Orsa Liguria, Usb, Cub e Cobas hanno indetto uno sciopero generale in programma per il prossimo 2 dicembre “a contrasto dell’attuale situazione in cui i lavoratori non sono tutelati”.
“Giù le armi, su i salari: senza la pace non si esce dalla crisi economica”, questo il titolo della nota diffusa dalle organizzazioni sindacali che comunicano due appuntamenti a Genova: mercoledì 23 novembre dalle ore 17:30 si terrà l’assemblea cittadina presso il cap di via Albertazzi, 3; venerdì 2 dicembre dalle ore 10, sciopero generale con ritrovo in largo Lanfranco (davanti alla prefettura di Genova).
Spiegano i sindacati: “L’Italia è l’unico tra i Paesi dell’Ocse ove i salari sono più bassi di 30 anni fa, l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, insieme all’esplodere della inflazione ormai sopra 1’11% (il 15% per le classi popolari), stanno portando milioni di persone sotto la soglia di povertà. È in tale contesto che gran parte dei sostegni sono andati alle grandi imprese anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati mentre si è registrato un clamoroso incremento della spesa militare. Infatti l’Italia è stata trascinata nel conflitto in Ucraina, divenendo un Paese belligerante”.
Proseguono: “È ora di organizzarsi e mobilitarsi contro la guerra, contro il carovita e per fermare l’attacco ai salari e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni perché la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi”.
Concludono: “Mentre la speculazione impazza e si porta via più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi, ma nel frattempo i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta. L’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata. come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. Lo sciopero generale in programma per il 2 dicembre è l’arma fondamentale che hanno lavoratori e lavoratrici per contrastare le politiche economiche “lacrime e sangue” e per fermare la guerra. Nonostante la legge liberticida che in Italia, a differenza degli altri paesi europei, regolamenta il diritto di sciopero, è possibile fermare il paese e sostenere con forza che serve fermare la guerra, aumentare i salari, rilanciare scuola, sanità, servizi pubblici e welfare. Serve organizzare una resistenza capillare e dare sbocco alle campagne di lotta, a cominciare da quelle contro il carovita. Serve un’azione coordinata e condivisa. Unire le forze per fermare il Paese è il primo passo per invertire la rotta”.