Il Comune della Spezia informa che il Parco delle Clarisse osserverà il seguente orario autunnale: sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 13.00. L’ingresso è gratuito.
La costruzione del complesso religioso delle Clarisse era iniziata nel 21 settembre 1593 in località il Poggio, tra l’abitato della Spezia e il sovrastante Castello di San Giorgio, la cui posa della prima pietra era avvenuta il 18 settembre 1594.
Nel 1648 il convento era abitato da circa quaranta suore ma il susseguirsi di eventi bellici mise più volte a repentaglio la loro vita e le monache furono trasferite a Sarzana dal 1684 al 1700. Nel 1729 la chiesa accanto al monastero fu dedicata a santa Cecilia.
Con l’avvento della dominazione napoleonica, nel 1798, il convento fu sconsacrato e l’ordine religioso soppresso: l’edificio divenne scuola pubblica, prendendo il nome di “collegio”. Dagli anni Ottanta del XIX secolo seguirono cambi di destinazione (ricovero per anziani e sede distaccata dell’ospedale Sant’Andrea, “lazzaretto” per i malati di colera, “ospizio di mendicità”).
Intorno al 1930 una porzione dell’edificio venne demolita per consentire il prolungamento della strada di circonvallazione cittadina, attuale via XX settembre e dal 1939 il complesso architettonico ospitò il Museo Archeologico cittadino.
Dal 1942 al 1945 la Spezia fu pesantemente bombardata e anche il convento e la chiesa sul Poggio subirono gravi danni. Del sito delle ex Clarisse ben poco aveva resistito alla furia della guerra e anche l’unica ala uscita indenne dovette essere abbattuta. Nel dopoguerra l’intera area fu rapidamente ma malamente messa in sicurezza.
Dopo che, a fine guerra, il Genio Civile mise in sicurezza l’area attuando operazioni di bonifica e demolendo parti del manufatto architettonico ancora rimaste in piedi, ma ritenute pericolanti, l’abbandono del sito diventa sempre più evidente tanto che nella Chiesa vi fu un accumulo di più di 3 metri di detriti e di terra.
Tra gli anni ’70 e ’80 il sito venne ceduto come deposito alla nettezza urbana: ai muri rimasti intatti vennero addossati setti in mattoni forati e nel chiostro vennero collocati alcuni prefabbricati, oltre che l’inserimento di infrastrutture elettriche e telefoniche. Il degrado dei manufatti è, quindi progredito, dando luogo a situazioni che destano preoccupazione in relazione alla conservazione di un luogo di grande valore documentale relativamente alla storia cittadina.
All’inizio del 2025 sono stati ultimati i primi lavori di recupero con l’apertura al pubblico del Convento delle Clarisse; dall’inaugurazione ad oggi hanno trovato nuovamente una collocazione cinque epigrafi marmoree che provenivano dal convento e dalla chiesa, custodite nei depositi del Museo Civico che sono state recentemente restaurate.
La prima, collocata presso la porta della chiesa di Santa Cecilia, riporta la data del 18 settembre 1594, anno di consacrazione della chiesa del convento da parte di Giovanni Battista Salvago, vescovo della diocesi di Luni Sarzana dal 1590, membro di una nobile famiglia genovese e diplomatico alla corte imperiale. La seconda epigrafe, collocata presso la porta del convento, ha un’iscrizione, in parte abrasa, che riporta la data del 22 maggio 1729 quando la chiesa conventuale e l’altare maggiore furono intitolate a santa Cecilia. La terza epigrafe, datata 1789, è stata donata al convento da Mariano Pensa, monaco olivetano Superiore del monastero di Nostra Signora delle Grazie. La quarta epigrafe apposta sull’altare dedicata a Maria, fu fatta costruire da Iacopo Barbarossa, appartenente ad una famiglia spezzina di antica nobiltà. E l’ultima epigrafe risalente al 1787 ricorda la dedicazione di un altare a santa Rosalia.
Recentemente sono stati anche trasferiti nell’area delle Clarisse alcuni dei pezzi superstiti del recinto dell’albero della libertà: frutto della rivoluzione francese esso era una vera e propria pianta vegetale (a volte solo asta o palo di legno) decorato con nastri tricolori, bandiere e incoronato col berretto frigio rosso. Costituiva il fulcro di cerimonie civili: giuramento dei magistrati, falò di diplomi nobiliari e anche per festeggiamenti rivoluzionari.
La Spezia Forte
Il progetto è parte integrante del progetto “La Spezia Forte”, un ambizioso piano dell’Amministrazione comunale per valorizzare il patrimonio storico della città. Questo progetto ha già portato al recupero di siti come la Batteria Valdilocchi, il Parco delle Mura, il Parco della Rimembranza e il ricovero antiaereo Quintino Sella. Con l’aggiunta del Parco delle Clarisse, un’altra importante porzione della città è stata restituita ai cittadini e ai turisti che visitano il vicino Castello San Giorgio. Non solo, esso è altresì un importante progetto di valorizzazione e un allestimento di opere nell’ambito del progetto “museo a cielo aperto”, che mira a ricollocare reperti rimasti conservati nei depositi e a creare un collegamento tra i luoghi storici della città e i musei, per far vivere ai turisti la nostra storia e far sentire gli spezzini ancora più legati alla loro città.
Info
Museo Civico Amedeo Lia
Tel. 0187727220
Email. museolia.reception@comune.sp.it