«Dal 2015 il numero di precari Ata sul totale è quasi raddoppiato: si è passati dalle 709 unità a 1360 con una percentuale di precari che, mediamente, in Liguria dal 14,42 è schizzata al 24,89%. Questo dato certifica una precarizzazione del lavoro pur in presenza di personale inserito a pieno titolo in graduatorie e che aspetta la giusta stabilizzazione. Le conseguenze sono evidenti: i carichi di lavoro aumentano e i servizi si riducono, mentre si scaricano sulle scuole adempimenti per i quali il personale scolastico non è mai stato formato». A dirlo è Davide D’Ambrosio, segretario generale Uil Scuola Liguria.
Per il personale Ata negli ultimi otto anni in Italia sono stati autorizzati dai governi che si sono succeduti solo il 47% dei posti disponibili. «La situazione non è diversa in Liguria – dice D’ambrosio – e le conseguenze sono ancora più negative per le peculiarità del nostro territorio dove troviamo anche singoli plessi affidati anche a un solo collaboratore scolastico. Considerando, poi, gli ultimi due anni, le assunzioni sono solamente poco più del 30% dei posti disponibili».
A fronte di una stabilizzazione parziale negli anni, che non ha coperto nemmeno il turnover, la tendenza, anno per anno, mostra un segno di decrescita dei contratti a tempo indeterminato (circa il 6% in meno).
«Una gestione inaccettabile che deve essere corretta con interventi mirati e strutturali: assunzione su tutti i posti disponibili, trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, revisione del calcolo dell’organico del personale Ata non più rispondente alle effettive complessità delle scuole di oggi – insiste D’Ambrosio – Tutto il personale Ata, che rappresenta la spina dorsale delle scuole italiane, è costretto ad operare in condizioni sempre più difficili e con carichi di lavoro insostenibili, spesso anche oltre i limiti contrattuali, si pensi all’utilizzo di passweb».