Musei mal segnalati o scarsamente valorizzati, Festival di primo piano, ma che non hanno nessun coordinamento, Genova è una macchina che a livello culturale avrebbe la potenza di una formula 1 ma viene usata come un’utilitaria.
Parole di Maurizio Gregorini, regista e scrittore, da oggi “cultural services manager”, figura nuova che affiancherà a livello operativo il neo assessore alle Politiche culturali del Comune di Genova Barbara Grosso.
Grosso, 49 anni, laureata in Lingue, amministratore delegato del Centro lingue Shenker per Genova e la Liguria, era stata candidata nella lista civica “Vince Genova” a sostegno di Marco Bucci.
Proprio Bucci evidenzia come il cambio nel nome della delega vuole indicare un allargamento di ciò che significa “cultura”: «Dobbiamo alzare l’asticella, elevare la qualità. Il suggerimento arriva proprio da Elisa Serafini, è un discorso strategico su cosa sia la cultura. La cultura di vivere in città, che non significa gettare spazzatura dalla finestra o abbandonare un divano dal cassonetto». Bucci esalta anche il ruolo del “cultural services manager”: «Esiste negli Usa e in Europa, non so in Italia, ma è fondamentale per creare una rete sul territorio».
Grosso parla di una «condivisione virtuosa, in cui al centro è l’individuo, ma anche di garanzia di fruizione dei contenuti. Ho un’idea di cultura illuminata, trasversale e accessibile, ma anche internazionale. La cultura contribuisce anche alla parte commerciale e produttiva della città. Per me Genova è un palcoscenico a cielo aperto e bisogna valorizzare tutte le sue zone per creare unicità».
Gregorini elenca già qualche linea: «È indispensabile un censimento di ciò che abbiamo, di tutte le realtà, per renderle sincroniche e organiche. Dobbiamo valorizzare quello che possediamo, ma anche puntare su artisti internazionali e creare narrazioni su ciò che abbiamo e non si conosce abbastanza, neanche i genovesi: custodiamo l’Ecce homo di Caravaggio, un capolavoro di Canova, abbiamo una collezione di artisti fiamminghi di livello mondiale, solo per fare qualche esempio».
Gregorini e Grosso anticipano anche che ce la metteranno tutta per recuperare l’appeal turistico di Genova dopo il crollo del ponte Morandi: «Dobbiamo sfruttare il fatto che purtroppo si è parlato di Genova in tutto il mondo, trasformare la tragedia in opportunità», dice Grosso. «Abbiamo in mente di costruire un “fenomeno” di marketing territoriale su Genova», aggiunge Gregorini.