Fontanigorda, nell’entroterra genovese, è entrata a far parte del progetto Life Claw attraverso una nuova attività finalizzata a diffondere la conoscenza del gambero di fiume italiano e a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della sua conservazione: il Geocaching, un modo entusiasmante di esplorare il territorio andando alla ricerca di luoghi tramite Gps e App specifiche.
Il progetto Life Claw (Life 18 IT-NAT-000806), sostenuto dall’Unione Europea attraverso lo strumento finanziario Life e coordinato dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, ha l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione delle popolazioni di gambero di fiume italiano nell’area dell’Appennino nord-occidentale di Emilia-Romagna e Liguria, attraverso un programma a lungo termine che coinvolge diversi partner in entrambe le regioni.
Il Geocaching è un’evoluzione tecnologica della caccia al tesoro. Parte dal web, dove si reperiscono informazioni e coordinate geografiche del punto da raggiungere, e continua negli ambienti reali per scoprire la geocache, ovvero un piccolo contenitore con del materiale informativo, dedicato in questo caso ai gamberi di fiume, e un diario che raccoglie la traccia di ogni passaggio.
Un gioco che coniuga l’avventura della ricerca con il piacere della scoperta di nuovi luoghi.
Per il progetto Life Claw le prime cache sono state nascoste nel territorio di Fontanigorda, una tradizionale località di villeggiatura per i genovesi, che si trova a una cinquantina di chilometri dalla città.
Qui, vive il gambero di fiume Austropotamobius pallipes e qui è previsto uno dei nuovi centri di riproduzione di questa specie, funzionale ad avviare un’attività di reintroduzione in ambiente naturale di questo gambero a rischio d’estinzione.
Il geocaching funzione in questo modo:
1) Dal web si reperiscono le coordinate geografiche e la descrizione del “tesoro”/geocache.
2) Si va esattamente sul luogo a cercare la geocache, e dopo averla trovata, si firma il logbook contenuto all’interno.
3) Si condivide l’esperienza sul web tramite il racconto dell’esperienza.
Chi vuole partecipare all’attività si deve registrare gratuitamente con nickname, password indirizzo mail qui, su cui è disponibile la guida al geocaching, e scaricare l’app ufficiale di Geocaching.com per Android o iOS o l’App c:geo, indispensabili per entrare nel vivo dell’azione.
Dopo questi primi passaggi, si può iniziare la “caccia” alle cache: si apre l’app, si accede con il proprio account, si abilita la geolocalizazione del telefono e si apre la mappa, utilizzando la funzione ricerca. Ogni puntino sulla mappa corrisponde a una geocache.
Si seleziona una geocache d’interesse, leggendo i dettagli di quanto viene chiesto di fare o dove andare, e si clicca su “naviga” per raggiungerla.
Il Gps porta in un’area di circa 30 mq in cui si trova la geocache. Occorre quindi aguzzare la vista e leggere attentamente le informazioni che vengono proposte per ogni cache (tipo di contenitore, dimensioni, difficoltà e tipologia del terreno, tempo richiesto, necessità di attrezzi speciali).
Le cache non si possono nascondere sotto il terreno, quindi non occorre scavare o distruggere i luoghi in cui si cerca.
Quando si trova una geocache si firma il diario (logbook) al suo interno con il proprio nickname e la data.
Si recupera il “tesoro” (una copia per ciascun giocatore) e si fa il log digitale tramite l’app per poter annunciare il risultato della “caccia”. Questa operazione va fatta anche nel caso non si sia trovata la cache.
Una volta rintracciata, la cache va risistemata come la si è trovata. A fine esperienza si può lasciare un commento sul sito, segnalando impressioni ed eventuale necessità di manutenzione o mancanza del materiale.
Questa iniziativa rientra tra le attività di sensibilizzazione promosse dal progetto, quali il recente allestimento all’Acquario di Genova di una vasca espositiva che riproduce l’ambiente del gambero di fiume italiano, ospitandone alcuni esemplari.
Il gambero di fiume italiano (Austropotamobius pallipes) è una specie autoctona (nativa), la cui sopravvivenza è gravemente compromessa a causa della crescente antropizzazione degli ecosistemi acquatici e dell’introduzione di specie alloctone (non native) invasive. Nello specifico, i gamberi alloctoni invasivi costituiscono una forte minaccia, in quanto portatori asintomatici della peste di gambero, una malattia responsabile della rapida diminuzione delle popolazioni autoctone.
A causa di questi fattori, nel corso degli ultimi 50 anni, le popolazioni di gambero di fiume autoctono hanno subito un forte declino in tutta Europa. Attualmente, in Italia, la loro presenza è limitata a piccoli corsi d’acqua in cui i gamberi alloctoni invasivi non si sono ancora espansi e l’antropizzazione dell’habitat è limitata o assente.