Si avvicina il cambio di amministrazione a Genova e gli imprenditori, anche questa volta, mettono sul tavolo il problema di Aster, chiedendo al prossimo sindaco di risolverlo. Aster è l’azienda del Comune di Genova che si occupa di manutenzione del patrimonio stradale e impiantistico e delle aree verdi.
Secondo Ance e altre associazioni imprenditoriali, il Comune assegna ad Aster in modo diretto servizi che valgono decine di milioni di euro, e questo viola il regime di libera concorrenza. Per le associazioni, che in proposito hanno già presentato tre ricorsi, è illegittimo che il Comune preveda l’affidamento senza gara alla società “in house” escludendo le imprese genovesi, azzerando la concorrenza, e spendendo più di quanto spenderebbe se assegnasse i servizi tramite gara.
Filippo Delle Piane, presidente di Ance Genova, l’associazione dei costruttori edili genovesi, non intende lasciare cadere la questione.
«Ci sono tre ricorsi – dichiara Delle Piane a BizJournal Liguria – e ci vorrà del tempo per conoscere l’esito, comunque è evidente che Aster è un problema. Aster è un’azienda, però parte con un pacchetto di lavori già assegnati e quando non chiude bene ci pensa il Comune. Una volta ci hanno risposto che la società si faceva carico di un problema sociale, ma altri sono gli strumenti per fare politica sociale. Non è più il tempo di queste partecipate cresciute per assorbire gente che non si sapeva dove mandare. Le partecipate così non hanno i requisiti per funzionare, e infatti non funzionano. Se il Comune aprisse il settore alla concorrenza, come sarebbe giusto, non soltanto otterrebbe dei risparmi e un servizio migliore, porterebbe lavoro a un settore, quello dell’edilizia, che tra dipendenti diretti e indotto ha perso un milione di posti di lavoro in questi anni di crisi. E – precisa Delle Piane – non si porrebbe un problema sociale – i lavori di Aster troverebbero impiego nelle aziende vincitrici delle gare, avrebbero pari dignità e importanza rispetto a quelli delle nostre imprese. Bisogna sedersi intorno a un tavolo, imprenditori ed esponenti del Comune, per affrontare la questione, che non è affatto irrisolvibile. Quello che io temo è l’assuefazione dei cittadini alle cose che non vanno, come se fossero disgrazie naturali. Sono nove anni che l’entrata del maggiore ospedale cittadino è bloccata dai lavori e ormai nessuno dice più niente»