«Ci sono tutti i titoli, anche solo una copia per titolo ma tutti. Del nostro settore, naturalmente». Così Domenico Rossi descrive il catalogo della libreria genovese Bruzzo, che gestisce insieme al socio Carmelo Marino.
La Bruzzo, per chi scende da piazza Corvetto, si trova all’inizio della galleria Mazzini, sulla destra. Pochi metri quadri, stipati di libri “tecnici”. Tenici ma tra gli scaffali Bruzzo si possono trovare dizionari di lingue anche poco diffuse come il greco moderno. Molti di questi libri sono del catalogo Hoepli. Del resto la libreria porta sull’insegna a grandi caratteri la scritta “edizioni HOEPLI”. E della casa editrice fondata da un giovane svizzero, Johann Ulrich Hoepli, a Milano nel 1870, conserva il fascino legato all’industrializzazione e alla formazione tecnico-scientifica del paese.
La libreria genovese è stata fondata da Mario Bruzzo nel 1942, in piena guerra, sembra sia stata ricavata da uno spazio più ampio occupato da una lavanderia, danneggiata dai bombardamenti. È stata gestita fino all’inizio del Duemila dalla famiglia Bruzzo, quando è passata a Rossi e Marino. Da Bruzzo si trovano tutti i titoli Hoepli, casa editrice oggi specializzata nella tecnica, nella manualistica, nell’editoria scolastica e universitaria, ma anche molta produzione di altre case. Impiantistica, ogni ramo dell’ingegneria, della tecnica, dell’economia, dell’agricoltura (Bruzzo in Liguria è una delle librerie più fornite in questo comparto, soprattutto per quanto riguarda le specialità regionali, ortocultura e ulivicoltura, e l’enologia). Molto spazio ha l’hobbistica “avanzata”: chi cerca libri sulla montagna, la nautica, la tecnica navale, la storia dei grandi transatlantici qui non rimane deluso. «La domanda – dichiara Rossi a Liguria Business Journal – è cambiata con il cambiamento della fisionomia industriale della città: si vendono meno libri di impiantistica e più manuali di informstica ed elettronica».
I clienti non mancano: ingegneri, tecnici, hobbisti, cultori delle discipline meno frequentate da Bruzzotrovano un punto di riferimento. «Peccato – osserva Rossi – che la galleria sia da anni ingombra di impalcature che non invogliano a fare un giro da queste parti. Anche i turisti, che a Genova cominciano a vedersi, arrivano al massimo fino a De Ferrari».