Genova diventerà una delle città con un centro per la giustizia riparativa nel distretto della Corte d’Appello di Genova, competente su tutto il territorio ligure e la provincia di Massa.
Lo ha stabilito la giunta del Comune su proposta dell’assessore al Welfare Cristina Lodi.
Cos’è la giustizia riparativa
Si tratta di un’innovazione introdotta dalla riforma Cartabia, che promuove il riconoscimento della vittima del reato, la responsabilizzazione dell’autore dell’offesa nonché la ricostruzione di legami con la comunità, il tutto attraverso la risoluzione mediata delle questioni derivanti dal reato. Un istituto che è diventato d’attualità in merito alla richiesta di Filippo Turetta nell’ambito del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
Il meccanismo si basa su un programma per arrivare a un accordo finalizzato alla riparazione dell’offesa inteso come riconoscimento della vittima e responsabilizzazione del soggetto indicato come reo. L’esito riparativo può essere sia simbolico o materiale e può sfociare anche in una riduzione della pena.
Come funziona
Per l’attivazione il Comune di Genova riceverà 220 mila euro, che serviranno per il personale la prima fase di partenza.
«È un tema che girava già da un po’ − spiega Lodi − e il Comune aveva tracheggiato un po’. Così abbiamo chiesto aiuto ad Anci Liguria e a quello nazionale su ciò che non era chiaro. L’adesione da parte del Comune è stata volontaria e il Centro sarà il primo e unico a livello regionale».
Al programma di giustizia riparativa possono accedere la vittima del reato, la persona indicata come autore dell’offesa, o altri soggetti appartenenti alla comunità, a partire dai familiari della vittima del reato, ma anche persone di supporto segnalate dalla vittima del reato e dalla persona indicata come autore dell’offesa, enti ed associazioni rappresentativi di interessi lesi dal reato, rappresentanti o delegati di Stato, Regioni, enti locali o di altri enti pubblici, autorità di pubblica sicurezza, servizi sociali e chiunque altro vi abbia interesse.
L’intenzione è istituire percorsi di recupero e superare le fragilità in un luogo neutro.
Il nuovo garante dei detenuti del Comune Marco Cafiero, commenta: «È uno strumento che porta al riconoscimento dell’altro come portatore di un diritto leso, di una sofferenza, e porta a un qualunque atto che può anche essere appunto la riduzione della pena».
Chi gestisce e i tempi
I programmi di giustizia riparativa rappresentano garanzia dei Lep, Livelli essenziali delle prestazioni: nel centro individuato a Genova dal ministero, che sarà attivato il prossimo anno dal ministero e sarà gestito dall’associazione Nodo Parlato, la vittima di reato troverà uno spazio per essere ascoltata. «Chi ha commesso un reato avrà un luogo e un percorso dove sviluppare una comprensione delle proprie azioni e la possibilità di reintegrarsi, rafforzando quindi la coesione sociale e il senso di sicurezza collettiva, evitando che si generino spirali d’odio», aggiunge Lodi.
Nei centri di giustizia riparativa opereranno i mediatori (iscritti in apposito elenco nazionale) del Nodo Parlato, con l’ausilio, se necessario, di interpreti. I prossimi passaggi, che porteranno all’attivazione del Centro a Genova, prevedono che, una volta raccolti tutti i protocolli, il Ministero porti in conferenza unificata il decreto per la ripartizione delle risorse per ogni distretto di Corte d’Appello per l’attuazione dei centri per la giustizia riparativa per poi inviarlo al Mef.
Il Comune, una volta avuto l’ok, avrà 15 giorni per attivare i servizi. Orientativamente dovrebbe accadere tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. I locali saranno messi a disposizione dell’ente.