Rapallo recupera uno dei suoi gioielli, il Savoia Hotel, ora Savoia Palace, che ne aveva fatto agli inizi del secolo scorso un centro di attrazione dell’élite mondiale.

Nella città ligure nel 1917 si era tenuta la conferenza dei vertici delle forze alleate nella guerra contro Germania e Austria-Ungheria per fare il punto dopo la sconfitta italiana a Caporetto, ed erano poi stati firmati i trattati tra il Regno d’Italia e il Regno di Jugoslavia nel 1920 e quello tra la Repubblica di Weimar e l’Unione Sovietica nel 1922. Molti altri episodi, meno conosciuti, come quello dell’incontro nel 1907 tra il principe Bernhard von Bülow, cancelliere del Reich, e il ministro degli Esteri italiano Tommaso Tittoni, e il soggiorno di personaggi, per citarne solo alcuni, come il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosvelt, Nietzsche, Listz, Maupassant, Hemingway, Ezra Pound, Sibelius, Kokoschka, testimoniano il prestigio della città ligure nella prima metà del secolo scorso. Nel secondo dopoguerra il boom economico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta e l’arrivo dell’autostrada A12 Genova-Livorno nel 1969 portarono a Rapallo un’espansione edilizia e a un incremento del turismo, pur sempre di fascia medio-alta, in cui la città vide diluita la sua identità di luogo di vacanze elitaria.
Ora Rapallo è in piena trasformazione e, senza rinunciare alla fascia turistica consolidata, sta ritornando in grado di rispondere alla domanda degli ospiti più esigenti. La distruzione del porto turistico, la notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018 investito da marosi che abbatterono la diga e affondarono 225 barche, è stata colta come occasione di rilancio. I lavori sono iniziati, dopo un accordo tra la società comunale Porto Turistico Internazionale di Rapallo-Ptir e la Bizzi & Partners, il 3 maggio 2021. L’obiettivo è inaugurare il nuovo scalo nel maggio 2023, la prospettiva di fondo è la riqualificazione completa di tutta l’area portuale e il suo collegamento a strutture alberghiere di livello massimo. Le banchine verranno ripensate sostituendo il cemento con legno e pietre, ci sarà il il verde, e una passeggiata collegherà il porto al lungomare, rendendolo parte integrante della città, non spazio separato ed escludente. Gli ormeggi passeranno da più di 300 a 280 perché l’approdo sarà destinato maggiormente agli yacht di dimensioni imponenti: posti barca più ampi e, di conseguenza, meno ormeggi come numero totale. E questa è una decisione di carattere strategico perché gli ospiti di fascia alta, se possiedono una barca, spesso si tratta di lunghezze oltre i 15 metri. Ospiti che saranno sempre più frequenti poiché si stanno approntando le strutture adatte alle loro esigenze abitative.
«Rapallo – dichiara a Liguria Business Journal il sindaco Carlo Bagnasco – è la città che ha più investimenti in Italia rispetto alla densità della popolazione. Stanno arrivando molti imprenditori che puntano sullo sviluppo della città e intendono investire qui». Rapallo sta vivendo davvero e finalmente una nuova primavera: ancora una volta l’amministrazione è intervenuta in maniera lungimirante nella città più importante del Tigullio in termini dimensionali».

Tra le grandi imprese che scommettono sul futuro della città ligure c’è Gabetti. Per sabato e domenica 9 e 10 luglio il marchio del gruppo dedicato agli immobili esclusivi, Santandrea Luxury Houses, ha organizzato due open day in cui verranno presentati i nuovi appartamenti in vendita nel Savoia Palace (info point c/o Hotel La Rivera, piazza IV Novembre, 2), di recente ristrutturato.
Sabato dalle 10,30 alle 13 e dalle 17 alle 21 sarà aperto l’info point e sarà possibile visitare l’immobile. In esclusiva per Santandrea si potranno vedere le opere contemporanee dell’artista Endless, espositore all’ultima Biennale di Venezia The Milk Of Dreams. Domenica dalle 10,30 alle 13 verrà riaperto l’info point e si potrà visionare il progetto con gli advisor del Sant’Andrea. In entrambe le giornate è previsto un light catering.
La vicenda del Savoia Palace è indicativa della storia recente di Rapallo e del suo rilancio. Costruito nel 1899 con il nome di Savoia Hotel, l’edificio, con la sua meravigliosa facciata in stile liberty che riprende i motivi floreali caratteristici della Belle Époque, era stato uno dei protagonisti dell’età d’oro di Rapallo. Poi è rimasto abbandonato per una quarantina d’anni. I progetti di ristrutturazione degli anni scorsi erano rimasti impigliati nella rete della burocrazie e nelle controversie politiche. Nel 2003 la società Savoia srl lo aveva acquistato e l’anno dopo aveva presentato al Comune di Rapallo un progetto di ristrutturazione per la riapertura con formula mista: 70% a uso turistico, 30% a uso abitativo. Erano seguite battaglie legali e contrasti in consiglio comunale sui posti da assegnare a struttura alberghiera, appartamenti e posti auto, finché nel 2013 il Consiglio di Stato diede il via libera, secondo quanto previsto dalla legge regionale.
L’immobile, situato in pieno centro storico, ora è di proprietà del Gruppo Sangiovanni, guidato dai fratelli Francesco, Maria Rosaria e Domenico, storici imprenditori da sempre attivi sul territorio ligure. Accoglierà una struttura alberghiera al primo piano e il piano terra ospiterà una spa e un ristorante, dal secondo al quinto piano saranno realizzate 21 unità residenziali, commercializzate da Santandrea Luxury Houses, con la collaborazione dell’agenzia immobiliare La Riviera. La spa e il ristorante potranno essere utilizzati anche dai residenti del palazzo (per loro è previsto un percorso d’ingresso separato per tutelare la loro privacy). Nello spazio interno dell’edificio sono previsti posti auto di proprietà. Gli appartamenti, bi-tri e quadrilocali, sono dotati di domotica, di controllo dei consumi e classe energetica A.
In pochi minuti dal Savoia Palace si possono raggiungere il porto turistico, la stazione ferroviaria, la Funivia Rapallo-Montallegro, il Parco di Villa Tigullio, il Castello di Rapallo, il Golf Rapallo. Fino al 10 agosto c’è la possibilità per chi acquista un appartamento del Savoia di avere un posto nella spiaggia per tutto il 2023: Santandrea Luxury Houses ha riservato dei posti per i suoi clienti in uno stabilimento balneare.

A contribuire al rilancio di Rapallo come di altre località della Riviera ligure sono stati anche i mutamenti di costume indotti dalla pandemia, come la scoperta dei vantaggi delllo smart working in Riviera per chi svolge attività professionali oltre Appennino.
«Non solo Rapallo ma il Golfo del Tigullio, partiamo da Zoagli e Chiavari – precisa Fabio Guglielmi, responsabile di Santandrea Luxury Houses – è da sempre la seconda residenza dei lombardi e continua il suo trend positivo. Direi che rispetto alle inevitabili conseguenze della pandemia, il mercato degli immobili di pregio nel complesso ha tenuto. Già nel secondo semestre 2020 l’interesse nei confronti delle abitazioni di lusso aveva recuperato la stessa intensità del periodo ante-Covid, i prezzi si sono mantenuti sostanzialmente stabili».
La pandemia ha comportato un mutamento nelle abitudini della clientela e quindi nella fruizione della casa delle vacanze?
«Ha accelerato una tendenza positiva che era già in atto. Negli anni Settanta e Ottanta l’utilizzo della seconda casa era diventato via via sempre meno frequente, si utilizzava la seconda casa due o tre settimane e la si lasciava vuota il resto dell’anno. Il periodo di utilizzo era breve. Il Covid, con il lavoro flessibile che ha trattenuto le persone in casa, ha portato ad approfondire una riflessione sull’uso della casa al mare: ora si tende a non considerarla più come residenza per le due o tre settimane di vacanza estiva, ma per un impiego molto più esteso: se posso fare smart working tanto a Milano quanto a Santa Margherita, tutto sommato è meglio farlo a Santa Margherita. Inoltre la lunga permanenza ha fatto scoprire i vantaggi di una maggiore intensità di fruizione della seconda casa. Abbiamo constatato che se i primi due giorni sono dedicati a sistemare l’abitazione e gli ultimi due a rimetterla a posto, della vacanza si gode solo la parte centrale, e se la vacanza è breve la parte bella dura poco. Mentre un soggiorno abbastanza lungo diventa più appagante e ci fa scoprire i vantaggi delle altre stagioni, non solo dei mesi centrali dell’estate. Inoltre, il lavoro flessibile permette di evitare i giorni di partenza e rientro con il traffico più congestionato. Ma ci sono tanti altri fattori che portano l’acquirente o potenziale acquirente di oltre Appennino a prendere casa nelle località più belle Liguria: qui un professionista, tutto sommato, può mantenere certe abitudini e stili di vita, è a pochi chilometri dal suo ufficio e se ha qualche fastidio fisico può servirsi del servizio sanitario italiano, che, anche se se ne parla male, è tra i primi in Europa. Io credo che tutto questo quadro influisca nelle scelte degli acquirenti».
Sono cambiate le richieste per quanto riguarda tipologie e caratteristiche delle abitazioni?
«Sì. Per esempio, il termine studio era diventato un termine desueto. Nessuno aveva più lo “studio” in casa. Ora gli spazi che perdono gli uffici vengono recuperati all’interno delle abitazioni. Si vuole una conformazione della casa che assolva a nuove funzioni: la casa deve avere uno spazio per il lavoro che non può essere il soggiorno, è imprescindibile che sia un ufficio vero e proprio e che però non sottragga ampiezza agli altri vani, soggiorno, cucina. Inoltre si cercano case con spazi aperti, terrazze e balconi o giardini. Non è più un’opzione. Nella mia fascia è ormai impensabile che uno spenda somme considerevoli per una casa senza balconi e terrazza. Se prima l’acquirente aveva preferenze per un appartamento con terrazzo o magari un giardino, adesso lo pretende. Inoltre si considerano indispensabili servizi come la rete internet e sta aumentando l’attenzione alla sostenibilità dell’immobile, alla capacità di risparmio energetico. Non solo per una questione etica, ma anche perché si cerca un corretto contenimento dei costi. Con la benzina a due euro e due stiamo diventando tutti ecologisti. Anche chi ha redditi più alti comincia a pensarci, i ricchi non sono stupidi, nessuno butta via soldi».
L’aumento del periodo di permanenza avrà una ricaduta economica sul territorio ospitante?
«Questo è certo. O si crea un’immigrazione costante sul territorio o le città non riescono a crescere nell’offerta e nella qualità dei servizi. Rapallo ha la fortuna di essere abbastanza grande, ha circa 30 mila abitanti, e quindi scuole, licei, servizi ma può ancora migliorare con una maggiore presenza costante di persone. E questo vale per la Liguria in generale, Genova ha perso in questi anni migliaia di residenti all’anno, i nuovi progetti come il waterfront e l’alta velocità in itinere aprono nuove opportunità di ripopolamento della città. La ripresa demografica credo sia un obiettivo necessario per ridare vigore a una regione che dopo tanti anni di buio ora ha molto di positivo da raccontare. Per esempio, credo che solo in Giappone prima che a Genova si sia costruito un ponte in un anno. È stato un evento straordinario, come tempi e come superamento della burocrazia. E quanto si sta facendo per il waterfront di Levante vuol dire recupero di un’area, non soltanto realizzazione di nuove strutture. Con l’alta velocità e altri progetti vedo che c’è una collaborazione tra privato e pubblico, il pubblico investe e ha visione e il privato segue perché vede opportunità di crescere e fare investimenti».
Lei ha parlato della linea ad alta velocità. Crede che questa struttura influirà sul mercato immobiliare genovese?
«Se posso arrivare da Milano in quarantacinque minuti di treno in un posto di mare e pagare una casa un po’ meno della metà, perché non farlo? In secondo luogo credo che tanti liguri rientrerebbero volentieri. Non ne faccio un discorso di chilometri ma di tempo. Io alla mattina a Milano per arrivare in ufficio ci metto quaranta minuti, se posso arrivarci prendendo un treno che ce ne mette 45 e abitare in fronte al mare pagando molto meno al metro quadro… C’è poco da pensarci su».
Come va la vendita degli appartamenti costruiti a Genova nel waterfront di Levante a fianco del Jean Nouvel?
«La prima parte, circa 130 appartamenti, è stata tutta venduta, abbiamo iniziato da un paio di settimane la seconda parte e mi sembra che siamo già oltre il 38%. Credo che questo sia innescando un processo di ulteriore riqualificazione dell’area. La zona della Fiera genovese per anni non è stata certo un luogo dove passare le serate con gli amici, ora una crescita così importante anche in termini di residenze – alla fine si tratta di 250, 260 appartamenti, e se calcoliamo che ogni unità abitativa dovrebbe avere una media di tre persone – è chiaro che si avrà un incremento di tutte le attività commerciali, anche dei pubblici esercizi».
Anche il centro storico genovese deve essere risanato e riqualificato, in parte lo è già. Che ne pensa?
«Anche qui siamo molto attenti a quello che succedendo, perché dove si crea un polo di riqualificazione, il processo si estende. Chi possiede un immobile in un’area che si sta valorizzando è invogliato a investire. Una parte del centro storico genovese grida vendetta, è una zona bellissima, comodissima, è incomprensibile che si trovi in questo stato. Abbiamo moltissimi esempi di creazione di nuovi quartieri dove spazi riqualificati diventano incentivi a nuove riqualificazioni, basti pensare New York, ma i casi sono tanti».
Crede che a Genova e in Liguria un rilancio sia possibile?
«Sì, vedo un processo in atto. Per tornare a Rapallo, la città, che è la più importante nel Tigullio in termini dimensionali, sta vivendo davvero e finalmente una nuova primavera, l’amministrazione è intervenuta in maniera lungimirante, già con il rifacimento della spiaggia e del porto ha mostrato la propria volontà di crescere. Ma è tutta l’area del Tigullio che si racconta sempre meglio e ha sempre più da offrire, pensiamo solo alle nuove passeggiate, la più famosa è quella che va da Punta Chiappa a Portofino. Il cittadino di una grande città è abituato a una certo livello di accoglienza, la Liguria finora non ha avuto tra le sue carte vincenti la capacità di accoglienza, ma ora un pubblico migliore, una qualità migliore spingono a investire nella qualità. C’è la possibilità di cambiare e investire e c’è la richiesta di un cambiamento. È un po’ tutta la Liguria che vediamo crescere, anche sull’altra riviera sono state avviate nuove iniziative, noi abbiamo gestito un’iniziativa a Cervo, abbiamo visto iniziare un’altra iniziativa a Ospedaletti, c’è in itinere qualcosa a Sanremo. Io giro molto l’Italia e devo dire che erano anni che non mi capitava di parlare bene della Liguria, se il discorso toccava la Liguria mi astenevo dal parlarne, adesso ne parlo con piacere perché trovo riscontro: dopo la Puglia, che ha fatto quello che ha fatto, cioè tantissimo, oggi di certo è la Liguria a mostrare dinamismo. In questo quadro c’è grande fiducia, c’è la certezza che l’iniziativa del Savoia Palace non sarà l’ultima attività che si svolge a Rapallo ma l’inizio di un processo. La città ha tutte le caratteristiche necessarie allo sviluppo in termini di qualità dei servizi, la formula di accoglienza sta migliorando, nel Tigullio in generale il fenomeno del B&B è forte e ben connotato. Se all’inizio la scelta era: non vado in albergo per risparmiare e mi accontento, oggi è superata: non vado in albergo, scelgo un B&B ma voglio qualità, se mi metti i mobili della nonna non ci entro. I proprietari sono indotti a migliorare perché se si allarga il periodo di ospitalità aumentano il rendimento e la possibilità e l’interesse a investire. Vedo nella regione un nuovo slancio, una nuova vitalità, anche parlando con le amministrazioni colgo un senso di nuova linfa: non mi interessano i colori politici ma, per esempio, a Genova credo che la vittoria di Bucci confermi una strada intrapresa. E questo è importante. Mi chiedono spesso perché Milano corre e altre città no e la risposta è che a Milano le giunte che si sono susseguite, di destra, di sinistra, con liste civiche, hanno proseguito il lavoro delle precedenti. Molto spesso in tante altre città la nuova giunta nei primi due anni si dedica a distruggere quello che ha fatto la precedente, negli atri due a programmare ciò che poi non verrà fatto. In materia di continuità a Milano l’Expo è l’esempio più lampante, l’ha iniziato Moratti, l’ha finita Sala: due sindaci non proprio convergenti come idee politiche che però hanno fatto tutti e due un gran bene alla città. L’obiettivo di un’amministrazione deve essere quello di lasciare agli eventuali nuovi amministratori una città migliore e da migliorare in continuità, non si può ogni giorno ricominciare da capo».