Il perdurare di segnali inflattivi e in particolare la corsa dei prezzi dell’energia fa temere ai mercati una stretta sugli aiuti all’economia da parte delle banche centrali. La rassicurazione del presidente russo, Vladimir Putin, sulla disponibilità di Mosca ad aumentare le forniture di gas all’Europa ha frenato la caduta dei listini che comunque hanno chiuso in negativo. L’Ibex 35 di Madrid segna -1,71%, il Dax 40 di Francoforte -1,46%, il Cac di Parigi -1,26%, il Ftse 100 di Londra -1,15%, il Ftse Mib di Milano -1,35%. In aumento lo spread Btp/Bund, a 107 punti (+1,98%).
A Piazza Affari i settori più ciclici, a partire dall’ auto (Stellantis -3,56% anche a causa della carenza di chip), sono stati i più penalizzati, insieme agli energetici (Tenaris -4,28%, Saipem -4,2%, Eni -1,54%) che hanno risentito della fine del rally del petrolio.
Sul mercato dei cambi, l’euro è sceso a 1,1534 dollari da 1,1604 ieri in chiusura. Un euro vale anche 128,48 yen (129,35 ieri), mentre il rapporto dollaro/yen è a 111,37 (111,46).
Il petrolio è in calo dai massimi a causa della crescita superiore alle attese delle riserve Usa: il future novembre sul Wti cede 1,69% a 77,60 dollari al barile, mentre la consegna dicembre sul Brent scivola dell’1,57% a 81,26 dollari.