Genova diventa il quarto Comune in Liguria a dotarsi del Peba, Piano di eliminazione delle barriere architettoniche. Uno strumento imposto dalla legge 41 del 1986, che doveva essere adottato entro un anno, ma che in realtà il 90% dei Comuni italiani ha ignorato in 30 anni. In questo arco di tempo, nella nostra regione, solo Imperia, Triora e Savignone lo hanno fatto proprio. Ora si aggiunge anche Genova, già considerata, nonostante la complessa orografia, tra le grandi città più accessibili del Paese.

Con l’approvazione in giunta comunale delle linee guida per la realizzazione del Piano, si istituzionalizza così un percorso per rendere la città più vivibile per tutti, non solo a chi è costretto a muoversi su una carrozzina, ma anche agli ipovedenti o semplicemente a chi porta un passeggino. E da parte della Consulta regionale per l’handicap, qualche richiesta in più: «Una città è più accessibile non solo sui marciapiedi – commenta Claudio Puppo, presidente della Consulta regionale per l’handicap – ma anche se ha negozi e supermercati accessibili. Per questo noi chiediamo una maggiore attenzione anche all’edilizia privata aperta al pubblico». A questo proposito, dal primo maggio di quest’anno è entrata in vigore la legge regionale 15 dell’89, che prevede sanzioni dai 500 ai 10 mila euro, fino alla sospensione momentanea dell’esercizio, per tutte quelle attività commerciali che presentano barriere architettoniche. Finora, ancora nessuna multa.
I prossimi passi: «Il Peba prevede la creazione di un gruppo di lavoro che coinvolga Direzione generale Area tecnica, assessorati coinvolti e associazioni interessate – spiega l’assessore comunale alla Legalità e Diritti Elena Fiorini – l’obiettivo è controllare la città, mapparla e individuare l’elenco degli interventi necessari per eliminare le barriere ancora esistenti in tutti gli edifici e spazi pubblici , stabilendo così le priorità su cui intervenire. Ma fino a ora non siamo stati con le mani in mano».
Dal 2011, nel Comune di Genova, è in funzione l’ufficio accessibilità, un presidio di garanzia per l’accesso e la mobilità delle persone diversamente abili. L’ufficio pianifica, progetta e finanzia le soluzioni più adeguate per l’abbattimento delle barriere architettoniche sugli spazi di competenza comunale. I fondi a disposizione derivano dal 10% degli oneri di urbanizzazione e si sono quasi dimezzati negli ultimi anni, passando dai 680 mila del 2013 ai 350 mila al 30 giugno di quest’anno (il dato definitivo relativo al 2016 sarà però quello del 31/12). Ammontavano a 588 nel 2014 e a 442 nel 2015. Quasi 200 gli interventi svolti negli ultimi sei anni, tra strade e piazze, scuole di diverso ordine e grado (in particolare, al loro interno, si tratta di adeguamento di ascensori e servizi igienici), giardini, rampe di accesso a uffici pubblici e biblioteche. Tra i più recenti, svolti nel 2015, piazza Dante, piazza Palermo, la rampa di accesso alla sala mostre della biblioteca Berio, l’ascensore nelle scuole ex nautico e King, le rampe al cimitero di Staglieno. «Altri lavori sono già programmati», aggiunge Fiorini.
Genova, come sottolinea Puppo, è già a buon punto. Sono tanti gli aspetti su cui migliorare, dall’edilizia privata alle spiagge (solo una in tutta la città è dotata di accesso per disabili), ma si dimostra più accessibile rispetto a città come Bologna e Torino. «Riesco ad arrivare senza alcun problema da Marassi al mare – spiega – ma io sono un “veterano”. Le difficoltà maggiori sono per chi si trova per la prima volta ad affrontare un problema di disabilità, anche temporaneo: un solo gradino può rappresentare un grosso ostacolo. Inoltre, pensiamo anche ai turisti: una città accessibile e vivibile, lo è anche per i visitatori. Se così non fosse, si taglierebbe una importante fetta di mercato».