Aboca presenta la nuova edizione italiana del Tao della fisica, di Fritjof Capra (traduzione di Tullio Cannillo), a cinquant’anni dalla prima edizione americana e a una quarantina d’anni dalla prima edizione italiana di Adelphi. Il testo pubblicato da Aboca è arricchito da nuovi capitoli.
Il Tao della fisica è notissimo, qui intendiamo semplicemente segnalare la nuova edizione. Ci limitiamo a ricordare, per chi non avesse letto la prima edizione e le opere successive di Capra, che secondo il fisico austriaco esiste una sostanziale armonia tra lo spirito della saggezza orientale e le concezioni più recenti della scienza occidentale. Nella fisica quantistica e nelle filosofie orientali la realtà è una rete unificata e interconnessa, non esistono entità isolate: ogni cosa è in relazione con tutte le altre, l’universo appare come un tutto indivisibile, in continua trasformazione, la percezione di sé come entità separata è illusoria.
Nel corso di questi decenni l’opera di Capra ha suscitato entusiasmi e critiche. La nuova sensibilità new age ne ha favorito la diffusione ma anche la banalizzazione – come è successo alla yoga – d’altra parte diversi autorevoli scienziati hanno accusato Capra di avere forzato le analogie tra la fisica moderna e buddismo, induismo e taoismo e di non presentare dati sperimentali né dimostrazioni matematiche a sostegno delle sue tesi. Capra, però, non sostiene che la fisica moderna coincida con la mistica orientale ma che i due ambiti non sono in conflitto, ma si completano. Studiosi di filosofia hanno osservato che certe intuizioni non si trovano solo nelle visioni del mondo dell’estremo Oriente, ma sono presenti nella filosofia greca e in quella medioevale. Sono stati ricordati Aristotele, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino. Forse potremmo aggiungere anche Democrito. Il libro di Capra, comunque, non va visto come un trattato scientifico ma come uno stimolo a considerare la realtà alla luce delle nuove scoperte della fisica moderna.



























