Quest’anno la Tari per i genovesi aumenterà fino al 20%: conseguenza della decisione della Corte dei Conti, che ha imposto al Comune di Genova un aumento della tariffa sui rifiuti per la copertura degli extra costi di Amiu. La notizia ha sollevato la protesta delle associazioni di categoria, come scriviamo qui.
Anche il gruppo consiliare del Pd si è espresso sulla questione: “Il centrodestra non ha saputo realizzare nulla sul piano degli impianti di smaltimento – si legge nella nota del Pd – e i rifiuti devono essere ancora trasportati fuori regione, con costi esorbitanti. Ma nel 2017, in merito al debito contratto dal Comune di Genova, l’assessore Piciocchi aveva dichiarato che sarebbe stato restituito in dieci anni senza aumenti di Tari a carico dei cittadini.
In questi ultimi tre anni l’amministrazione non ha rispettato alcun impegno previsto nel Piano industriale di Amiu: nessun impianto è stato realizzato. E l’unico progettato lo realizzerà Iren, che ne farà pagare l’uso ad Amiu e quindi ai genovesi. La raccolta differenziata in tre anni è salita dell’1,30% (dal 34,22 al 35,52) e ogni anno il Comune paga 500 mila euro di multa alla Regione. Amiu non ha sviluppato nessun progetto per guidare i processi di economia circolare, nessuna visione sull’impiantistica innovativa e sulle filiere da valorizzare”.
“La giunta di centrodestra non ha fatto altro che mettere la polvere sotto il tappeto – si legge ancora nella nota del Partito Democratico – Ma la Corte dei Conti ha alzato il tappeto. E ora vengono fatti pagare gli extra costi dello smaltimento a tutti i cittadini genovesi.
Il centrosinistra voleva aggregare l’azienda genovese a Iren, come già avevano fatto Torino, Parma, Reggio Emilia e come avrebbe fatto La Spezia, per rafforzare la vocazione industriale di Amiu e per contenere i costi di smaltimento. L’attuale amministrazione, senza alcuna visione, ha fatto campagna elettorale impegnandosi con tante promesse che oggi si infrangono contro la dura realtà. E ora i genovesi pagheranno gli errori del centrodestra. È la certificazione del fallimento delle politiche del sindaco e di questa giunta sulla gestione dei rifiuti”.
Immediata la replica del vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Genova Pietro Piciocchi: «Ho letto con vivo stupore le dichiarazioni e gli attacchi scomposti del Partito Democratico: confesso che, davanti alla certificazione del disastro della giunta Doria sul tema della gestione dei rifiuti e dei costi monster generati dalla chiusura della discarica di Scarpino, in un contesto dove su tutto si può fantasticare fuorché sull’individuazione netta delle responsabilità, mi sarei aspettato un atteggiamento di silenzio o quantomeno di rispetto nei confronti di chi quel disastro ha ereditato, cercando di limitarne le conseguenze sui cittadini genovesi in questi anni».
«Chi mi conosce − prosegue Piciocchi − sa bene che non sono solito cercare colpevoli e che preferisco impegnarmi per risolvere i problemi dei cittadini, ma questa volta, davanti a certe fandonie e a una ricostruzione dei fatti così unilaterale e tendenziosa, non posso proprio tacere. Il Partito Democratico sostiene che la giunta Bucci avrebbe tenuto la polvere sotto il tappeto e che questo tappeto oggi è stato finalmente alzato dalla Corte dei Conti. Peccato che la polvere – che significa un debito di 185 milioni di euro del Comune verso Amiu maturato negli anni 2014-2017 – sia stata tutta prodotta dalla precedente amministrazione e per convincersi di questo basta leggere la puntuale ricostruzione dei fatti contenuta nella pronuncia della Corte dei Conti (e non nel comunicato del Gruppo consiliare del Pd). Ricordo che la nostra amministrazione, allorché si è insediata nel 2017, si è trovata con un’azienda sull’orlo del collasso per la crisi finanziaria che la stava attanagliando proprio perché la giunta Doria non aveva pagato i suoi debiti. Il bilancio del Comune di Genova per l’anno 2017, a causa della mancanza di copertura finanziaria del costo di gestione dei rifiuti e dei debiti pregressi maturati, fu votato da quel consiglio comunale con il parere contrario del responsabile finanziario e dell’organo di revisione».
«Fa specie quindi – conclude Piciocchi – che oggi si ergano a giudici, nonché a esperti contabili, esponenti politici che sono le stesse persone che quattro anni fa si sono assunte una responsabilità così grave – il bilancio della sesta città italiana votato in difformità ai pareri contabili sulle coperture – e che, al contrario, dovrebbero ringraziare l’amministrazione Bucci per avere evitato la catastrofe, aggiustando subito il tiro e riportando il bilancio al rigore delle norme contabili. La nuova giunta, più specificamente, dapprima mise in sicurezza la cassa di Amiu, fornendo immediato supporto finanziario per pagare stipendi e fornitori, quindi stabilizzò i conti, facendo in modo che il Comune di Genova iscrivesse il rilevante debito che aveva accumulato nei confronti dell’azienda nel proprio bilancio: cosa che la precedente amministrazione non aveva fatto nella prospettiva, vana, di poterlo scaricare su Iren che, per effetto della fallita operazione di aggregazione industriale, l’avrebbe poi fatto pagare – e molto caro – ai cittadini genovesi a partire dall’anno 2018, guarda caso subito dopo le elezioni amministrative. E infatti l’amministrazione precedente, nel bilancio pluriennale del Comune di Genova per gli anni 2018, 2019 e 2020, aveva fatto lievitare le previsioni della Tari per coprire il disavanzo enorme generato tra gli anni 2014 e 2017, mettendosi così nelle condizioni per pagare Iren che, forte di quella garanzia, quel debito avrebbe assunto. Il tutto – è giusto ricordarlo molto bene – in una situazione di completa sudditanza del Comune nei confronti di Iren».