I toni bianchi e neri delle pietre levigate dal mare della Liguria, le figure geometriche che incorniciano quelle simboliche e sacre della tradizione cristiana biblica, le progressioni in ordine cromatico, la scansione del tempo e dello spazio data dal colonnato di ordine tuscanico. Il piccolo chiostro della chiesa parrocchiale della Certosa di Rivarolo torna a splendere in tutta la sua magnificenza grazie al restauro del “risseu”, il pavimento a mosaico in ciottoli la cui posa iniziò nel 1546 e terminò oltre un secolo dopo, nel 1671. Il restauro conservativo è stato possibile grazie a un concorso di finanziamenti che ha capofila Asef srl del Comune di Genova, la società specializzata in onoranze e trasporti funebri, insieme al Mibact, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Accanto a loro sono intervenute altre realtà private, come l’associazione dei genovesi a Londra, il Lions Club e gli stessi parrocchiani. Finora sono stati raccolti centomila euro ««Ma – dice don Gian Andrea Grosso, parroco della Certosa – per terminare anche la seconda parte del progetto ne serviranno altrettanti».
Il restauro è stato affidato a Gabriele Gelatti, ultimo degli artigiani in grado di posare ex novo un “risseu” partendo dalla cernita, una a una, delle moltissime pietre necessarie, e uno tra i rarissimi restauratori di opere medievali come quella della Certosa. «Questi mosaici in ciottoli sono tesori culturali unici – commenta Gelatti – Ormai io ho un’esperienza trentennale nel campo e cerco di avviare a questa professione i giovani che si dimostrano interessati. Perché, altrimenti, questi beni andranno perduti. L’unico modo per tramandarne la raffinatezza costruttiva e progettuale è portarli sul campo, nei cantieri, dove si lavora con le mani».
Il primo e il secondo lotto sono stati ultimati proprio in questi giorni, consegnati agli esperti della Soprintendenza dei beni artistici e architettonici solo alcune ore fa. Ogni ciottolo è stato raccolto nel greto del torrente Polcevera e sulla spiaggia di Vesima. La levigatura dell’acqua ha reso identici i toni delle pietre innestate oggi accanto a quelle risalenti al Cinquecento. «Un lavoro straordinariamente curato» commenta Maurizio Barabino, amministratore unico di Asef, che insieme al dirigente amministrativo e gestionale Franco Rossetti ha destinato una quota del fondo “Asef Per Genova” proprio al recupero del “risseu” della Certosa. «I beni architettonici e artistici della nostra regione sono particolarissimi, unici e preziosi – aggiunge Barabino – Riteniamo utile partecipare ad azioni conservative per riconsegnare questi beni alla nostra città e ai suoi cittadini». Asef era intervenuta nel 2019 sovvenzionando anche il recupero del “risseu” della chiesa di San Gottardo. La decisione fu presa da Franco Rossetti: «Abbiamo tracciato una rotta – commenta il dirigente della partecipata comunale –. Gli interventi sovvenzionati con il fondo sociale ‘Asef Per Genova’ hanno tutti la radice comune di voler contribuire alla bellezza, all’utilità e alla socialità delle più diverse aree e realtà cittadine».
Il restauro del “risseu” del piccolo chiostro di San Bartolomeo della Certosa – che in realtà è il più grande della Liguria con i suoi 760 metri quadrati – dovrebbe terminare nel 2022 e fa parte di una generale ristrutturazione del complesso architettonico che fu, in origine, un monastero di frati certosini. I primi finanziamenti ministeriali di 4 milioni di euro risalgono al 2013: furono veicolati a Genova grazie al lavoro del consigliere delegato del Municipio V Valpolcevera Giovanni Casanova e spesi per opere strutturali. «Dopo il primo intervento – racconta Casanova – abbiamo sollevato la necessità di ridare al ‘risseu’ il suo antico aspetto. Il 15% della sua superficie era da ristrutturare. Oggi siamo giunti a metà dell’opera e non ci riterremo soddisfatti finché non avremo terminato».