È un momento molto positivo per Racing Force: il gruppo che ha sede principale a Ronco Scrivia secondo gli analisti finanziari dovrebbe superare i 70 milioni di fatturato nel 2025 (era 18,4 milioni nel 2014) grazie al core business del motorsport, con un record di vendite per il gruppo (al momento, nel terzo trimestre, si registra un +20% e un +9% nei primi 9 mesi), ma dal 2026 dovrebbero arrivare ricavi anche dalla diversificazione della produzione con i caschi per l’Us Air Force e quelli per la polizia penitenziaria olandese. L’altissima tecnologia studiata per le gare da corsa conquisterà a poco a poco anche altri settori.
L’innovazione estrema, con materiali di ultima generazione, si unisce alla qualità che solo il lavoro manuale può dare ed è una combinazione che ormai raramente si trova. A Ronco Scrivia succede ancora ed è per questo che il mercato premia i prodotti di Racing Force Group, nome sotto cui sono raggruppate le acquisizioni di Omp Racing, l’azienda nata nel 1973 e cresciuta soprattutto a partire dagli anni Novanta: dal 2019, quando Omp ha comprato Bell Helmets e Zeronoise (solo dopo è arrivata Racing Spirit), il fatturato è salito da 36,6 milioni ai 65,7 del 2024, con un ebitda margin che è passato dall’11,4% al 16%.
Sono giorni di “masterclass”, l’evento che Racing Force ha ideato per accogliere i distributori da tutto il mondo (oltre 80 aziende da 36 Paesi) che questa settimana scopriranno le novità per il 2026: «Alziamo ancora l’asticella» commenta l’a.d. Paolo Delprato nella mattinata in cui ha mostrato alla stampa il quartier generale che solo di recente è passato da 8 a 12 mila metri quadrati di estensione.
Il nuovo complesso ha anche uno showroom di grande impatto visivo, uffici moderni, quattro sale riunioni e una selezione di cimeli storici (soprattutto tute e caschi).
Tra le novità che potenzialmente aprono un mercato enorme perché collegato al marketing dei piloti e delle stesse case automobilistiche, una tuta rivoluzionaria che Omp ha prodotto per Mercedes grazie alla partnership con Adidas racewear (Adidas fornirà anche Audi l’anno prossimo e quindi Omp acquisirà un nuovo cliente): costa meno, pesa meno e consente di stampare su fibra Nomex quello che si vuole. «Nomex è la fibra usata dagli astronauti nello spazio, ma difficilmente riusciva ad assorbire il colori. I nostri tecnici sono stati bravi a omologarla. L’ha indossata Kimi Antonelli a Miami quando conquistò una storica pole position e poi abbiamo avuto altre richieste. Siccome è la tuta più traspirante al mondo è stata usata da Sebastien Ogier, 8 volte campione del mondo, al rally di Sardegna, che ha vinto lo scorso giugno e poi anche da altri piloti. Questo tipo di tuta cambierà dal 2026 tutto questo settore», annuncia Delprato che ha anche mostrato un’altra anteprima: per la prima volta saranno prodotte tute con l’interno in colore nero, non bianco.
Ronco Scrivia hub principale nonostante le infrastrutture
«Dall’hub di Ronco Scrivia − racconta Delprato − noi gestiamo tutto il mondo tranne le Americhe che è demandato al nostro hub a Mooresville in North Carolina. Vendiamo in 84 Paesi in tutto il mondo, cosa estremamente complicata ovviamente, a parte alcuni casi dove clienti ordinano caschi e si trovano magari in Australia o in Sudafrica dove spediamo direttamente dal Bahrain. Io non sono l’imprenditore di quelli che si lamenta sempre anche se ne avrei motivo, quello che posso dire è che il limite più grosso che abbiamo qui, al di là dell’autostrada, è l’Aeroporto. Noi siamo un’azienda internazionale, abbiamo all’interno del nostro gruppo più di 620 persone, con 39 nazionalità diverse. Viaggiamo molto tutti e l’Aeroporto di Genova è per noi inutilizzabile».
Il personale
Racing Force assume giovani e se li forma “in casa”. Delle 620 persone che fanno parte del gruppo, 160 sono a Ronco Scrivia. 38 anni l’età media di Gruppo. C’è una componente femminile importante: «A livello di gruppo abbiamo circa il 40% di donne, a Ronco Scrivia anche più del 50%. La mia strategia è quella di assumere persone giovani, farle entrare in azienda e formarle. Sono lavori talmente specializzati che non è che si trova chi lo sa fare». A livello contrattuale spesso ci sono anche dei bonus. La maggioranza dei dipendenti arriva dal territorio: Valle Scrivia, Basso Piemonte, Liguria. «Sono tutti molto legati all’azienda». Nessun turno notturno, ma per la prima volta verrà sperimentato un allargamento dell’orario di lavoro dove si fa sublimazione delle tute perché da dicembre Racing Force si attende molte richieste.
La visita allo stabilimento di Racing Force
Lo stabilimento di Ronco Scrivia è stato allargato in tre tranche: il primo blocco risale agli anni Sessanta, il secondo a quello dei primi anni Duemila e l’ultimo appena terminato.
Al piano terra c’è il magazzino dei prodotti finiti in cui tutti i prodotti vengono stoccati e registrati tramite un barcode per il conteggio in tempo reale. «Non vanno a scaffale se non hanno la luce verde dal controllo di qualità» specifica Del Prato.
Con la nuova riorganizzazione degli spazi il magazzino è stato diviso: da un lato i prodotti finiti, dall’altro le materie prime e semi-lavorate. L’azienda dispone anche di magazzini automatici che consentono di stoccare i tessuti al buio mantenendo le caratteristiche dei colori.
Sempre al piano terra ci sono alcuni laboratori di produzione: uno, piccolo, per l’assemblaggio dei caschi, che è una parte marginale a Ronco Scrivia perché il grosso viene fatto in Bahrain, però alle volte serve per ragioni di urgenza. Accanto c’è il laboratorio per le cinture di sicurezza top di gamma: le cinture di sicurezza della Mercedes Formula 1 o di Williams Formula 1 sono realizzate a Ronco Scrivia.

«Quando nel 2008 sono entrato in Omp − racconta Delprato − Omp non realizzava cinture di sicurezza, comprava cinture di sicurezza dalla concorrenza, marchiandole Omp. Abbiamo avviato all’epoca un progetto importante, con quello che era il responsabile tecnico e che attualmente è responsabile tecnico nella federazione internazionale e nel 2010 siamo arrivati a realizzare la prima cintura made in Omp per Robert Kubica, Renault Formula 1. Quello è un Gran Premio a cui io tengo molto perché segnava di fatto il ritorno di Omp in Formula 1, perché dal 2008 di fatto non era più presente».
Omp ha innovato anche nel settore delle cinture di sicurezza passando dal poliestere al Dyneema ovvero la fibra più forte e resistente al mondo: «Con il Dyneema − spiega Delprato − sono state realizzate le cime utilizzate per raddrizzare la Costa Concordia e sono realizzate le cime per tenere le piattaforme offshore nel Mare del Nord perché ha un rapporto resistenza peso superiore all’acciaio, al titanio, al kevlar, al carbonio, e dall’altra parte ha un peso specifico inferiore a 1, peso specifico inferiore a 1 vuol dire che galleggia».
Un altro laboratorio molto importante per Omp-Racing Force è quello sugli impianti di estinzione incendi sia per vetture da competizione sia standard. La seconda linea di business di Omp in ordine di tempo dopo i roll bar.
Poi c’è il laboratorio dei test di sviluppo e post produzione «per essere sicuri che tutti i prodotti siano conformi alle normative di omologa − ricorda Delprato − più o meno l’80% dei nostri prodotti sono omologati dalla Federazione Internazionale e quindi quando vengono immessi sul mercato dobbiamo essere sicuri che siano conformi agli standard. Quindi qui dentro facciamo sia test post produzione, ma soprattutto test di sviluppo. Abbiamo gli stessi macchinari utilizzati nei laboratori autorizzati dalla Federazione.
C’è per esempio il macchinario per testare le tute da Kart che non devono essere ignifughe, ma resistenti alle abrasioni e quindi viene simulato un possibile contatto con l’asfalto. Il test di abrasione è a tempo. Poi ci sono macchine per testare il peeling, ossia quell’effetto che si ha quando si formano i pallini di tessuto. Un altro serve per testare l’aderenza dei colori al pantone scelto.
Un tecnico mostra il test dei tessuti alla fiamma con il macchinario per l’omologazione Fia e quello per l’omologazione Sfi (valida negli Usa, per esempio nel campionato Nascar). Cambia poco tra le due, è ugualmente impressionante la resistenza del tessuto a un calore di 600-700 gradi in prima battuta. Il test si fa per ogni singolo strato di tessuto della tuta. I tessuti devono anche superare il test antipropagazione.
Il procedimento non finisce qui, racconta Delprato: «Ogni tuta ha un ologramma e per quanto riguarda le Fia dobbiamo applicare un numero di serie univoco, che è associato a un’etichetta con un numero di serie univoco e noi dobbiamo comunicare ogni sei mesi alla Fia che quell’ologramma con quel numero di serie univoco è stato associato a quell’etichetta, è stato messo su tal prodotto ed è stato venduto a quel cliente. La Sfi invece vende delle etichette e noi dobbiamo applicarla sulla tuta».
C’è un laboratorio specializzato anche per testare sedili, cinture di sicurezza, piccoli componenti come linguette e sganci di volante e gli estintori (a pressione). All’interno ancora un macchinario di oltre quarant’anni costruito da Claudio Percivale, uno dei fondatori di Omp, che serve per i sedili di vecchia generazione. Il macchinario nuovo, invece, consente di sperimentare carichi sino a 70G di accelerazione di gravità. Idem i caschi e le cinture.
La ricerca e sviluppo
La nuova riorganizzazione ha portato tutto il reparto ricerca e sviluppo al piano superiore. Ci si entra solamente con il controllo a riconoscimento facciale, così come il laboratorio. All’interno si trovano stampanti 3D che l’azienda usa per le varie progettazioni e poi due differenti uffici: la ricerca e sviluppo per la parte “drivers equipment” quindi tute, guanti, scarpe e underwear per tutti i livelli: dal campionato del mondo all’amatore. Gli addetti, esperti di design del prodotto, arrivano dal mondo della subacquea e della vela, oltre a un ingegnere. L’altro ufficio è dedicato alle parti delle auto: volanti, roll cage, cinture, sedili, impianti di estinzione: «Lavoriamo direttamente con case automobilistichecome Lamborghini, Ferrari, Porsche, 9 volte su 10 sono prodotti customizzati, completamente personalizzati. Poi sviluppiamo la parte del catalogo per i prodotti standard».
Una parte importante e che crescerà ulteriormente è quella delle tute: nell’80% dei casi sono realizzate tutte a Ronco Scrivia. Al piano superiore vengono richiamati i tessuti e il team è in grado di gestire ogni tipo di richiesta «anche le più folli» scherza Delprato. Si arriva poi a uno sketch che viene inviato al reparto cad. A quel punto il processo di produzione della tuta può partire. Il file cad viene inviato a una delle quattro linee di taglio automatico. Poi ci sono tre tecnologie di personalizzazione esterna: «Fino a pochi anni fa circa l’80% delle tute erano ricamate − spiega Delprato − se voi guardate una tuta di Schumacher, una tuta di Senna, erano tutte completamente ricamate, una volta si ricamavano le patch, poi si è arrivato a fare il ricamo diretto ma erano ricamate, oggi il ricamo pesa, e quindi la maggioranza dei piloti vuole i cosiddetti heat transfer».
C’è un team specializzato anche in questo, a Ronco Scrivia: «Gestisce la grafica, il logo dello sponsor, preparano il file, lo mandano in stampa a dei plotter che stampano l’heat transfer che deve superare la normativa di omologa». È stato aggiunto dalla Fia un certificato con la fotografia della tuta uscita dal produttore per evitare che i piloti applichino delle loro patch non omologate successivamente. Noi abbiamo proposto di farlo digitale e dotiamo le tute di un chip che è leggibile da parte di chi ha una certa app».
Nello stabilimento Omp c’è una sezione dedicata al ricamo, che viene fatto da macchine da cucire automatiche, mentre l’assemblaggio delle tute avviene ancora a mano in un reparto tutto al femminile. Due i controlli di qualità che devono superare una volta realizzate.
Il reparto tute è cresciuto a doppia cifra dal 2014 con l’eccezione del 2020: «È una richiesta continua. Abbiamo code infinite di prodotto. È il fiore all’occhiello dell’azienda. Anche perché si incrocia l’alta tecnologia con il lavoro a mano».
Il mercato di Racing Force
L’equipaggiamento per i piloti rappresenta il 76% del mercato del gruppo, le parti per le auto il 17%, il resto il 7%, ma è quest’ultimo settore ad avere una crescita notevole nell’ultimo periodo: nei primi 9 mesi del 2025 +38% rispetto allo stesso periodo del 2024.
L’Europa è il mercato principale (l’Emea è al 67%, con un aumento del fatturato del 10,5%), le Americhe sono al 23% e rappresentano un potenziale enorme, cresce leggermente anche l’Asia (soprattutto la Cina).
I canali di vendita sono rappresentati principalmente dai rivenditori (58%), poi dai rapporti diretti con i team automobilistici (26%) e da altri (17%).
Le sedi di Racing Force
A Ronco Scrivia c’è la sede principale, ma Racing Force è ormai su tre continenti: Sakhir in Bahrain (Bell; Hps); a Mooresville negli Usa (Omp, Bell, Racing Spirit); a Pisa (Zeronoise); a Tubize in Belgio (Hps). Ci sono poi punti vendita anche a Miami e Indianapolis.
La storia di Omp e il futuro
Nel 1973 tre giovani appassionati di gare automobilistiche decidono di costruirsi il primo roll bar per la loro auto da rally. Sono i fratelli Roberto, Piergiorgio e Claudio Percivale. Decidono di farne il loro lavoro e a Bolzaneto nasce Omp. Dal 1981 decidono di investire anche sulle tute da gara. Il primo pilota a vestire Omp è Mauro Baldi. Omp ottiene la prima omologazione Fia di una tuta ignifuga nel 1986; inoltre realizza l’estintore per automobili da corsa di dimensioni più piccole mai creato (19,4 cm di lunghezza). Tre anni dopo, il 23 aprile 1989, il pilota Gerhard Berger nel corso del Gran Premio di San Marino di Formula 1 esce indenne da un incidente in cui la sua Ferrari va in fiamme per 23 secondi prima che venga salvato. Per Omp, fornitrice di tuta e guanti, è una svolta e diventa marchio di richiamo internazionale. In pochi mesi l’azienda sposta la produzione e l’amministrazione a Ronco Scrivia. Piloti come Senna e Michael Schumacher si serviranno delle forniture Omp.
La morte prematura di Piergiorgio Percivale nel 2003 è un fattore che la famiglia non riesce a riassorbire a livello aziendale e a fine 2006 la famiglia decide di vendere la società non a un fondo, ma alla Saye, la società dei fratelli Delprato, che realizza investimenti in small e mid cap, proponendo anche servizi di consulenza strategica e direzionale. «Il 4 febbraio 2008 entriamo in azienda, molti dipendenti erano scioccati, qualcuno in lacrime, qualcuno spaventato. Con la crisi economica di Lehman Brothers tutti i nostri piani cambiano perché Roberto Percivale, che avrebbe dovuto comunque restare in azienda. E così mio fratello mi ha convinto a restare in azienda per un anno per capire quale sarebbe stata la figura più adatta a gestire l’azienda. Lui si è ritirato nel 2013, mentre per me questo anno è durato parecchio, visto che sono ancora qui». Nel 2018 l’incontro di Delprato con Stephen Cohen, fondatore di Bell, per una possibile produzione di caschi sotto il marchio Omp ha portato all’acquisizione al 100% di Bell da parte di Omp l’anno successivo. Oggi Bell ha più del 50% dei piloti nelle varie categorie. Il 75% dei piloti di Formula 1 utilizza Bell e nessun pilota è pagato per farlo. Anche Zeronoise, una startup di Pisa specializzata in sistemi di comunicazione è entrata nel gruppo. «Questo ha consentito di produrre sistemi di comunicazione nei rally e tutti i sistemi di comunicazione sui circuiti automobilistici e anche il drivers’ eye che abbiamo brevettato e trasmette la visuale dei piloti al pubblico della Formula Uno. Stiamo cercando di portarlo anche in altri sport come lo sci». Racing Spirit è arrivato nel 2022 ed è un brand di abbigliamento che si allarga allo yachting e al sailing customizzato. Hps è l’ultimo arrivato, un marchio diversificato per trasmettere l’alta tecnologia usata nel motor sport anche in altri settori.


























