Silenzio, parla Imperia: «Il Gruppo Colussi, non avendo ancora presentato un piano industriale dettagliato e organico, né un piano finanziario di alcuna natura, non avendo dato certezze di investimenti nello stabilimento e sul mantenimento dei livelli occupazionali, né presentato ufficialmente qualsivoglia progetto alternativo, ha finora disatteso gli impegni con la città di Imperia». È questo uno dei passaggi chiave della bozza di documento approvata dalla conferenza dei capigruppo prima del consiglio comunale monotematico di martedì prossimo, che fornirà alla giunta gli indirizzi politici sulla vertenza Agnesi, per un “no” secco alla “Porta del Mare”, progetto di riqualificazione delle ex Ferriere ideato nel 2003 dal Gruppo Colussi. Una volta approvato in commissione (lunedì prossimo), il documento impegnerà la giunta a mantenere la destinazione urbanistica industriale per lo stabilimento Agnesi e ad avviare un’attenta programmazione e pianificazione urbanistica per la vicina area interessata dallo strumento attuativo della Porta del Mare, ripensando volumi e destinazioni delle ex Ferriere nell’ottica di un progetto più coerente col vicino parco urbano.
Una presa di posizione che sa di resa dei conti. Il consiglio fornirà indicazioni alla giunta, che dovrà esprimersi su una proposta di variante risalente al 2012, che secondo fonti ufficiali contiene diverse rimodulazioni delle destinazioni d’uso. Secondo gli annunci dell’epoca, le Ferriere avrebbero dovuto trasformarsi in un «complesso integrato di attività ricreative, turistiche e commerciali, con un forte insediamento misto di carattere pubblico e privato». Il problema è che al “Sua” originario il gruppo Colussi non ha dato seguito. Ha presentato una richiesta di variante nel 2012, e oggi, si profila entro fine anno il trasferimento a Fossano delle linee di produzione della pasta Agnesi, a fronte di vaghe indicazioni sul mantenimento della produzione di succedanei della pasta.
Un clima di smobilitazione che ferisce la città, a cui gli operai di Agnesi rispondono con picchetti e scioperi cadenzati. Ancora i capigruppo: «L’investimento immobiliare […] non poteva prescindere anche indirettamente da una ricaduta positiva sull’attività dello stabilimento […] in grado di garantire da parte dell’azienda una conseguente ed adeguata risposta occupazionale in termini di reinvestimento dell’attività industriale, impegno che era stato sottoscritto con il Protocollo d’Intesa del 2003, firmato tra Comune di Imperia, l’azienda, i sindacati e Confindustria, in base al quale, a fronte dell’approvazione del Sua “La Porta del Mare”, vi era l’impegno dell’azienda a garantire consistenti investimenti diretti a mantenere la produzione e i livelli di occupazionali a Imperia».
Il progetto originario, firmato dallo studio “JM Schivo & Partners” di Roma, prevedeva la creazione di un grande spazio multifunzione e fronte mare, su una superficie di 19 mila metri quadri per 76 mila metri cubi di volumi: piazze, gradinate, passeggiate, spazi verdi, volumi commerciali e direzionali, due sale cinematografiche. E ovviamente il residenziale, oggetto di profitto per il privato, su cui verte la proposta di variante firmata nel 2012. La pratica è tuttora in fase di istruttoria, e su di essa sono in corso diverse valutazioni tecniche. La presa di posizione dei capigruppo ha però il sapore di un aut aut: se Colussi lascia Imperia, può scordarsi l’investimento immobiliare.