Prima il programma, poi un candidato credibile in grado di rappresentarlo e di portarlo avanti. Articolo 1 – Democratici e Progressisti, il nuovo movimento nato da ex esponenti di Pd e Sinistra Italiana, raccogliendo le esperienze dei due partiti e aperto ad altri interlocutori sociali, vuole ricostruire un nuovo centrosinistra in grado di rappresentare una valida alternativa a renziani, centrodestra e M5S.
Un soggetto che possa «radunare tutte le persone che si sono perse dopo gli errori della sinistra radicale e del centro sinistra – afferma Andrea Grande, ex presidente dei giovani democratici genovesi – Non stiamo costruendo un centrosinistra anni Novanta, ma vogliamo dare vita a un progetto nuovo che possa intercettare il nichilismo e la rabbia della mia generazione».
E per farlo, il neonato movimento si tiene ben lontano dall’esempio del Pd, che tanto si è arrovellato (e continua a farlo) su un nome che metta tutti d’accordo (ma che ancora non si trova, a tre mesi dalle elezioni). Lo sottolinea Stefano Quaranta, già deputato di Sel: «Prima vengono le idee e i programmi, poi le persone che devono essere al servizio di quelle idee e di quel progetto per la città. La scelta inversa finora non ha dato alcun risultato».
Il nome arriverà dunque al termine di un ampio percorso di condivisione, «anche con quelle associazioni molto rappresentative del territorio, come Anpi e Arci, che non solo hanno lanciato un appello al centrosinistra, richiamandolo al senso di responsabilità nel costruire un programma per la città, ma che vogliono avere anche una rappresentanza politica che a oggi non hanno», spiega l’ex Sel.
Una persona che abbia a cura Genova: «Serve una figura che abbia un’idea di città – dice Quaranta – che la rilanci nella sua identità e vocazione e, nello stesso tempo, che ponga la propria attenzione sui soggetti più deboli, sulle periferie, ma che abbia anche un’idea di sviluppo che porti a lavoro». Saranno proprio questi i principali temi che andranno a comporre il programma del movimento, in via di definizione: «Lotta alla povertà, attenzione e riqualificazione delle periferie, difesa del lavoro come punti fondamentali», ricorda Grande.
Un nome solo, ma tante teste. Uscire dalla logica dell’ “uomo solo al comando” è un’altra caratteristica del movimento: «Parliamo di una logica di destra, che noi dobbiamo superare – sottolinea Quaranta – Per cambiare servono tante competenze e passioni, una squadra, una classe dirigente. Prima ancora di un uomo solo al comando». Anche per questo i Democratici e Progressisti sono pronti a dialogare con tutti coloro che condividono i valori del centrosinistra: «Vorremmo una coalizione più ampia possibile», dice Grande. Ma non è solo una questione di «essere unito contro la destra o il M5S – ricorda Quaranta – bisogna avere un progetto e idee nuove».
Per ora il movimento ha raccolto 300 adesioni, ancora nessun nome di coordinatori, ma si sta strutturando: «Il nostro movimento si costruirà con le persone, nei quartieri – spiega Angelo Chiaramonte – Ci stiamo dando un’organizzazione, cosa che, a livello nazionale, è già presente con Scotto e Speranza coordinatori. Abbiamo già raccolto diverse centinaia di adesioni, abbiamo previsto una quota di adesione e prevediamo a breve cene e iniziative di autofinanziamento».
Già nel prossimo appuntamento di venerdì 17 marzo (alle 17,30), al Bi.Bi Service di via XX Settembre, il movimento potrebbe presentarsi un po’ più strutturato: sarà presente anche Arturo Scotto.