Il Comune di Genova alza l’addizionale Irpef. Queste le aliquote indicate dall’assessore al Bilancio Pietro Piciocchi e che saranno oggetto di voto oggi in consiglio comunale: fino a 15 mila euro aliquota 1%, da 15 mila euro a 28 mila euro aliquota 1%, da 28 mila euro a 50 mila euro aliquota 1,1%, oltre 50 mila euro aliquota 1,2%.
Trattandosi di imposta progressiva, crescente al crescere del reddito, sono stati anche indicati gli incrementi massimi individuali annui calcolati alla soglia massima per scaglione: fino a euro 30 alla soglia di 15 mila euro; fino a euro 86 alla soglia di 28 mila euro; fino a euro 251 alla soglia di 50 mila euro; oltre euro 251 dalla soglia di 50 mila euro.
«In tale prospettiva – dice Piciocchi – la delibera adottata dalla giunta comunale, prevede un ampliamento della fascia di esenzione, che passa dal reddito di 10 mila euro a quello di 14 mila euro all’anno, e un limitato incremento dell’attuale aliquota, fissata allo 0,8% per tutti gli scaglioni».
L’assessore spiega che tali incrementi «trovano ampiamente capienza nella riduzione delle aliquote dell’Irpef stabilite dal governo con l’ultima legge di bilancio, sicché fino alla soglia di reddito imponibile di 100 mila euro l’incidenza complessiva della pressione fiscale da imposizione diretta sui contribuenti è in riduzione. Il governo ha così inteso, per salvaguardare l’equilibrio strutturale dei Comuni, ridurre la potestà impositiva dello Stato in favore di quella degli enti locali, anche in una logica di attuazione del federalismo fiscale».
L’ampliamento della fascia di esenzione – che porta il Comune di Genova al primo posto tra le grandi città per soglia di reddito esente – interessa circa 19 mila contribuenti.
«Tale manovra – spiega Piciocchi – assicura alla civica amministrazione un gettito ulteriore di oltre 13 milioni di euro che consente di sterilizzare gli effetti negativi portati al bilancio dai fattori sopra descritti, gettito che sarà interamente redistribuito nei disparati servizi pubblici in capo al Comune, a supporto e potenziamento dell’azione amministrativa, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli. A tal riguardo, alla delibera approvata dalla giunta comunale è associata una variazione di bilancio che stanzia significative risorse aggiuntive nei comparti dei servizi sociali e della scuola per oltre 11 milioni di euro».
La manovra deriva da una nuova procedura introdotta dall’art. 43 del decreto aiuti (convertito in legge) e finalizzata ad assicurare l’equilibrio strutturale dei Comuni con debito pro capite superiore a mille euro. «Per tali amministrazioni – ricorda Piciocchi – è istituto un tavolo tecnico presso il ministero dell’Interno, con la partecipazione di esponenti di Anci, con l’obiettivo di concertare un accordo da sottoscrivere tra il sindaco del Comune interessato e il presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Finanze, avente per contenuto la definizione delle misure volte ad assicurare l’equilibrio del bilancio, tra cui interventi di potenziamento della riscossione, di modifica delle addizionali all’imposta sul reddito delle persone fisiche, di istituzione di nuovi diritti di imbarco aeroportuali, di individuazione di cespiti patrimoniali da alienare, di miglioramento della redditività del patrimonio e di revisione del grado di copertura tramite tariffe dei servizi a domanda individuale.
Alcune città, come i Comuni di Torino e Napoli, hanno già sottoscritto gli accordi, adottando talune o tutte le misure prescritte dalla norma, in virtù di speciali disposizioni per le amministrazioni in disavanzo già contenute nell’ultima legge di bilancio».
Piciocchi evidenzia che, come rilevato in più occasioni anche dalla Corte dei Conti, Sezione di controllo per la Regione Liguria, il Comune di Genova – pur appartenendo ai 5 grandi Comuni italiani, tra i 14 sede di Città metropolitana, ancora virtuosi in quanto in equilibrio di bilancio (essendo tutti gli altri in disavanzo di amministrazione) – è stato oggetto nell’ultimo decennio di una sensibile riduzione di trasferimenti da parte dello Stato (oltre 300 milioni di euro in dieci anni), a cui l’amministrazione ha sistematicamente cercato di rimediare mediante la realizzazione di entrate straordinarie, non ricorsive (come la rinegoziazione di mutui), al fine di evitare riduzioni di servizi.
Polemico il Pd per come la manovra è stata presentata: «Il primo atto della giunta Bucci – dichiarano in una nota i consiglieri comunali del Pd – è rappresentato da 13,4 milioni di euro di tasse in più per i genovesi. Il tutto attraverso un percorso lampo che ha reso impossibile capire la ragione di tale provvedimento e la possibilità di percorrere strade diverse rispetto allo scaricare sulle tasche dei genovesi le necessità dell’Amministrazione. Dispiace altresì non aver potuto ascoltare gli assessori competenti nelle materie interessate direttamente da questa manovra. Ridurre il ruolo delle Commissioni a un dialogo tra l’assessore Piciocchi e la minoranza, nel totale silenzio della maggioranza, non aiuta a dare dignità alle istituzioni, che dovrebbero lavorare a trovare soluzioni migliorative per i cittadini e non limitarsi ad apprendere decisioni assunte dalla giunta».