Il dato dell’inflazione Usa peggiore delle stime – al punto che secondo alcuni analisti la Fed potrebbe essere essere ancora più aggressiva di quanto annunciato e aumentare il costo del denaro di un punto percentuale alla prossima riunione, contro i 75 punti base finora previsti – ha trascinato al ribasso Wall Street, con il Dow Jones in rosso del 2,4% e il Nasdaq di quasi il 4%. La Borsa Usa a sua volta ha scoraggiato i listini europei. Francoforte e Madrid segnano -1,6%, Parigi-1,3%, Londra -1,1%, Milano -1,36%.
Lo spread Btp/Bund si è attestato sui 226 punti (variazione -1,37%, rendimento Btp 10 anni +3,98%, rendimento Bund 10 anni +1,72%).
In calo i prezzi del petrolio, per il timore che un’eventuale recessione innescata dalle mosse della Fed possa deprimere la domanda (secondo l’Opec resterà solida nel 2022 e 2023): il Wti ottobre cede l’1,72% a 86,29 dollari al barile, il Brent novembre l’1,89% a 92,23 dollari.
Effetto inflazione anche sul dollaro che, dopo avere perso quota sull’euro è tornato a rafforzarsi e viene scambiato a 1,001 dollari, contro gli 1,017 dell’avvio (1,013 ieri in chiusura). Euro/yen a 144,376 (144,59 in apertura, da 144,27), dollaro/yen a 144,19 (142,14 in avvio, da 142,40).
A Piazza Affari sono andate in controtendenza Fineco (+0,36%), Mediobanca (+0,1%) e Telecom (+0,05%). In forte calo energetici, industriali e tecnologici, con Prysmian (-3,35%) maglia nera.