La Liguria, nonostante si collochi in una posizione geografica strategica, possedendo tre dei principali porti italiani, presenta ancora dei forti limiti a livello competitivo e infrastrutturale che ne limitano le esportazioni, pur essendo in costante crescita.
Sono alcuni dei dati emersi durante la settantesima assemblea di Alce, l’Associazione ligure per il commercio estero. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Alce, nel 2014 le esportazioni liguri hanno rappresentato solo l’1,78% del totale italiano e il 4,42 % del totale esportato dal Nord Ovest.
Le regioni adiacenti hanno registrato invece percentuali decisamente più significative: la Lombardia ha esportato più del 27% del totale nazionale, il Veneto e l’Emilia Romagna più del 13%, il Piemonte circa l’11%.
Nonostante questo, dai dati emerge, negli ultimi quindici anni, un aumento consistente dell’apertura commerciale della Liguria: le esportazioni sono state in costante aumento e nel 2014 sono cresciute in modo significativo rispetto al 2013 (+10%) soprattutto se confrontate con il trend nazionale (+2%) e Nord-Occidentale (+2%).
Dal punto di vista delle aree geografiche di interesse c’è stata una notevole crescita delle esportazioni indirizzate verso l’Africa, passate dal 4% del 2000 al 24% nel 2014: in particolare, i Paesi Nord Africani (specialmente Algeria, Tunisia ed Egitto) sono tra i principali partner commerciali della Liguria per volume di esportazioni, nonostante il primo partner commerciale delle imprese liguri resti la Francia.
«L’Africa in pieno boom demografico – sottolinea il presidente di Alce Riccardo Braggio – può rappresentare un’importante opportunità per le nostre imprese: basti pensare che nel 2014 tra i paesi con tassi di crescita del Pil più elevati ci sono stati Cina, India e Nigeria. Un fattore di novità e particolare interesse è, poi, la progressiva creazione di centri di ricerca e innovazione: già oggi sono presenti nel continente almeno 90 tech-hub, ovvero spazi di condivisione per giovani imprenditori con buone idee innovative in materia di trasporti, sanità e ambiente. Ci sono poi alcuni paesi, non solo in Africa, con un enorme potenziale attrattivo per le imprese italiane e liguri: in particolare la Libia, se il paese riuscirà a raggiungere una stabilità politica e, nell’area del Medio Oriente, l’Iran, alla luce dell’accordo del 14 luglio scorso a Vienna e della prospettiva di una rimozione delle misure restrittive poste in essere fino ad oggi dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti».
A livello settoriale, resta limitato (seppur in crescita del 2% annuo) il peso delle esportazioni nel comparto alimentare e delle bevande, che potrebbe invece costituire un’opportunità per una regione ricca di prodotti tipici come la Liguria. Al contrario, la contrazione delle importazioni liguri è stata più significativa della media nazionale (-13% in Liguria contro -2% in Italia) a causa del crollo, dal 2011, della domanda interna, unita alla crisi del settore del carbone a Vado Ligure.
L’obiettivo di Alce è quello di stimolare la crescita e l’innovazione anche al proprio interno: per la prima volta nella storia dell’associazione, il presidente di Alce Giovani, Andrea Risso, è anche vicepresidente dell’associazione e il consiglio direttivo si è arricchito della presenza di imprenditori under 40.
Novità di quest’anno è la nascita del Centro Studi Alce che, in collaborazione con l’Università di Genova, ha il compito di raccogliere dati e sviluppare i temi di commercio estero con indicazioni e strategie. Sono in programma la pubblicazione di una serie di quaderni sull’internazionalizzazione, la costruzione di studi mirati a supporto dei decisori e lo sviluppo di linee strategiche per la piccola media impresa.