I sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato 4 ore di sciopero per lunedì 21 novembre in tutti gli stabilimenti del gruppo dopo l’incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy sul futuro di Acciaierie d’Italia, seguito alla decisione di Mittal di sospendere i contratti di fornitura con 145 imprese dell’indotto che danno lavoro a duemila persone.
“L’incontro al Ministero per le imprese e il Made in Italy − scrivono in una nota unitaria Fiom, Fim e Uilm − se ha consentito di verificare una rinnovata disponibilità del governo a considerare la vertenza di Acciaierie D’Italia centrale e strategica per l’insieme dell’industria manifatturiera in Italia, non ha però consentito di fare concreti passi avanti per quanto riguarda il merito delle questioni aperte, non fosse altro per l’assenza dell’azienda al tavolo. Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di proclamare per lunedì 21 novembre uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti del gruppo di 4 ore”.
I sindacati chiedono che: “Lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione; Acciaierie d’Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto; il governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’ interno del gruppo Adi oggi assenti; il governo costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria; sia confermata da parte del ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria; siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti”.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato: «Vogliamo che l’azienda rispetti l’accordo e ovviamente lo Stato utilizzerà le risorse già stanziate affinché ci sia questo. Ci deve essere una prospettiva per il futuro dell’acciaieria italiana, europea e questo è il nostro impegno. Il nostro obiettivo è quello di riequilibrare la governance in modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni presi».
«Finalmente – commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti – sentiamo parlare di visione strategica industriale. Concordo su quanto detto dal ministro alle Imprese e al Made in Italy Adolfo Urso, dopo decenni di delocalizzazioni e svendite, l’Italia deve riappropriarsi di asset strategici per pianificare un serio sviluppo produttivo nel medio e lungo termine. In questo scenario, la filiera dell’acciaio va, non solo preservata, ma implementata, con l’utilizzo delle migliori tecnologie, sia per efficienza che attenzione ambientale senza però rendere irrealizzabile e insostenibile l’attività economica. I progetti sono molto complessi da raggiungere, con innumerevoli varianti, molte delle quali indipendenti dalla possibilità di governo da parte delle istituzioni. Occorre perciò riflettere con serenità e pragmatismo, in particolare sulla realtà genovese, su come sostenere l’occupazione dell’esistente e svilupparne di aggiuntiva, magari utilizzando parte delle importantissime aree che ragionevolmente si potranno continuare a ritenere inutilizzate”. Lo dice al termine dell’incontro in videoconferenza con il ministero delle Imprese e del Made in Italy sull’ex Ilva. Condividiamo al contempo le preoccupazioni sollevate dai sindacati circa le prospettive a breve e medio termine, alimentate anche dall’improvvida decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività 145 aziende dell’indotto. Siamo tuttavia fiduciosi che il nuovo governo sappia cambiare rotta su questi temi, rispetto alle fallimentari scelte del passato, con una moderna definizione di priorità strategiche per aziende che devono seguire criteri, più che di pura finanza, di interesse nazionale».
«Siamo altresì fiduciosi che il nuovo governo – ha aggiunto l’assessore regionale al Lavoro Augusto Sartori – adotterà tutte le misure possibili per salvaguardare i tanti lavoratori del sito di Genova di Acciaierie d’Italia e di tutto l’indotto. Le parole di oggi del ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone vanno in questa direzione. Come Regione Liguria, seppur nelle nostre limitate competenze formali, continueremo a vigilare e a collaborare affinché tutto ciò si possa realizzare al meglio».
In una nota congiunta il segretario generale di Fim Cisl Liguria Christian Venzano e il responsabile Rsu Fim Cisl Acciaierie d’Italia a Genova Nicola Appice dichiarano: «Il futuro della siderurgia, passa dalla presa di posizione del Governo, nazionalizzando gli impianti o diventando socio di maggioranza da subito e non dal 2024, mettendo così manager di riferimento che possano controllare e gestire l’azienda. Non c’è più tempo, zero certezze anche per stabilimento di Genova: dobbiamo intervenire subito se vogliamo evitare questo trascinamento che mette in pericolo la Siderurgia nel nostro paese con il grande rischio di trascinarla verso la chiusura. Davanti a questa prospettiva noi non staremo fermi e useremo tutte le nostre forze».
Secondo Stefano Bonazzi, segretario generale di Fiom Cgil Genova su ex ilva «Serve una presa di responsabilità da parte del governo per invertire la lenta agonia oggi presente negli stabilimenti di Acciaierie d’Italia. Il ministro ha dichiarato la volontà di modificare la governance, con l’ingresso dello Stato come azionista di maggioranza. Se quella è la strada scelta, la perseguano in tempi brevi. Troppo spesso in questi anni abbiamo ascoltato proclami della politica mai concretizzatisi: i risultati nell’ex Ilva sono sotto gli occhi di tutti».