In Liguria ci sono circa 1500 aziende affiliate in franchising. Un numero che potrebbe incrementare anche grazie all’iniziativa Franchising Day, organizzato a Genova da Federfranchising e Confesercenti. 18 brand franchisor di livello nazionale e internazionale hanno incontrato gli aspiranti franchisee. Obiettivo? Espandersi proprio in Liguria.
«Sono iniziative importanti – dice il segretario generale della Camera di Commercio di Genova Maurizio Caviglia – servono a far comprendere meglio che ci sono opportunità e rischi. Un supporto per individuare l’iniziativa giusta rispetto al franchising, alcuni soggetti danno particolari garanzie, dal sistema invece servirebbe un aiuto con crediti e finanziamenti».
Il presidente nazionale di Federfranchising Confesercenti è lo spezzino Alessandro Ravecca di Cibiamo che proprio grazie al franchising, “abbracciato nel 2004”, è passato da una decina a oltre 100 punti vendita della propria azienda, Cibiamo, che poi si è allargata ormai su varie insegne: «Siamo partner del Virgin Active Cafè, per Mondadori abbiamo studiato il marchio Mondadori cafè, oltre alla Bottega del caffè».
I vantaggi di diventare franchisee? «Si conta su una formula già collaudata evitando il rischio d’impresa – sottolinea Ravecca – e si può ricevere aiuto sia sul personale sia sulla comunicazione per esempio, resta all’imprenditore la gestione del punto vendita, dei dipendenti e del cliente».
Il settore in Italia è in costante crescita, senza essere stoppato dalla crisi: dal 2008 al 2010 comunque l’incremento era del 2,2%. Oggi il fatturato è di 24,2 miliardi di euro, generati da 977 aziende franchisor (+2,7%) e 51.260 imprese franchisee (+1%). Tuttavia, rispetto ad altri Paesi, il settore rappresenta solo il 3,7% del totale delle imprese italiane, mentre in Francia supera il 20%, negli Usa ancora di più. «Siamo il Paese in cui non solo ci sentiamo tutti allenatori della Nazionale – dice Ravecca – ma anche imprenditori. Con la crisi delle imprese statali in tanti hanno deciso di investire la liquidazione in un’attività che non si è rilevata vincente, un franchising per esempio sarebbe stato meno rischioso».
In Liguria, oltre a Cibiamo e alle altre insegne già citate, sono nate altre aziende che si sono associate a Federfranchising come la savonese Fondocasa e la sanremese Chicken’n Chicken. Il settore prevalente sono le agenzie immobiliari e i servizi alla persona (43% dei franchisee su base nazionale) seguono il commercio dei prodotti no food (40% principalmente abbigliamento) e il food (17%).
Servirebbe però maggiore chiarezza sul piano legislativo, a cominciare «dall’istituzione di un codice di identificazione delle aziende affiliate presso il sistema delle Camere di Commercio – dichiara Ravecca – quello che chiediamo è una maggiore tutela sia per le aziende franchisisor che per i singoli franchisee, alla luce di un contesto normativo che in Italia è ancora troppo vago, specie se paragonato a quello di altri paesi europei. Ad esempio in Francia la legge stabilisce chiaramente che, per proporsi come franchisor, un’azienda debba avere almeno tre punti vendita attivi, mentre nel nostro Paese il requisito generico è quello di una “provata esperienza”. Servono, quindi, maggiori certezze, tali da dare slancio anche in Italia ad un settore che, per sua stessa natura, può rappresentare un canale preferenziale per l’apertura di tante nuove imprese in un contesto altrimenti segnato dall’incertezza economica».
Federfranchising rappresenta sia le aziende franchisor che i franchisor e si propone anche come sostegno alle startup con idee innovative che vogliano aprirsi a questo settore e possono appoggiarsi all’associazione con un contratto di franchising sperimentale.
Qui il report annuale di Federfranchising: Report Franchising 2018