Immagini, messaggi dal profondo. Frammenti di emozioni – paura, incertezza, sollievo, gratitudine – colte in un anno in trincea, sulla prima linea del fronte aperto contro il Covid al Pronto soccorso dell’Ospedale Galliera. Tutto questo è “Covid Flashback – Pronto soccorso Ospedali Galliera”, il libro fotografico (96 pagine a colori, con testi in lingua italiana e inglese, edito da Erga Edizioni, Genova) realizzato grazie all’opera del fotoreporter Roberto Bobbio all’interno del reparto di prima emergenza dell’ospedale di Carignano. Coautore del volume è Paolo Cremonesi, direttore del Pronto Soccorso del Galliera
Il progetto editoriale è di Tiziana Zito, è stato realizzato grazie alla sponsorizzazione di Asef – Servizi Funebri del Comune di Genova, con il patrocinio della Regione Liguria.
Il volume documenta un anno di lotta al virus SARS-CoV-2, dipanando la storia a ritroso, come in un flashback filmico: le prime immagini pubblicate sono state scattate dopo l’arrivo del vaccino. Il racconto, con brevi testi a supporto degli scatti di Bobbio, conduce al cuore della battaglia combattuta al Pronto soccorso da medici e infermieri costretti – in tute, maschere protettive e guanti – a turni massacranti e giunge, in un moto temporale inverso, al mese di marzo 2020, quando, anche a Genova, l’emergenza sanitaria è scoppiata in tutta la sua violenza.
«Questo volume – ha detto il presidente della regione Giovanni Toti alla presentazione del lavoro di Bobbio e Cremonesi – rappresenta la memoria dei momenti più difficili, della fatica affrontata ogni giorno, della gioia per le dimissioni dei pazienti sopravvissuti, del dolore per chi non ce l’ha fatta. Momenti, ore, giorni e mesi che nessuno di noi potrà mai dimenticare. Da qui dobbiamo ripartire insieme – conclude – facendo tesoro dell’esperienza vissuta e delle professionalità che il sistema ha saputo esprimere prima di tutto per promuovere ancora di più la campagna vaccinale contro il Covid e anche per costruire una sanità sempre più vicina ai bisogni dei cittadini».
«Faccio il medico da molto tempo – ha dichiarato Paolo Cremonesi – e devo ammettere di non aver mai visto in prima persona, qui in Europa, nulla di paragonabile all’epidemia di Sars-CoV-2 che si è scatenata durante la primavera del 2020. Le ambulanze arrivavano in continuazione, giorno e notte, non avevamo più barelle, letti o reparti disponibili. Abbiamo dovuto riorganizzare intere aree dell’ospedale, di fretta e con l’urgenza di dover salvare una vita in più per ogni secondo perso a ragionare sul da farsi. Come responsabile ho deciso di essere sempre presente, non soltanto come medico per i miei pazienti, ma anche per tutto il personale che, insieme a me, era in prima linea. Abbiamo tenuto duro, abbiamo resistito, spesso a discapito della nostra vita e delle nostre emozioni e relazioni personali. Devo riconoscere però che la vicinanza di tutta la popolazione è stata per noi un motivo per continuare a combattere».
«Durante la pandemia Covid-19 – ha raccontato Roberto Bobbio – gli ospedali sono stati un territorio off-limits per tutti, soprattutto per i familiari dei degenti. Uno degli aspetti più drammatici e sconvolgenti che ha caratterizzato questa tragedia epocale è stata la assoluta impossibilità da parte dei malati di avere contatti con il mondo esterno; sono morti in solitudine, senza poter avere accanto il coniuge, i figli, i nipoti, un amico. Tutto il personale medico, paramedico e socio-assistenziale del Pronto Soccorso si è improvvisamente trovato così ad essere l’unica presenza umana a testimoniare gli ultimi istanti di vita di persone sole. Coinvolto emotivamente nella enorme tensione e paura che aleggiava nel reparto, anche io “scafandrato” con la soffocante tuta protettiva, mi sono preso la responsabilità di decidere che cosa e come fotografare, sollecitato a bilanciare la necessità di documentazione con il rispetto per la persona, evitando enfasi e retorica, impedendo che l’emozione o la paura condizionassero la “informatività” di un lavoro che non si sarebbe mai potuto replicare».
Una fotocronaca in cui i protagonisti sono i membri dello staff medico e paramedico e gli stessi pazienti che, insieme, hanno lottato per la vita; un dramma collettivo registrato attraverso i loro occhi, dall’ingresso al Pronto soccorso fino al termine del percorso ospedaliero.
Franco Rossetti, dirigente amministrativo e gestionale di Asef srl, ha spiegato che «Ogni giorno, durante la pandemia, lavorare è stato come combattere una guerra. La pandemia ha catapultato gli addetti ai trasporti funebri al centro dell’emergenza. A marzo del 2020, improvvisamente, il numero dei servizi funebri si è triplicato. In azienda dovevamo garantire la sicurezza dei lavoratori e, nel contempo, fare bene il nostro lavoro, adeguandoci alle normative in continuo aggiornamento».
«Funerali ridotti a soli trasporti funebri – ha aggiunto Maurizio Barabino, amministratore unico di Asef – familiari dei defunti affranti per avere perso i propri cari senza neppure un saluto, operatori funebri spaventati e costantemente sotto stress. È stata dura, per questo abbiamo deciso di aderire al progetto del dottor Cremonesi e del fotografo Roberto Bobbio, entrambi in prima linea all’interno del pronto soccorso dell’ospedale Galliera, l’uno impegnato a combattere il virus, l’altro a documentare la battaglia. Un’opera necessaria, per non dimenticare».
L’opera prima, in versione bilingue, sarà distribuita in settecento copie gratuite al personale dell’Ospedale Galliera. I Dirigenti di Asef srl hanno deciso di supportare il progetto per rendere omaggio a chi si è impegnato quotidianamente per salvare il maggior numero possibile di vite umane, affrontando i rischi e gli incerti portati da un’infezione per lungo tempo sconosciuta e potenzialmente letale.
Il libro è fruibile anche in versione digitale multimediale, con immagini e video e colonna sonora originale di Massimo Claus, scaricando l’app Vesepia e inquadrando il codice QR presente in controcopertina.Hanno partecipato al progetto con l’acquisto di copie anche Grondona Spa, Noberasco Spa, Grimaldi Holding, Forza Motrice.