Adelante con juicio. Le due operazioni principali per il futuro di Banca Carige, l’esercizio da parte di Cassa Centrale Banca (Ccb), dell’opzione call per acquisire l’80% del capitale dell’istituto ligure attualmente detenuto da Fitd (Fondo interbancario dei tutela dei depositi) e Siv (Schema di intervento volontario) cioè dal sistema bancario italiano, e il ritorno alle contrattazioni in Borsa, restano all’orizzonte ma non sono imminenti.
Ccb, che detiene l’8,3% di Carige, ha ancora a disposizione tre finestre per esercitare l’opzione: 31 dicembre 2020, 30 giugno 2021 e 31 dicembre 2021. Secondo voci non ufficiali ma attendibili, la capogruppo trentina del credito cooperativo non eserciterà l’opzione per questa fine d’anno. Del resto una prima opzione era scaduta il 30 giugno scorso e il presidente di Ccb, Giorgio Fracalossi, a suo tempo aveva dichiarato: «Abbiamo tempo fino alla fine del 2021 e quest’anno abbiamo l’Aqr».
L’Asset quality review è un’analisi approfondita che la Bce effettua sulle banche, con stress test che possono fare emergere la necessità di più capitale. «Vediamo l’Aqr – ha aggiunto Fracalossi – e poi valuteremo, nel frattempo lavoriamo per costruire il progetto». L’analisi della Bce è ancora in corso, e intanto, pandemia e difficoltà economiche del paese consigliano prudenza, tanto più che una parte del mondo del credito cooperativo è restio a portare a termine l’operazione è questo non sembra il momento migliore per convincerlo a superare le sue perplessità.
Ciò non significa che Ccb abbia rinunciato all’operazione. Da fonti Carige si apprende che i trentini continuano regolarmente nel loro rapporto con la banca ligure. E i mezzi per portare a termine l’operazione li hanno: Ccb ha un attivo di 72 miliardi, un patrimonio netto di 6,1 miliardi, il Cet1 ratio che sfiora il 18 per cento e produce annualmente più di 300 milioni di utili. In ogni caso la business combination è nel destino di Carige, lo ha deciso la Bce e se a fine 2021 Ccb dovesse tirarsi indietro, per i liguri la ricerca di un partner, dopo il rafforzamento patrimoniale e la dismissione di una cospicua quantità di npl, non sarebbe drammatica come lo è stata prima del rafforzamento patrimoniale di fine 2019.
Anche il ritorno in Borsa resta in programma ma è rimandato. Tutto è pronto, ormai la comunicazione della banca, con l’ultimo resoconto sui risultati del primo semestre 2020, è quella che si richiede a una società quotata. E a fine maggio scorso il cda ha approvato il raggruppamento delle azioni ordinarie e delle azioni di risparmio in circolazione nel rapporto di 1 nuova azione ordinaria ogni 1.000 azioni ordinarie esistenti e 1 nuova azione di risparmio ogni 1.000 azioni di risparmio esistenti, per ottenere benefici in termini di volatilità dell’azione e migliorare la percezione del titolo da parte del mercato. Ma anche in questo caso, il momento difficile che sta attraversando l’economia globale e gli scossoni che agitano la Borsa sconsigliano di rimandare l’operazione a tempi migliori.