I dati dell’andamento dei ricoveri per patologie psichiatriche nell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale pediatrico genovese mostrano un drammatico incremento, fino a quasi quattro volte rispetto al periodo pre-Covid, del numero di ricoveri per disturbi psichiatrici acuti, passati dai 72 casi del 2019 ai 270 del 2022.
I dati sono stati comunicati durante l’incontro organizzato dalla Cei, dal titolo “Salute mentale dei bambini e adolescenti: nuove emergenze“, che si è tenuto nell’aula magna dell’Irccs Giannina Gaslini.
L’evento si è svolto alla presenza del vescovo di Genova e presidente della Fondazione Gerolamo Gaslini, monsignore Marco Tasca, sono stati presentati i dati dell’andamento dei ricoveri per patologie psichiatriche nell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale pediatrico genovese. L’incontro si è avvalso del coordinamento del direttore sanitario, Raffale Spiazzi e gli interventi dei professori: Stefano Vicari ordinario di neuropsichiatria infantile, Università Cattolica, Roma e Lino Nobili direttore della Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Gaslini, con i saluti istituzionali di Renato Botti, direttore generale dell’Ospedale Gaslini, con la partecipazione della dottoressa Cristina Venturino, direttore Psicologia Clinica Ospedale Gaslini e del dottor Massimo Angelelli direttore Ufficio Cei per la pastorale della salute.
Già nel primo anno dell’emergenza pandemica, pur nella fase di restrizione dei ricoveri, si era registrato un primo incremento del 30% dei soggetti ricoverati per patologia psichiatrica, con un numero mediamente superiore dei giorni di ricovero (circa il quadruplo) e un incremento del 15% circa dei ricoverati con precedente diagnosi neuropsichiatrica, con un grado complessivo di severità e di funzionamento significativamente più compromessi rispettivamente alle scale Clinical Global Impression Severity (Cg-S) e Children Global Assessment Scale (C-Gas) (Uccella et al, Giornale della Società di Neuropsichiatria Infantile Italiana, 2022).
«Fin dai primi mesi dell’emergenza pandemica abbiamo osservato un aumento dei disturbi internalizzanti quali autolesionismo, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore con ideazione suicidaria e tentativi di suicidio – oltre che disturbi della condotta alimentare e disturbi dello spettro somatoforme» spiega il professore Lino Nobili, direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale pediatrico G. Gaslini e professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi di Genova, Dinogmi.
Laura Siri, responsabile della sezione di Psichiatria dell’adolescenza afferente alla Neuropsichiatria Infantile, dice: «Ma ancora più allarmante è il dato che, per quel che concerne i ricoveri per fragilità psicopatologica presso l’Istituto Giannina Gaslini, nella sola Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dal gennaio 2019 al dicembre 2022, l’andamento dei ricoveri ha poi seguito un modello di crescita ad andamento esponenziale, fino a raggiungere quel valore osservato di 270 ricoveri nel 2022, dato quattro volte superiore rispetto al periodo “pre-Covid”, con un netto aumento della prevalenza di disturbi quali Nssi, ideazione suicidaria, tentati suicidi ed un’alta percentuale di disturbi della condotta alimentare. La prevalenza di ricoveri di soggetti di sesso femminile è aumentata progressivamente dal 2019 al 2021, stabilizzandosi nell’ultimo anno, il 2022, anch’essa su quel dato del 70-75% dei casi totali, coerente con i dati nazionali».
Raffaele Spiazzi, direttore sanitario del Gaslini, spiega: «L’incremento del numero di ricoveri per patologia psichiatrica registrato in questi anni al Gaslini, come in Italia, è un dato che da solo racconta la situazione di emergenza vera con la quale si sta confrontando oggi il nostro sistema di offerta, ma purtroppo è anche solo la cima di un iceberg, che racchiude in sé da un lato la difficoltà del territorio ad offrire con tempestività alloggio in comunità terapeutiche nella fase post-acuta, ma anche un’ulteriore importante quota, a sua volta in incremento in questi anni, di ricoveri di minori 14-18 anni nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura liguri per adulti. L’Istituto oggi riesce a ricoverare solo pazienti di età inferiore a 14 anni, a maggior ragione in questa fase di aumento del bisogno nella popolazione, ma l’intendimento, tra ristrutturazioni dei padiglioni esistenti e nuovo Gaslini è quello di potenziare nel tempo la propria capacità di offerta per giungere per gradi a offrire il ricovero a tutta la popolazione fino ai 18 anni».
Quali sono le cause di questa emergenza? «Sono passati precisamente tre anni dall’avvio di una rivoluzione sociale e culturale che ha segnato le abitudini e minato il benessere di individui e famiglie, non solo in Italia ma anche all’estero: la pandemia è esordita con considerazioni di carattere clinico-scientifico sostenenti che la popolazione pediatrica e preadolescenziale/adolescenziale fosse meno colpita dal punto di vista della sintomatologia organica respiratoria data dal virus Sars CoV-2. Contestualmente si è fatta strada una seconda pandemia, più silente e più subdola, ma sicuramente più nociva, che, come hanno scritto in molti, è stata attribuita all’effetto di “detonazione” causato dalle misure di restringimento del contagio del virus Sars-CoV-2» spiega la dottoressa Sara Uccella, specialista in Neuropsichiatria infantile, ricercatore presso l’Università degli Studi di Genova, dottorato in pediatria-neonatologia Dinogmi.
Lo studio del Gaslini realizzato all’inizio del periodo pandemico
Già allo scoppio della pandemia l’Istituto Giannina Gaslini, a una prima revisione dei dati, aveva sollecitato le Pubbliche Amministrazioni con dati preoccupanti riguardanti i livelli di stress nella popolazione di soggetti viventi in Italia, rispetto a una ricerca condotta su 6800 partecipanti, con indicatori più preoccupati soprattutto riguardo donne con un’età media di 40-45 anni, specialmente se con figli a carico al di sotto dei sei anni. Tali difficoltà erano più evidenti in chi avesse già ammesso di aver avuto pregresse fragilità psichiche (Uccella, De Carli e Nobili, documento Istituto Gaslini, giugno 2020).
Questi dati venivano confermati da analisi più avanzate condotte sullo stesso campione (Uccella et al, Frontiers in Public Health, 2021). Su un campione differente di novantotto bambini e adolescenti (età media 7,01±2,83 anni), venivano poi fatte indagini sui disegni effettuati allo scoppio della pandemia. L’analisi di 98 disegni ha riportato segni di trauma in tutti (di cui il 60,2% con livelli moderati o alti). I bambini di 3-5 anni sono risultati più colpiti, seguiti dai preadolescenti/adolescenti di 11-17 anni. Le famiglie clinicamente a rischio sono state poi supportate con un programma di sostegno psicologico.
Già a giugno 2020 i ricercatori ponevano l’accento sull’importanza di implementare programmi di prevenzione a proposito della salute mentale (soprattutto di categorie a rischio e di tutti i bambini e adolescenti) per prevenire futuri problemi psicopatologici. Le misure di contenimento dei contagi, inoltre, da molte analisi statistiche sembrano aver avuto un andamento asincrono rispetto alla diffusione del virus Sars-CoV-2.
In questo contesto iniziale di deprivazione sociale, bambini, preadolescenti ed adolescenti, seppure inizialmente al riparo da tante preoccupazioni di tipo sanitario, sono stati quelli che più ne hanno fatto le spese dal punto di vista del benessere psicofisico.
La chiusura prolungata dei luoghi di incontro (scuola, attività ricreative extra scolastiche, riunioni di famiglia, viaggi), l’impossibilità di crescere in un ambiente emotivamente ricco quando mancava un contesto sufficientemente buono (ossia nei contesti famigliari disfunzionali, fossero essi iperprotettivi, conflittuali o affettivamente vuoti – i più pericolosi), la discontinuità delle riaperture delle pubbliche istituzioni ed anche la discriminazione tra pari rispetto al binomio vaccini/contagi hanno creato fratture scomposte anche tra gli insospettabili, non sanabili con un intervento “una tantum” ma che necessitavano e necessitano tutt’ora di una prospettiva differente di cura, che includa anche le istituzioni sociali e non solo quelle di cura.
La situazione che si è venuta a creare va poi collocata in un contesto più ampio in cui sono rapidamente evoluti i ruoli familiari, i ruoli genitoriali che la società richiede, le aspettative genitoriali sui figli e le identità di gruppo (con un gruppo in cui posso essere in vigore leggi di fragilità narcisistica ed iperinvestimento sul corpo o di aggressività e violenza).
Inoltre, anche il veloce passo della tecnologia e dell’utilizzo di internet come mezzo di comunicazione hanno traghettato inesorabilmente verso una cultura dell’apparenza, dove i preadolescenti e gli adolescenti non hanno più necessità di contrattare con l’adulto ma di apparire ed imitare i pari in questo gioco di costruzione di false identità e di assenza di scoperta di se stessi.
«È nostro dovere rendere nota la necessaria urgenza di costruire tavole rotonde tra esperti di cura e le istituzioni pubbliche per cercare di modificare questo preoccupante quadro sociale, potenziando i poli specializzati, preoccupandosi di rafforzare gli operatori del settore ed ipotizzando strategie di intervento trasversali, che includano provvedimenti sociali, atti a modificare le disastrose traiettorie patologiche osservate» aggiunge Nobili.