La Regione Liguria stanzia 100 mila euro per integrare le risorse nazionali destinate al reddito di libertà, la misura di sostegno economico che prevede un contributo mensile fino a 500 euro per le donne seguite dai centri antiviolenza riconosciuti, per favorire l’uscita dalla condizione di violenza e l’avvio di un nuovo percorso di autonomia.
«Anche la Regione vuole fare la propria parte – spiega l’assessore alle Pari Opportunità Simona Ferro – Con questo stanziamento rafforziamo la misura nazionale del reddito di libertà, in accordo con l’Inps che gestisce le erogazioni dei contributi alle donne vittime di violenza. In questo modo aumentiamo la capacità di accesso alla misura sul territorio ligure e garantiamo l’utilizzo secondo modalità applicative già consolidate a livello nazionale. Le donne che hanno subito violenza e stanno provando a ricostruire la propria vita devono sapere che non sono sole: le istituzioni del territorio sono al loro fianco in un percorso di rinascita, autonomia e libertà».
«Con questa legge, la Regione Liguria si assume la responsabilità concreta di istituire un fondo economico dedicato alle donne vittime di violenza, perché nessuna sia costretta a scegliere tra la libertà e la sopravvivenza economica. Nel 2024, sono raddoppiate le telefonate ai centri anti-violenza in Liguria rispetto all’anno precedente. Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha aumentato la consapevolezza del problema e ha portato le donne a denunciare, rivolgendosi ai centri antiviolenza. Di fronte a questo aumento delle segnalazioni, non c’è stato a livello nazionale un aumento dei fondi per la presa in carico di queste situazioni. Le istituzioni non possono limitarsi di dire alle donne di denunciare le violenze, ma devono dare risposte chiare e percorsi d’uscita». Selena Candia, capogruppo regionale di Avs, rivendica con orgoglio l’approvazione e il finanziamento di un fondo economico per sostenere l’autonomia delle donne vittime di violenza.
«Uscire da una situazione di violenza, fisica, economica, psicologica, è un percorso lungo e difficile, fatto di paure, di ricatti, di fragilità economiche. I nostri centri anti-violenza svolgono un grande lavoro, ma troppe donne restano intrappolate in relazione violente, perché non hanno un reddito, una casa, un lavoro. Uscire dalla violenza non può essere un privilegio. Questo fondo nasce proprio per rispondere a questa necessità: dare alle donne un aiuto di 500 euro al mese, per un periodo da uno a tre anni, per ritrovare autonomia e sicurezza», ricorda Candia.
«Non si tratta solo di un aiuto economico, ma di un segnale chiaro che la violenza non è un destino, che le istituzioni e le comunità sono pronte ad aiutare e a proteggere chi è in difficoltà. Questo fondo non rappresenta un costo per le casse regionali, ma un investimento sul futuro della nostra comunità, un futuro in cui nessuna donna debba più sentirsi sola o senza via d’uscita”, sottolinea la capogruppo regionale di Avs.
Come richiedere il reddito di libertà
Le donne seguite dai centri antiviolenza e inserite in un percorso di uscita dalla violenza possono presentare domanda per il reddito di libertà fino al 31 dicembre 2025, tramite il Comune di residenza, che provvederà a trasmetterla all’Inps.



























