«Il percorso che ho iniziato come capo-coalizione mira a riportare tutta la sinistra moderata, riformista e radicale, all’interno di un unico movimento» aveva detto Ariel Dello Strologo a fine aprile scorso, annunciando che alle prossime elezioni comunali il Partito Socialista Italiano avrebbe sostenuto la sua candidatura a sindaco di Genova partecipando alla lista del Pd insieme ad Articolo Uno. Il percorso, però, almeno per queste elezioni, non è andato molto avanti. La sinistra moderata-riformista non si è schierata a fianco di Dello Strologo, si è divisa e una parte sosterrà il suo avversario, il sindaco uscente Marco Bucci.
Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, come ha annunciato Roberto Donno, segretario regionale in Liguria «non si presenterà alle prossime elezioni amministrative genovesi e non sosterrà nessuna coalizione. La scelta di Azione di non presentarsi alle elezioni genovesi – ha precisato Donno – risiede nel fatto che non esistono le basi per un confronto con populisti e sovranisti largamente rappresentati nelle diverse coalizioni presenti a Genova. È una scelta netta, perché il dialogo si fa a partire dai valori comuni; per questo, nessuna delle coalizioni in campo può avere il nostro sostegno».
Dello Strologo ha incassato il sostegno dei +europeisti genovesi (ma non di +Europa). Sono 14 i candidati, tutti iscritti a +Europa, a sostegno del candidato sindaco della coalizione progressista. Lo ha annunciato Mauro Gradi, unico membro ligure della direzione nazionale di +Europa, precisando che il Comitato elettorale dei +europeisti genovesi è un soggetto distinto dal partito nazionale +Europa. In Comune, nella lista Genova Civica, correranno Giovanna Basile e Alessio Bonomi. «Fermo restando − precisa Gradi a Liguria Business Journal − la non presenza ufficiale con il proprio simbolo di +Europa non potendo aderire a coalizione politica che vede la presenza del M5S, il Comitato elettorale dei +europeisti genovesi, nella sua autonomia locale e civica, pur non aderendo alla coalizione progressista, sostiene il candidato-sindaco del centrosinistra, Ariel Dello Strologo, esprimendo nella sua lista civica d’ispirazione riformista, Genova Civica, 14 candidati, tutti iscritti a +Europa, due per il Comune in ticket per la doppia preferenza di genere e dodici nei municipi». In questi ultimi sono presenti in tutti e nove, con altri 3 ticket.
Quattro i temi di rilievo per la campagna elettorale dei +europeisti genovesi sotto la lista Genova Civica: ridurre le distanze sociali, economiche, culturali e generazionali tra le persone che vivono a Genova, italiane e non, nel segno dell’equità; superare l’isolamento migliorando i collegamenti da e per Genova e la mobilità interna metropolitana e regionale; cogliere l’opportunità di un porto mercantile e crocieristico sempre più centrale e strategico e sviluppare l’aeroporto; puntare sulla vocazione turistica di Genova come città d’arte e di richiamo turistico, ma anche dell’università e dell’alta tecnologia.
Ge9Si, che fa capo ad Arcangelo Merella, di estrazione socialista, ha fatto la scelta opposta: va con Bucci e ha affidato all’associata Paola Pozzo il compito di rappresentarla nella lista “Genova Domani”. Merella ha spiegato di apprezzare il pragmatismo dimostrato dal sindaco uscente nell’affrontare i problemi della città, «dopo dieci anni di immobilismo».
Italia Viva, il partito di Renzi, si è schierata con Bucci, senza turbamenti, pur essendo nata da una costola del Pd e trovandosi ora in coalizione con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, e mette suoi esponenti nella lista civica di Bucci “Vince Genova”. «Da un lato c’è uno civico e competente e dall’altro ci sono i grillini. Noi stiamo con Marco Bucci a testa alta», ha spiegato l’ex premier intervenendo a Radio Leopolda. E Raffaella Paita, referente di Italia Viva per la Liguria, ha sottolineato come Bucci avesse fatto «cose di sinistra». Gli esponenti di Italia Viva sono entrati nella coalizione del centrodestra senza il simbolo del loro partito: pure in questo caso, si tratta di scelta amministrativa che non vuole avere valore politico ma civico. I tre renziani che aspirano a Palazzo Tursi sono Mauro Avvenente, Davide Falderi e Giovanna Criserà.
“Vince Genova” sembra essere il pezzo forte tra le liste civiche che sostengono Bucci e, probabilmente, nei disegni del sindaco, è destinata a conseguire un risultato elettorale tale da accrescere la sua autonomia nei confronti dei partiti. Schiera tre assessori della giunta attuale, Pietro Piciocchi, Matteo Campora, Barbara Grosso, candidati di peso come Mauro Avvenente, presidente del municipio Ponente per dieci anni e consigliere comunale nell’ultimo quinquennio, Antonio Bettanini, che vanta lunga esperienza nelle istituzioni e nella comunicazione in Italia e all’estero, dalla presidenza del Consiglio alla Commissione europea, dal ministero degli Esteri al Senato, Arianna Viscogliosi, già assessore di Bucci e proveniente dal mondo del centrodestra, Paolo Gozzi, ex Pd.
All’adesione di Gozzi, 36 anni, per certi aspetti, si può assegnare un carattere esemplare, paradigmatico. Ventunenne, nel 2007, Gozzi era stato eletto con il Pd consigliere nel Municipio Ponente ottenendo il record dei voti, 606. Nel 2012, altro record: era entrato a Palazzo Tursi con oltre 1600 voti, una decina in meno di un altro Pd, Stefano Bernini, forte di una lunga esperienza politica. Nel 2015 era entrato in contrasto con il suo partito e ne era uscito. Erano gli anni in cui il Pd, guidato da Renzi, viveva la sua finest hour, almeno in termini elettorali: nel 2014, alle elezioni europee, aveva superato il 40%. Perché abbandonare il carro del vincitore? «Per la totale mancanza di azione amministrativa del Pd genovese – dichiara Gozzi a Liguria Business Journal – la giunta Doria non riusciva a decidere su nulla, persa in discussioni interminabili e bloccata da preclusioni ideologiche. Io già nel 2017 votai Bucci e lo dissi pubblicamente».
La concretezza e la fattività attribuite al sindaco uscente sono uno dei due fattori principali che hanno orientato una parte delle forze liberali-riformiste verso la coalizione di centrodestra. L’altro è di tipo politico. La coalizione che sostiene Ariel Dello Strologo è nata da una convergenza tra Articolo Uno, Demos, Europa Verde, èViva, Linea Condivisa, Lista Crivello, Lista Sansa, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Partito Socialista Italiano, Possibile e Sinistra Italiana che hanno indicato il proprio candidato sindaco e invitato altre forze ad aderire.
Il Pd è quindi partito da un’alleanza con M5S e la sinistra radicale lasciando alle forze di centro la scelta se aggregarsi o meno. La stessa strategia che alle scorse regionali del settembre 2020 aveva portato a rifiutare la candidatura di Aristide Fausto Massardo in favore di quella di Ferruccio Sansa. Non si tratta qui di valutare le figure di Sansa e Massardo, quanto i loro schieramenti: Massardo era appoggiato dalla sinistra liberaldemocratica, Sansa da quella grillina e radicale e da una sua lista civica. Risultato: coalizione di Toti 56,1%, coalizione di Sansa 38,9%: uno scarto del 17,2%. Notevole, forse un record in Liguria. Perché il Pd insista nell’allearsi con M5S, partito in caduta libera, sempre meno credibile dopo essere stato al governo con tutti pur di restare al potere, ispirato da un comico, è un mistero. Un mistero non avvincente, ma un mistero. Di certo con la scelta del 2020 gli strateghi dem, a Roma e in Liguria, avevano voluto tagliare i ponti con l’area del loro partito vicina a Claudio Burlando (che si era ritirato dalla politica attiva). Forse intendevano e intendono rimanere vicini a M5S sperando di assorbirne l’elettorato in uscita. Fatto sta che il Pd a Roma appare come il sostenitore più coerente del governo Draghi – ostacolato quotidianamente da M5S (oltre che dalla Lega) – a Genova è alleato fedele dei grillini. Altro paradosso è che Ariel Dello Strologo, noto avvocato, socio dello studio GPD nato dall’unione degli studi Gemma & Partners, Provaggi e De André, già presidente della Porto Antico di Genova e della Fiera di Genova, presidente della comunità ebraica di Genova, sul piano personale e professionale è stimato in ogni ambiente e dal punto di vista politico presenta un profilo di ispirazione riformista che dovrebbe raccogliere consensi proprio nell’area liberaldemocratica. Tanto che al tempo delle regionali la sua candidatura era risultata sgradita da M5S.
Quanto conterà in termini di consensi elettorali la divisione dei lib-lab? Quanti consensi liberalriformisti, moderati o come li vogliamo chiamare ha perso la coalizione di centrosinistra? Nel 2020 Massardo, sostenuto da Psi – +Europa – Italia Viva, aveva raccolto soltanto il 2,4% dei voti. Ma non avrebbe senso trasferire i dati del 2020 alla situazione di oggi. Basti pensare al successo ottenuto da Calenda alle comunali di Roma l’ottobre scorso: l’ex ministro aveva ottenuto da solo il 19,8% dei voti, la sua lista era stata la più votata. Tra una ventina di giorni avremo le idee più chiare.