Renziani divisi in Liguria, dopo la decisione annunciata dall’ex segretario del Pd di lasciare il partito e fondarne un altro.
«Io – dichiara Antonino Nino Miceli già capogruppo Pd in Regione – sarò alla Leopolda pronto a partire, zaino in spalla, da soldato, come da tempo orma ho deciso di essere. Dopo 32 anni non rinnoverò la tessera del Pd che per me fu prima Ds, Pds e Pci».
«Sui tempi e sui modi – precisa su Facebook l’ex capogruppo regionale del Pd – Renzi non è mai stato ortodosso eppure ha forza e coraggio e con i suoi strappi ha spesso dettato l’agenda politica italiana. L’unico che ha doti di leadership nel nostro campo politico in Italia. Inoltre nel merito ha ragione da vendere: il Pd è morto il giorno dopo la sconfitta al referendum perché quel giorno è morto il maggioritario. E poi che lui sia sempre stato considerato un intruso in casa della Ditta è verissimo. La separazione sarà un bene per il Pd e per la nuova cosa che va nascendo».
Resta nel Pd l’attuale segretario regionale, il senatore Vito Vattuone. «Il Pd è la mia casa – dichiara Vattuone a Liguria Business Journal – ho contribuito a costruirla nel mio piccolo, ho lottato perché vi si affermasse una cultura plurale. Penso che andarsene sia un grave errore, si tratta di una scelta personale che rispetto ma non condivido. Il Pd rimane un grande partito che non deve preoccuparsi se al suo inteno sono presenti sensibilità diverse».
Resta anche Franco Vazio, deputato di Albenga, vicepresidente della Commissione Giustizia alla Camera. «Sono fortemente convinto – spiega in una nota – che una vera battaglia per creare opportunità e sconfiggere ingiustizie si possa condurre solo con un grande soggetto politico riformista, anche animato da sensibilità diverse, ma unito da obiettivi e valori comuni. Per queste ragioni non seguirò Matteo Renzi, per questi motivi raddoppierò forze e impegno al servizio della “nostra comunità”, del Partito Democratico. Ritenevo che avesse sbagliato chi negli anni scorsi se ne era andato e che quella “scissione” fosse stata una ferita dannosa. A caldo, anche questa scelta, che ovviamente rispetto, mi pare un errore…»