«Una misura che invece di diminuire l’insabilità l’aumenta». Così Carlo Piana, direttore generale di CA Carispezia, a margine della presentazione della nuova sede di Crédit Agricole a Genova, in via XX Settembre 31, definisce l’addendum della Bce alle linee guida sui non-performing loans.
La Bce chiede alle banche una copertura del 100% in due anni per quelli non garantiti e in sette anni per quelli garantiti. La richiesta non è vincolante ma Francoforte si aspetta che i target siano raggiunti. Eventuali scostamenti dovranno essere motivati dalle banche. In seguito la Banca centrale europea potrà comunque adottare misure di vigilanza aggiuntive, per esempio attraverso la richiesta di add on patrimoniali nell’ambito dei requisiti di secondo pilastro (Srep). A inizio 2018 un’ulteriore stretta potrebbe riguardare anche lo stock esistente. Sulla materia ieri la Bce ieri non ha fornito dettagli ma ha osservato: “Entro la fine del primo trimestre del 2018 la Vigilanza bancaria della Bce presenterà le proprie considerazioni su ulteriori politiche per fronteggiare le consistenze di npl in essere, incluse disposizioni transitorie appropriate”.
La notizia del nuovo provvedimento è stata accolta male dal settore. Ieri nelle Borse europee gli indici bancari hanno subito forti cali – specialmente in Spagna e in Italia, meno in Francia e Germania – oggi la pressione sugli istituti di credito sembra in diminuzione.
«Le banche italiane – dichiara Piana a Liguria Business Journal – sono ormai per la gran parte risanate, non ci sono più casi di instabilità, l’ultimo abbiamo contribuito anche noi a risolverlo con le acquisizioni di venerdì, quindi imporre ex novo il 100% di accantonamento sui finanziamenti npl chirografi non è a mio avviso la strada giusta. Si tratta di una misura che anziché togliere rischi e incertezze aumenta la volatilità, tanto è vero che la speculazione ha colpito non soltanto le banche italiane ma un po’ tutte le europee: questo provvedimento tocca la parassi bancaria consolidata. Mi auguro – conclude Piana – che ci sia modo di tornarci sopra e di dare più stabilità al settore. Ora siamo di fronte a una regola che non era attesa».
Secondo i dati Abi, le sofferenze nette a luglio sono scese a 65,8 miliardi di euro: si tratta del valore più basso da marzo 2013, in calo sia rispetto ai 71,2 miliardi del mese precedente sia rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In particolare, la riduzione è stata di 23 miliardi rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è ridotto a 3,82% a luglio 2017 (era 4,89% a fine 2016). In Italia, secondo dati al primo trimestre, le banche hanno circa 263 miliardi di deteriorati coperti in media al 48,5%.