Cda strategico e, prevedibilmente, contrastato per Banca Carige, domani. La seduta inizierà alle 11, sul tavolo dei consiglieri le pratiche bollenti saranno tre: quelle che riguardano l’aumento di capitale, lo scorporo dei crediti deteriorati e i bond subordinati in mano alle Generali.
Il rafforzamento patrimoniale tramite aumento di capitale di 450 milioni di euro è richiesto dalla Bce e non è eludibile, dovrebbe essere sottoposto all’assemblea dei soci al più tardi entro luglio. Ma se la misura è obbligata, sui modi per attuarla non c’è identità di vedute all’interno del board, in particolare tra il maggiore azionista e vicepresidente della banca, Vittorio Malacalza e l’a.d. Guido Bastianini. L’a.d. e altri membri del cda tra le opzioni possibili, per rafforzare il patrimonio, vedrebbero anche quella di convertire in equity per almeno un centinaio di milioni di euro il bond subordinato che in parte fa capo a Generali, Questo soltanto nel caso l’iniezione di liquidità non risultasse sufficiente.
Al momento l’ipotesi non sembra probabile ma ha già prodotto una frattura all’interno del consiglio, che finora ha votato all’unanimità e domani potrebbe dividersi. Una conversione delle obbligazioni in equity trasformerebbe le Generali da creditore in azionista della banca ligure. La quota del Leone porrebbe avvicinarsi a quella di Malcalza (intorno al 18%) e superare i pacchetti in mano a Volpi e Spinelli. È comprensibile che gli attuali azionisti di controllo di Carige dopo avere fatto fronte a tanti sacrifici non vogliano vedere diluita la propria posizione, ma del resto la stessa compagnia assicurativa probabilmente non gradirebbe l’operazione. Generali non ha interesse a trovarsi in mano un pacchetto azionario che in questi mesi ha perso valore in Borsa, inoltre per una compagnia assicurativa una partecipazione bancaria rilevante è una questione complessa. E se proprio la compagnia triestina volesse entrare in una banca sceglierebbe probabilmente un istituto più articolato e presente sul territorio nazionale rispetto a Carige, che oltre tutto, ha già in atto accordi di collaborazione con le due compagnie assicurative cedute.
La conversione dei bond non dovrà necessariamente essere messa ai voti domani ma il modo in cui sarà strutturato l’aumento di capitale dovrebbe contenere anche indicazioni sull’orientamento della banca rispetto alla questione. Ed è su questo punto che il cda potrebbe dividersi e, nell’ipotesi estrema, peraltro esclusa dalla maggior parte degli analisti, arrivare a uno scontro definitivo tra Malacalza e Bastianini.
Il rafforzamento patrimoniale deve essere inoltre accompagnato dallo scorporo dei crediti deteriorati.
La richiesta della Bce è che Carige da 7,3 miliardi circa di npl scenda a 5,5 miliardi entro fine 2017, a 4,6 entro fine 2018 e a 3,7 entro fine 2019. Entro fine giugno potrebbe essere ceduto il primo miliardo di npl con la garazia statale Gacs, così da mettere gli altri 2,4 in una società veicolo. Bastianini punta a costituire questa società ad hoc, che avrebbe lo stesso azionariato della banca, entro la fine del 2017 in modo tale da poter raggiungere in anticipo i target stabiliti da Francoforte. Bisognerà quindi mettere l’assemblea straordinaria degli azionisti chiamata a votare l’aumento di capitale nelle condizioni di deliberare anche sulla creazione della società veicolo, facendo chiarezza su ogni dettaglio.