Sono circa 15 mila in Liguria i giovani caregiver (fino a 18 anni) o giovani adulti caregiver (fino a 25 anni) che rivestono un ruolo significativo nel prendersi cura di un componente della propria famiglia bisognoso di assistenza, con conseguenze che influiscono pesantemente sul loro rendimento scolastico, sulle opportunità lavorative e di inclusione sociale tanto che il 6% dichiara di essere stato vittima di bullismo.
Per sostenere questi ragazzi, rafforzare le loro competenze, individuare percorsi e approcci innovativi anche attraverso la promozione della cultura della cura con laboratori specifici nelle scuole, è stato firmato oggi il protocollo d’intesa tra Regione Liguria, Ufficio Scolastico Regionale, Consulta regionale handicap e Cooperativa sociale Anziani e non solo.
Punto di partenza è la consapevolezza della necessità di condividere competenze, percorsi e approcci innovativi per rafforzare le competenze di cura, e sostenere chi cura, a partire dal Protocollo nazionale firmato fra il Miur e la cooperativa sociale Anziani e non solo.
«Quello di oggi un importante passo avanti − afferma la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale − a sostegno della figura del caregiver e in particolare dei giovani che, anche minorenni, si prendono cura di un familiare, facendosi carico dell’organizzazione delle cure e dell’assistenza con il rischio di trovarsi in una situazione di sofferenza e disagio psicologico. Quando il caregiver è un giovane, ci sono diverse conseguenze anche sul percorso di studi e sulle possibilità di trovare e mantenere un’occupazione. Ed è qui che vogliamo intervenire per non lasciare soli questi ragazzi. Ma non basta: oltre a intercettare chi ha bisogno di sostegno, vogliamo anche agire anche sul fronte dell’informazione e del supporto psicosociale per questi ragazzi che troppo spesso restano invisibili».
Fondamentale è quindi il coinvolgimento delle scuole attraverso l’Ufficio scolastico regionale perché «gli insegnanti possono essere preziose ‘sentinelle’ – sottolinea l’assessore regionale all’Istruzione e Formazione Ilaria Cavo − e riconoscere per primi gli studenti che hanno anche responsabilità di cura, costituendo per loro un punto di riferimento e di orientamento verso i servizi offerti sul territorio e sensibilizzando gli altri docenti e i compagni anche per prevenire fenomeni di emarginazione. Questo approccio consente ai ragazzi di trovare un valido supporto per le responsabilità familiari e, al contempo, li aiuta a non rimanere indietro con gli studi, prevenendo anche in alcuni casi il rischio di abbandono scolastico».
La Liguria è la Regione con il processo di invecchiamento più alto d’Italia e d’Europa: con il suo 28% di anziani sopra i 65 anni, si colloca al primo posto su scala nazionale, ben al di sopra della media ferma al 21,7%. L’invecchiamento della popolazione, con il suo carico di non autosufficienza, di necessità di cura a lungo temine, di intervento in continuità assistenziale a domicilio su pluri-patologie, determina un consistente bisogno di cura. A fronte ai 3 milioni di non autosufficienti, di cui gli anziani sono la grandissima prevalenza e che passeranno in questa condizione mediamente 10/12 anni, la cura è prestata da 7 milioni di familiari 1,5 milioni di assistenti familiari retribuite, 350 mila operatori socio sanitari qualificati, 2 milioni di volontari, oltre al personale socio sanitario dei servizi professionali.
Nell’ambito del progetto europeo ME-WE (supporto psicosociale per la promozione della salute e del benessere dei giovani caregiver adolescenti), è emerso che in Italia si ha una prevalenza di cura realizzata dai giovani caregiver verso i loro nonni, mentre in altri paesi la prevalenza è verso i fratelli o i genitori, affetti da patologie inabilitanti. In ogni caso si conferma come sia a forte rischio anche la loro salute (26% denuncia problemi fisici, il 16% anche problemi di tipo psico emotivo). Spesso sono invisibili: solo il 13% riceve aiuto formale dai servizi.
In Liguria (dati Istat 2017) si stima siano complessivamente 220 mila i caregiver familiari (poco meno del 60% donne), di cui circa 45 mila con un carico di cura superiore alle 20 ore settimanali.