Presentata questa mattina da tutte le Regioni, riunite nella commissione Politiche agricole, nella sala dorata della Camera di Commercio di Genova, la “Carta di Genova” sulle politiche della pesca e dell’acquacoltura.
«La Regione Liguria – spiega l’assessore regionale alla Pesca Stefano Mai – ha promosso questo documento che contiene una sintesi delle principali azioni che riteniamo indispensabili per il rilancio e la valorizzazione del settore della pesca». Durante la prossima conferenza delle Regioni, sarà portato all’approvazione dei presidenti il documento finale con le eventuali integrazioni da parte dei territori che potranno essere inviate nelle prossime ore.
«La Carta di Genova – commenta Mai – raccoglie gli intenti dei territori su punti che riteniamo strategici per il futuro del comparto. Per esempio, ci sono lacune normative che vanno colmate sulla disciplina delle attività di pescaturismo e ittiturismo o sugli impianti per l’acquacoltura. Inoltre, esiste la necessità di una tracciabilità dei prodotti che chiarisca meglio al consumatore l’origine del pescato e quindi valorizzi l’attività delle nostre marinerie».
La Carta di Genova è articolata in 10 punti: formazione degli operatori e dei tecnici per favorire il ricambio generazionale e l’innovazione; informazione attraverso una strategia nazionale di comunicazione sui prodotti agroalimentari e gastronomici italiani, che contribuiscono alla dieta mediterranea e alla cultura locale e nazionale; innovazione, con particolare riferimento alla sostenibilità, alle nuove specie da allevare o coltivare in acqua; qualificazione dei prodotti con la diffusione delle denominazioni d’origine, dei sistemi di qualità certificata, dell’acquacoltura biologica, della tracciabilità nelle filiere; educazione alimentare e promozione dell’agroalimentare e della gastronomia italiana per incrementare il fatturato e il valore aggiunto dei prodotti ittici, sviluppare il turismo e le esportazioni; organizzazione delle filiere per garantire un maggior valore aggiunto ai produttori primari, promuovendo la vendita diretta, le filiere corte, la valorizzazione delle produzioni artigianali tradizionali, l’utilizzo delle nuove tecnologie, la trasparenza dei prezzi e dei rapporti contrattuali con i commercianti e gli industriali con particolare attenzione alla tracciabilità dei prodotti e all’etichettatura e lo sviluppo dell’associazionismo; sostenibilità della pesca, diffusione dei piani di gestione locali o di scala più ampia per i grandi pelagici, la pianificazione dei periodi di fermo, e dell’acquacoltura con particolare riferimento alla localizzazione degli impianti, all’alimentazione dei pesci allevati, alla gestione di reflui e rifiuti, al benessere degli animali, alla definizione di linee guida; diversificazione e multifunzionalità del settore attraverso lo sviluppo dell’ittiturismo e pescaturismo.