«I dati vanno interpretati. Non ho mai detto che la situazione del settore edile fosse rosea, ho detto che nel 2015 si è registrata una crescita rispetto all’anno precedente, ma bisogna vedere come è avvenuta questa crescita». Così Federico Garaventa, presidente di Ance Liguria, risponde a Feneal Uil e Fillea Liguria. I due sindacati in una nota congiunta avevano espresso “stupore” per alcune dichiarazioni rilasciate da Garaventa al Secolo XIX in cui il presidente dei costruttori liguri parlava di un aumento degli occupati nel settore del 19,6% nei primi nove mesi del 2015 rispetto all’anno precedente.
«Intanto – precisa Garaventa – io parlavo di una ripresa rispetto a una situazione di forte crisi. Poi, in effetti, la cifra del 19,6% va corretta, ci sono arrivati altri dati relativi al 2014 che portano la variazione al 12%, che è comunque un aumento a due cifre».
«Ma la differenza tra i nostri dati e quelli di Feneal Uil e Fillea Liguria – prosegue Graventa – credo si spieghi con il fatto che i sindacati riportano quanto risulta dalla Cassa edile, io mi riferisco a dati Istat. La Cassa edile registra solo ciò che è relativo agli iscritti, l’Istat comprende anche altre realtà. Non tutti quelli che lavorano nell’edilizia rientrano nel contratto edile. In questa sede non voglio entrare nel merito se sia giusto o no, sta di fatto che, per esempio, Aster non rientra nel contratto edile. Come tantissime microaziende, a volte composte da una o due persone, o ditte artigiane, per esempio di elettricisti che eseguono anche lavori in muratura quando costruiscono un impianto elettrico. Credo che le Casse edili registrino soltanto il 25% di chi effettivamente lavora nell’edilizia».
«E la presenza di microaziende – dice il presidente dei costruttori liguri – a volte partite Iva aperte da ex dipendenti rimasti disoccupati che cercano di sopravvivere con qualche lavoretto, significa la polverizzazione e l’indebolimento del settore, è uno degli effetti della crisi. L’altro dato negativo è che le grandi opere effettivamente ora ci sono: Terzo Valico, nodo ferroviario genovese, scolmatore, raddoppio della linea ferroviaria del Ponente, e altre. Ma sono gestite da grandi imprese che spesso impiegano lavoratori di fuori e sul territorio lasciano ben poco. E questo è un altro grave problema».