L’Ospedale Policlinico San Martino ha utilizzato per la prima volta un nuovo protocollo sperimentale, infondendo cellule Car-T in una paziente di 44 anni affetta da una grave malattia autoimmune, un lupus eritematoso sistemico con coinvolgimento renale. Questa procedura, che impiega cellule geneticamente modificate per attaccare i linfociti B e modulare il sistema immunitario, rappresenta uno dei primi casi in Italia di applicazione della terapia Car-T per una patologia autoimmune e non ematologica.
Cosa sono le Car-T?
Le Car-T (Chimeric Antigen Receptor T-cells) sono un trattamento innovativo che prevede la modificazione genetica dei linfociti T, un particolare tipo di globuli bianchi. Queste cellule vengono “addestrate” in laboratorio per riconoscere e attaccare specifiche cellule tumorali e non tumorali se necessario. Una volta modificate, le cellule T vengono poi reinfuse nel paziente. Possono essere usate in neoplasie (per ora solo ematologiche) per attaccare le cellule tumorali oppure, come in questo caso, per attaccare i linfociti di una malattia autoimmune e rimodulare l’immunità del paziente.
Seppur consolidata nel trattamento delle malattie onco-ematologiche, l’utilizzo della terapia Car-T nelle malattie autoimmuni rappresenta un’importante innovazione, con risultati preliminari estremamente incoraggianti. La paziente, che rischiava di dover ricorrere alla dialisi definitiva a causa del danno renale, non aveva altre opzioni terapeutiche disponibili.
Questo innovativo approccio terapeutico, reso possibile grazie alla stretta collaborazione tra immunologi, nefrologi ed ematologi, segna un significativo passo avanti nella ricerca e nell’applicazione di terapie cellulari per le malattie autoimmuni, aprendo nuove e promettenti prospettive terapeutiche per pazienti affetti da patologie gravi.


























