Il centro storico di Genova ospiterà presto un nuovo punto d’incontro e confronto, aperto tutto l’anno, sull’infezione da virus dell’Hiv. Nella struttura, situata in vico Indoratori, ci si potrà informare sul virus (e su tutte le infezioni che si trasmettono per via sessuale), sottoporsi a un test rapido per scoprire l’eventuale infezione, ricevere supporto psicologico anche con gruppi di auto aiuto composti da persone Hiv positive e avere indicazioni sul percorso terapeutico in caso di positività. Tutto gratuitamente, avvalendosi di personale medico, psicologi e personale non sanitario adeguatamente formato.
È il progetto IOC’ENTRO ideato da Anlaids Liguria, che verrà realizzato anche grazie al finanziamento vinto al Community Award Program 2021, bando di concorso promosso in Italia dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences per selezionare e premiare i migliori progetti presentati da associazioni pazienti od organizzazioni no profit del Paese nell’area della malattie infettive e della patologie onco-ematologiche.
La struttura, che prevede di aprire entro il mese di dicembre 2021, è composta da quattro locali a piano strada, in un immobile di proprietà del Comune di Genova che Anlaids Liguria si è aggiudicato in concessione con bando pubblico per una durata di 6 anni, rinnovabili per altri 6.
Se è vero che l’avvento delle terapie antiretrovirali ha radicalmente cambiato la prospettiva di vita di un paziente con Hiv nel corso degli ultimi vent’anni – era il 1997 quando vennero introdotte nel nostro Paese – quella del virus in Italia è ancora una storia quanto mai attuale.
Solo nel 2019 le nuove diagnosi da Hiv sono state più di 2.500, metà delle quali avvenute tardivamente, in uno stadio avanzato della malattia, quando il numero delle cellule CD4 (le cellule del sistema immunitario bersaglio dell’Hiv) è ormai troppo basso e l’efficacia delle terapie diminuisce.
Al contrario, le terapie antiretrovirali, sebbene non riescano a eliminare il virus, possono tenerlo a bada: i pazienti sieropositivi che seguono regolarmente la terapia non solo non sviluppano l’Aids e hanno un’aspettativa di vita paragonabile a quella di pazienti sieronegativi ma possono ridurre la carica virale in circolo al punto che il virus non è più rivelabile, eliminando così anche il rischio di trasmissione dell’infezione agli altri. Ma perché le terapie riescano a fare tutto questo è necessario sapere di essere sieropositivi: e per saperlo l’unico modo è sottoporsi al test.
La Liguria negli ultimi anni si è sempre attestata fra le regioni italiane con il numero più elevato di incidenza di nuove infezioni da Hiv in rapporto alla popolazione. Nel 2019 il tasso di incidenza è stato di 5,5/100 mila residenti, superiore al tasso di incidenza italiano (pari a 4,2 su 100 mila residenti) ed europeo (pari a 4,7/100 mila residenti).
È in questo contesto, per promuovere una cultura della prevenzione contro un ritardo diagnostico che alimenta il rischio di trasmissione del virus e diminuisce l’efficacia delle terapie, che si inserisce il progetto di Anlaids Liguria: un’iniziativa pensata per facilitare l’accesso al test in un contesto di comunità, non sanitario, per far emergere i casi di infezione ancora sommersi e non diagnosticati e favorire così l’accesso alle terapie. L’iniziativa dell’associazione replica le esperienze di checkpoint già nati altrove nel mondo e in Italia, come Milano, Bergamo, Bologna, Palermo, Napoli e Roma, sulle indicazioni fornite da Unaids, il programma della Nazioni Unite contro l’Aids.
«L’unica possibilità oggi a Genova di accedere al test Hiv e contestualmente avere la fondamentale consulenza da parte di operatori esperti è quella di rivolgersi ai reparti di malattie infettive della città al mattino – ha spiegato Maria Viscoli, responsabile del progetto, membro del consiglio direttivo di Anlaids onlus e Anlaids Liguria Odv, in cui è volontaria dal 2008 – È invece ormai accertato che proporre il test in un contesto di comunità è l’arma vincente per rendere le persone “siero-consapevoli” e far emergere i casi di infezione sommersi. Nel checkpoint IOC’ENTRO chiunque lo vorrà potrà, in modo semplice e veloce e fuori dall’orario di lavoro o di scuola, accedere ai test e avere tutte le informazioni necessarie, direttamente sul territorio, senza bisogno di recarsi in ospedale, alleggerendone al contempo i carichi quanto mai pesanti in epoca di emergenza sanitaria. La possibilità di poter allargare le nostre attività di prevenzione e di screening, anche grazie a questo premio, ci rende particolarmente entusiasti. Si tratta di attività quanto mai necessarie nella nostra regione che registra un tasso di incidenza di Hiv superiore alla media italiana ed europea e un elevato numero di diagnosi tardive».