Scegliere con attenzione le controparti con cui fare business, conoscere le norme contrattuali e dei regolamenti, ma soprattutto cercare di collaborare con l’importatore e fare sistema. Sono alcuni consigli che i rappresentanti di Sace e Banca popolare di Vicenza, riuniti oggi in un seminario in Confindustria Genova, danno alle imprese che operano con Iran, Russia e Siria, in un contesto geopolitico fortemente instabile e che condiziona pesantemente lo sviluppo delle loro attività economiche. Anche a questo scopo Confindustria Genova e Sace siglano oggi un protocollo di intesa sulle analisi di mercato e sul credito, con l’obiettivo di dare un supporto su queste due tematiche grazie alla presenza fisica nella sede di via San Vincenzo, due volte al mese, di un responsabile della società assicurativa finanziaria del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, a disposizione degli imprenditori e degli esportatori che si trovano di fronte a un panorama economico e politico particolarmente volatile.
L’Iran si è aperto dopo nove anni di sanzioni e ora, a fronte di grandi possibilità di business per le imprese, ci saranno diversi problematiche di cui tenere conto operando con questo Paese, in primis quelle contrattuali e di regolamento: «È fondamentale identificare lo strumento più idoneo per il pagamento – spiega Alfonso Santillo, responsabile della Direzione estero di Banca Popolare di Vicenza – tenendo conto che, dall’altra parte, abbiamo un importatore che calcola i propri rischi: ecco perché per lavorare in tranquillità è sempre meglio collaborare con la controparte e trovare punto di incontro».
Per quello che riguarda la Russia, invece, il problema non sta tanto nelle sanzioni, prorogate, che riguardano soprattutto beni particolari, come quelli relativi alla prospezione del petrolio, quanto nelle contromisure che la Russia ha adottato: «Ciò che crea i veri problemi all’Italia sono i blocchi alle importazioni, per esempio, di beni alimentari – spiega Santillo – è una misura che danneggia pesantemente le nostre imprese: la nostra economia ha bisogno di un mercato, come quello russo, che apprezza l’esportatore italiano più di altri, e non solo per la qualità dei suoi prodotti».
In Siria i problemi sono ancora diversi e vanno a toccare l’incolumità fisica della persona: «Si tratta sicuramente della situazione più difficile – commenta Santillo – E per questo motivo solo le operazioni più grandi, nelle quali vengono coinvolti organismi strutturati, possono essere concluse. Le imprese non devono avere paura di agire insieme: fare sistema è l’unico modo per ottenere un risultato».
Il 2016 si prospetta quindi ricco di opportunità per l’export italiano, soprattutto verso l’Iran, ma come in tutte le grandi occasioni di business, anche in questo caso si affiancano ampi margini di rischio dovuti a forte volatilità e incertezza politica. «Il debito dei mercati emergenti è in forte crescita – spiega Enrica Del Grosso, responsabile Piemonte e Liguria Rete Domestica Sace – Siamo passati dal 150% del Pil nel 2009 all’attuale 195% del Pil: stock a cui bisogna far fronte e che la situazione attuale non contribuirà a ripagare. Per questo è necessario individuare con attenzione le controparti con cui fare business e mettere in campo tutti gli accorgimenti necessari per mitigare i possibili rischi di operazioni con l’estero: alto margine di guadagno significa alti rischi».
Rischi che spesso non vengono calcolati da chi opera con l’estero. Secondo Alfonso Santillo, ci sono diversi tipi di rischio di cui tener conto, ma che in molti casi vengono sottovalutati: «Prima di tutto il rischio Paese, nel quale rientrano l’instabilità politica, la moratoria dei pagamenti, atti di impero o catastrofi naturali – precisa – A ciò si aggiungono il rischio legato al cambio e quello della controparte: non dimentichiamoci che di fronte a chi esporta, c’è sempre qualcuno che importa e che calcola, a sua volta, i propri rischi e convenienze».