Nel pomeriggio di martedì 26 settembre il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, ha confermato la disponibilità finanziaria di 2,9 milioni di euro – già prevista dal Dpcm n.104/2023 – per il contrasto del granchio blu sulle coste italiane, annunciando l’aggiunta immediata di ulteriori 10 milioni di euro per renderne più efficace la cattura e lo smaltimento, oltre alla messa in sicurezza degli impianti di molluschicoltura e all’acquisto di seme per il nuovo innesco dei processi produttivi.
Oltre a ciò, in quella sede lo stesso Lollobrigida ha comunicato una modifica della Legge 102/2004 che, assimilando la figura dell’agricoltore di terra all’agricoltore di mare, ne estende di fatto i benefici anche a questi ultimi, dichiarando altresì che il Masaf è al lavoro per far sì che le figure di agricoltori e pescatori vengano considerate dei veri e propri bioregolatori dell’ambiente.
Il ministro, inoltre, ha annunciato sia la creazione di un fondo di innovazione per la pesca (analogo a quello già esistente per l’agricoltura), che sarà gestito dall’Ismea e avrà una dotazione finanziaria per un valore che potrà oscillare dai 300mila ai 700mila euro che l’inserimento nella Legge di stabilità delle risorse necessarie per l’ammodernamento della flotta peschereccia nazionale e il supporto al “ricambio generazionale”.
Benché il granchio blu sia un problema che ad oggi impatta maggiormente le coste adriatiche del Paese, non è un segreto che “l’eventuale diffusione più massiccia del “killer dei mari” anche nel mar Ligure metterebbe concretamente a rischio le attività dei mitilicoltori spezzini – spiega Daniela Borriello, responsabile regionale Coldiretti Impresa Pesca della Liguria – eccellenza della nostra regione già duramente vessato, nel corso dell’ultimo anno, anche dal surriscaldamento delle acque e dal conseguente incremento del metabolismo delle orate, per i quali a sua volta ha chiesto e continua a chiedere alle istituzioni un aiuto concreto”.
Anche la mitilicoltura ligure e spezzina, infatti, necessita al più presto di fondi e sovvenzioni per sopperire ai danni causati dalle orate, sempre più fameliche e che, nel corso dei mesi, hanno letteralmente fatto strage di circa il 70% della produzione di mitili all’interno degli allevamenti della provincia spezzina, finendo per distruggere il lavoro e i profitti di un intero comparto produttivo.
«È positivo lo stanziamento di ulteriori 10 milioni di euro per rendere più efficace la lotta al granchio blu – aggiungono Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato confederale – anche perché, oltre a devastare la biodiversità e l’ecosistema, questa particolare specie aliena danneggia anche le attrezzature di pesca, arrivando persino a tagliare le reti con le sue chele. Una minaccia per la sopravvivenza della pesca ligure e italiana, vittima solo nel corso degli ultimi 30 anni della scomparsa di ben il 33% delle imprese e, conseguentemente, di oltre 18mila posti di lavoro, con la flotta nazionale ridotta ad appena 12mila unità».
In questo scenario, dunque, la stessa lotta a tavola del “killer dei mari” dà la possibilità di trasformare quella che oggi è una calamità in un’opportunità, anche grazie all’inserimento dello stesso granchio blu nei menu a km0 delle attività di ittiturismo e pescaturismo della nostra regione, oltre che degli agriturismi presenti sul litorale ligure e su quello italiano. Il tutto, chiaramente, sempre nel pieno rispetto delle normative territoriali. «Un’opportunità che, però, deve essere vista in quanto possibile compensazione parziale di quella che è la perdita derivata dalla diffusione incontrollata del granchio blu – conclude Borriello – ma che non sostituisce in alcun caso il reddito derivante dalle attività di acquacoltura».