“Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali”. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue sollecitata da una questione che coinvolge il Tribunale amministrativo regionale della Puglia e il Comune di Ginosa (provincia di Taranto).
Il Comune aveva prorogato, con delibera del 24 dicembre 2020, le concessioni di occupazione del demanio marittimo nel suo territorio.
“I giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicare tali disposizioni, e a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi”, ha affermato in conclusione la Corte Ue.
La Corte fa riferimento alla direttiva Bolkestein. In base a questa direttiva, per l’assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali. L’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico. Sebbene queste disposizioni, ricorda la Corte di giustizia Ue, siano state recepite nell’ordinamento giuridico italiano, la legge 145, “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” ha previsto che le concessioni in essere fossero prorogate fino al 31 dicembre 2033, al fine di disporre del tempo necessario allo svolgimento di tutte le attività essenziali per la riforma delle concessioni.
Il Comune di Giacosa aveva fatto riferimento a questa legge ma l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva notificato al Comune un parere motivato, ricordandogli l’obbligo di una previa procedura ad evidenza pubblica e rilevando che le disposizioni nazionali di proroga automatica delle concessioni dovevano essere disapplicate.
La Corte Ue però non risolve la controversia nazionale. Spetta ora al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincolerà egualmente gli altri giudici nazionali ai quali verrà sottoposto un problema simile.