al secondo posto, di pochissimo nel report dell’anno 2015, la tipologia “Nessun titolo di studio (scuola dell’obbligo)”, che spesso era stata la più importante in precedenti rilevazioni. Per quanto riguarda i canali utilizzati dalle aziende nel reperimento dei lavoratori, emerge un amplissimo utilizzo dei cosiddetti canali informali. Le voci conoscenza diretta e segnalazioni da conoscenti e fornitori arrivano, infatti, al 65,1% del totale, valore in linea con quello nazionale». La provincia alla voce “titoli di studio” «mostra numeri paragonabili a quelli riscontrabili nel macro gruppo di Istat denominato Sud Italia/isole».
La ricerca, che ha coinvolto anche Conform, Adecco e Manpower, ha preso in esame le principali banche dati (Istat, Infocamere, Movimprese, Oml Centri per l’Impiego di Imperia) in base alle rilevazioni del 2015 e del 2016 (primo semestre per le offerte di lavoro). Dalla fotografia scattata, la provincia di Imperia si conferma un territorio trainato dal settore dei servizi, con il commercio a fare la parte del leone (5.131 imprese) con il 23,3% del numero delle imprese attive, il cui totale ammonta a poco meno di 22 mila unità, in leggero calo tra il 2014 e il 2015 (-169 imprese). Dopo il commercio, il settore più rilevante è quello delle costruzioni (4.810 imprese, pari al 21,9% del totale), seguito dall’agricoltura con 3.939 imprese (pari al 17,9% del totale).
Il contesto imprenditoriale della provincia di Imperia è caratterizzato da realtà di piccole e piccolissime dimensioni (2,5 addetti), in prevalenza a gestione familiare. Le figure professionali maggiormente richieste a Imperia nel primo semestre del 2016 sono in linea con i comparti economici di riferimento più sviluppati: 220 sono state le richieste di lavoratori in professioni qualificate nelle attività commerciali, seguite (190) da quelle non qualificate sempre nel commercio, specialisti nella gestione (130), operai specializzati (110) e conduttori di veicoli (80). Tra le professionalità di più difficile reperimento quelle di ambito sanitario (66,7% di difficoltà riscontrata per reperire operatori sociosanitari, assistenti alla poltrona e massofisioterapisti) seguite da professioni tecniche in scienze della salute e operai specializzati in metalmeccanica ed elettronica.
Leggendo nel dettaglio alcune tabelle, si scopre che su 1.200 richieste di lavoratori espresse e riportate, solo 70 riguardano professionalità in possesso di titolo universitario, mentre sono 470 ciascuno per nessun titolo o diploma di scuola superiore. Vanno forte le professioni non qualificate del commercio e dei servizi, ma anche artigiani e operai specializzati. Molto bene anche i diplomati per posizioni qualificate in commercio e servizi oppure in scienze umane, sociali, artistiche e gestionali.
Un’altra tabella mostra la comparazione con il vicino dipartimento francese delle Alpi Marittime: «Il Département mostra aspetti simili al tessuto produttivo imperiese (facendo le dovute proporzioni), soprattutto per quanto riguarda la prevalenza dei servizi, del commercio e la stagionalità diffusa. La media dimensionale aziendale è però maggiore, come è maggiore l’impatto industriale, e si avverte una importante richiesta di figure scientifiche/tecniche da parte del Polo di Sophie Antipolis (soprattutto ingegneri e tecnici informatici e R&D)».
Altro dato importante quello demografico. «Le ultime variazioni riguardanti la popolazione residente in provincia di Imperia mostrano minore vivacità rispetto a quanto fatto segnare dalle rilevazioni precedenti. In particolare, osservando l’ultimo decennio, ipotizzando una linea di tendenza ai numeri mostrati sembra prospettarsi addirittura un prossimo calo della popolazione totale. Ciò è dovuto anche a un minore afflusso della componente straniera, che all’interno del movimento iscritti-cancellati (comunque in calo) aveva sempre controbilanciato lo storico saldo negativo del movimento nati vivi-morti, variabile questa che aveva sempre caratterizzato la provincia di Imperia, e la Liguria in generale».