«Aprire entro maggio o sarà dura». Così Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova, nel commentare gli indicatori economici 2020 e le previsioni per il 2021, individua la “dead line” per la piena ripartenza dell’economia italiana.
«La maggior parte dei settori, a partire da industria e turismo, dovranno ripartire dopo Pasqua – spiega il presidente degli industriali genovesi – Ciò consentirà anche di individuare i comparti per i quali saranno invece necessarie ulteriori restrizioni e chiusure, e di ristorarli in modo serio e adeguato. Ma il resto deve rimettersi in moto: le persone hanno voglia di spendere e di muoversi, serve una liberalizzazione quasi totale per registrare un rimbalzo nel terzo trimestre, così come accaduto l’anno scorso».
Una ripresa che, per Mondini, non dipenderà però solo dalle aperture: «Servono riforme, che solo un governo tecnico può fare – osserva il presidente, commentando la chiamata di Mario Draghi – A nessuno piace l’ennesimo governo tecnico, non scelto dagli italiani. Ma credo che le riforme che servono al Paese possano essere fatte solo da questo tipo di esecutivo. Le imprese hanno bisogno di veder riformate giustizia e fisco. Il che non significa abbassare le tasse, ma rivederle in modo più sensato. E poi la riforma della burocrazia: senza sburocratizzare è impossibile spendere 200 miliardi del Recovery fund in quattro o cinque anni, l’Italia non ci riuscirà mai. Serve necessariamente una riforma della pubblica amministrazione».
Dal nuovo governo gli industriali si aspettano anche lo sblocco dei licenziamenti: «Se penso al manifatturiero, che in questi mesi ha continuato a lavorare, non vedo perché ci si debbano aspettare dei licenziamenti di massa. Per i settori più colpiti dalla crisi invece, penso allo spettacolo, il blocco credo che debba rimanere. Certo, in ogni caso riorganizzare gli organici sarà necessario, molte imprese sono riuscite a fare dei risultati anche perché hanno saputo riorganizzare il proprio lavoro».
Interpellato su due importanti questioni industriali aperte a Genova, Ilva e Piaggio Aero, Mondini osserva: «Nell’accordo su Ilva c’è una condizione sospensiva alla realizzazione che secondo me è una grossa spada di Damocle, che entro maggio 2022 sullo stabilimento di Taranto la magistratura faccia cadere tutte le pendenze penali. Questo a me sembra una condizione importante. Me lo auguro, ma credo sia molto difficile che si realizzi e così l’accordo credo perderà validità. Per chi ha a cuore la produzione di acciaio in Italia, Genova, Taranto e Novi Ligure credo si dovrebbe stanare nel breve e medio termine ArcelorMittal e governo sui futuri passaggi, affinché questo accordo possa andare avanti. Se così non fosse, serve subito un piano B per Genova».
Sulla vertenza Piaggio «nessuno si augura lo “spezzatino”, ma se l’unica soluzione dovesse essere quella, penso ci si possa ragionare per farla funzionare al meglio. Lavorerei di più su queste ipotesi, piuttosto che vedere un intervento dello Stato su Piaggio: la cosa, visti gli ultimi esempi, mi preoccuperebbe, e non poco».