Melkio è un artista di fama internazionale che opera nel campo della cryptoart, racconta a Liguria Business Journal com’è nato il suo lavoro e i suoi progetti.
– Come si definirebbe?
«Sono un artista phygital, lavoro nel campo dell’opera d’arte fisica, ad esempio tele, quadri, che però vengono resi in maniera digitale quindi intangibile attraverso le nuove tecnologie».
– Perché ha scelto Melkio come nome d’arte?
«Ho scelto Melkio perché, alle scuole medie, mi chiamavano sempre così in quanto è il diminutivo del mio cognome. È un nome particolare che suona e che rimane nella mente, in più se si effettuano delle ricerche online di “Melkio” non esce fuori nessun risultato o marchio a eccezione di un ex santone africano che si chiamava proprio così».
– Da quando ha iniziato a lavorare nell’arte?
«Ho iniziato a lavorare come artista a partire dal lockdown: l’arte è sempre stata una mia grande amica, disegno da quando ne ho memoria ma per passione mai per lavoro. Si trattava di scarabocchi senza particolari pretese. Con lo stop forzato causato dal Covid, costretto a stare in casa, ho deciso che da quel momento l’arte sarebbe diventata la mia strada, ne avrei fatto oltre che una passione un lavoro».
– Qual è il suo background?
«Ho fatto comunicazione e grafica per tanti anni e in vari ambienti: per alcune aziende e come freelance poi ho avuto una società di produzione di eventi dove mi occupavo sempre di grafica, marketing e comunicazione».
– Si parla tanto di Nft, ci spiega in cosa consistono?
«Vi racconto un aneddoto simpatico perché inizialmente non ne sapevo nulla, il mondo della cryptoart lo conoscevo solo per sentito dire, fino a quando ho incontrato un indiano che mi ha chiesto se poteva comprare il mio quadro in cripto valute. Subito dopo ho cercato informazioni online e ho scoperto la criptoart e l’universo degli Nft. Ho cominciato a muovere i primi passi quando ancora gli Nft non li conosceva nessuno, poi mi sono fermato, ho aspettato di avere una posizione più solida, non volevo fare un percorso alla cieca. Adesso gli Nft sono sulla bocca di tutti ed è un argomento di cui si parla parecchio in tutti gli ambiti non solo in quello artistico. Non vi voglio dare una spiegazione tecnica, la lascio a chi se ne occupa in ambito finanziario, vorrei invece darvi una definizione di facile comprensione: l’Nft non è altro che un certificato di garanzia che attesta l’unicità e l’immutabilità di un’opera digitale e questo lo fa con le stesse tecnologie usate per le cripto valute come i Bitcoin ma questa è l’unica cosa che le accomuna. Di fatto è un modo per poter certificare in maniera sicura e crittografata delle opere digitali e quindi equiparare il loro valore a un’opera fisica».
– Come è riuscito a ottenere il successo che le ha permesso di fare mostre in giro per il mondo?
«Buttarsi in un campo dove si stanno buttando tantissimi senza nessuna base o senza aver realizzato nessun lavoro particolare rispetto ai molti concorrenti rischia di essere una goccia nell’oceano quindi ho preferito sviluppare il mio percorso artistico nell’ambito più tradizionale pur continuando a scoprire il mondo digitale fino a quando ho incontrato Art Innovation Gallery con cui abbiamo fatto diverse mostre in giro per il mondo. La prima è stata a New York precisamente a Times Square nel settembre del 2022 poi c’è stato Miami a dicembre e lo scorso marzo c’è stato Hong Kong. Ho scelto di pubblicare Nft quasi esclusivamente in corrispondenza di mostre di un determinato livello in modo da garantirmi quello che può essere definito il valore di un’opera. Si tratta di esperienze bellissime, fisicamente non ci sono ancora andato ma sapere che la propria opera è Times Square, nel centro di New York dove milioni di persone la possono vedere, è decisamente emozionante».
– Ha partecipato a Pixels At An Exhibition?
«Si, a maggio ho partecipato all’evento Pixels At An Exhibition a Genova, una manifestazione legata al mondo della cripto art e della digital art organizzata dal Comune di Genova. Ho partecipato in diverse modalità: la prima con un’opera insieme ad altri artisti di taratura internazionale che sarà esposta in giro per la città, la seconda come ospite in un Talk dedicato al mondo degli Nft e la terza all’interno della nuova struttura del Maiiim, Media Art III Millennium, con una serata dedicata a me e a un altro artista dove potremo esporre al museo le nostre opere digitali».
– Cosa pensa del Maiiim?
«Il Maiiim è il museo delle Arti del Terzo Millennio che ha aperto da pochissimo a Genova, dal 17 Aprile, si tratta di uno spazio che sicuramente potrà dare veramente tanto alla città che comincia a muovere i primi passi verso le nuove tecnologie usate anche in ambito artistico».
– Puòdirci qualcosa del lancio sullo spazio?
«Sicuramente sarà una cosa molto molto particolare più di New York o di Miami e perfino di Hong Kong o di Seul. Sto parlando di una mostra nello spazio in orbita lunare e in orbita terrestre che è in programma quest’anno. Verrà allestita all’interno di un satellite della Geometric Energy Corporation che è una società canadese che lancerà un satellite chiamato DOGE-1 dal razzo Falcon 9 di Elon Musk. Posso quindi affermare “Sky is not limits”».
– I suoi prossimi progetti?
«Grazie al bando del centro storico ho appena aperto un mio studio privato in via delle Vigne per mostrare la mia arte, venitemi a trovare».
– Un consiglio ai giovani che vogliono diventare artisti?
«A tutti i ragazzi che vogliono avvicinarsi a qualsiasi forma artistica che sia cripto art oppure arte tradizionale, musica, scultura o altro do tre consigli: primo non regalare e niente a nessuno perché all’inizio è molto difficile crearsi un mercato e sicuramente le promesse di visibilità o di esposizione previo pagamento, sono delle promesse spesso e volentieri false perché chi si occupa di promuovere un artista veramente non chiede dei soldi all’artista stesso per essere promosso. Secondo: non considerarsi mai arrivati da nessuna parte perché anche l’arte è un percorso quindi mentre si va avanti si migliora. Il terzo consiglio è quello di non buttare fuori tutto quello che si crea all’istante, meglio cercare di far vedere poche cose alla volta affinché si possa dare un senso di continuità evitando una sovraesposizione».