«L’errore peggiore che i governi possano compiere durante le crisi è liquidare l’ansia diffusa rispetto all’immigrazione, come illegittima o come segno di intolleranza, xenofobia, razzismo. Comportarsi così alimenta solo l’ansia e l’estremismo». Lo dichiara Simone Regazzoni, della commissione regionale di garanzia del Pd genovese, citando lo studio “Understanding and Addressing Public Anxiety About Immigratio” del “Migration Policy Institute”. Regazzoni interviene sul tema in una lettera aperta al partito ligure sulla questione dei migranti
«Noi (del Pdi ndr) – prosegue il documento – non ci facciamo più carico delle ansie e delle paure della popolazione in un difficile contesto di crisi e insicurezza globale. E più precisamente: noi non ci facciamo più carico di quelle ansie e di quelle paure presenti tra i ceti popolari, presenti anche tra i nostri stessi elettori».
Secondo Regazzoni, «non basta dire “torniamo nelle periferie”, “torniamo a parlare con i ceti popolari”, se poi su questi temi difficili, invece di ascoltare le paure e misurarci con esse, siamo solo in grado di dare piccole lezioni di moralità, magari chiamando in causa il Papa come ha fatto recentemente il sindaco Doria».
«Compito del Pd – osserva Regazzoni – è «dare risposte politiche: non dispensare lezioni etiche».
«Critichiamo qualsiasi paura, quando va bene, come fantasia infondata – si legge ancora nella lettera aperta – come forma di incomprensione cui contrapponiamo meri dati numerici. Più frequentemente liquidiamo ansie e paure come forma di razzismo e xenofobia da esorcizzare in nome della solidarietà, agitata come vessillo etico in un contesto in cui il controllo dei flussi e la collocazione dei migranti in strutture adeguate pone, innegabilmente, alcuni problemi. Ma «con questa strategia otteniamo un solo, pericoloso risultato politico: le paure non ascoltate e contenute, vengono cavalcate dalla destra, che le incornicia in un discorso xenofobo».
«Avendo dato la mia disponibilità a candidarmi alle primarie per il sindaco di Genova – conclude Regazzoni – credo che questo sia uno dei temi su cui cominciare a discutere seriamente, fuori da vecchi schemi ideologici. Siamo pronti a farlo? Ma non il solito, vecchio dibattito in cui raccontiamo che il problema non esiste, che occorre stare tranquilli, che le ansie sono infondate. Ma una discussione franca, seria, responsabile, in cui ammettiamo che un problema c’è e che le ansie della popolazione meritano ascolto e risposte concrete, non lezioni».