Cresce il lavoro in Liguria è ma è lavoro povero e precario, e intanto gli stipendi vengono erosi dall’inflazione. È quanto osservano Cgil, Cisl e Uil commentando i dati Istat sull’occupazione relativi al secondo trimestre 2022.
«La crescita del numero di occupati in Liguria – dichiara il segretario generale Cisl Liguria Luca Maestripieri – è trainata, come evidenzia l’analisi della Regione, dai lavori stagionali. Un fenomeno che coincide con la ripresa dei flussi turistici dopo l’emergenza sanitaria. Restano, tuttavia, molte ombre sul mercato del lavoro. A luglio – precisa Mastripieri –come spiega bene l’Istat nel rapporto diffuso oggi, le retribuzioni contrattuali orarie hanno perso oltre sei punti di potere d’acquisto essendo cresciute dell’1,2% rispetto al 2021 a fronte di un aumento dei prezzi del 7,9%. Non solo. Sempre a luglio, su base nazionale, l’incremento di oltre 460mila occupati è stato determinato prevalentemente dai dipendenti che ammontano a oltre 18 milioni 200 mila unità. Deve fare riflettere il fatto che i contratti a termine hanno raggiunto il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica Istat. Di fronte a questo scenario, oltre a rimarcare la necessita di intervenire subito per sterilizzare l’aumento delle bollette energetiche, ribadiamo che è sempre più urgente affrontare il tema dell’innalzamento delle retribuzioni delle persone che lavorano che stanno assistendo a un’erosione sempre più marcata del loro potere d’acquisto; occorre intervenire strutturalmente su un mercato sempre più orientato a contratti brevi, spesso di poche settimane. Chiediamo ancora una volta che la Regione apra un tavolo sull’occupazione, prima che l’emergenza assuma dimensioni ingestibili».
Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria, sottolinea che «I dati seppur positivi devono essere letti nel loro insieme. All’aumento quantitativo dell’occupazione non corrisponde l’aumento qualitativo, l’83 per cento degli occupati mediamente ha un contratto di lavoro precario, con punte che nel settore del turismo superano il 90 per cento. L’aumento dell’occupazione registrato dall’Istat infatti è concentrato prevalentemente nel settore del turismo, comparto per sua natura ciclico e stagionale e con salari inferiori rispetto alla media dei comparti. A questo si aggiunge il calo dell’occupazione nell’industria manifatturiera, quella in senso stretto che rappresenta l’ossatura dell’apparato produttivo ligure, e che nel periodo di riferimento registra un calo di 3 mila occupati. È evidente che la ripresa, seppur positiva, rischia di non garantire quelle condizioni di benessere economico che mettano al riparo i liguri da un autunno che sarà tutt’altro che facile, è necessario investire maggiormente nella capacità produttiva di questa regione a partire dal creare lavoro di qualità che possa garantire realmente condizioni di benessere a lavoratori e famiglie.
Per la Uil Liguria la ripresa è positiva ma serve un cambio di rotta sul precariato. In una nota la Uil precisa che «I dati diffusi dall’Istat sull’occupazione nel secondo trimestre del 2022 evidenziano una ripresa dell’occupazione nella nostra regione, ma solo con una prospettiva volta alla qualità del lavoro in Liguria possiamo trarre conclusioni complete. I dati mostrano che il fenomeno del precariato è ben lontano dall’essere normalizzato e che la qualità del lavoro in Liguria può e deve migliorare. I dati diffusi oggi sono dunque uno stimolo a proseguire le nostre battaglie ma non un punto d’arrivo per il quale lasciarsi andare a facili entusiasmi».