«Chi è sta navigando in alto mare e guarda l’orizzonte non vede niente: ma sa che oltre l’orizzonte c’è la terra che cerca». Questa metafora impiegata dal sindaco di Genova Marco Bucci per presentare stamane “Maritime ventures”, progetto di sistema per la transizione digitale e l’innovazione delle filiere nautica e logistico-portuale, è stata ripresa da altri intervenuti al convegno. Perché Maritime Ventures è è proiettata sul futuro, ma con un obiettivo ben chiaro: accelerare il settore della nautica e della logistica portuale del nostro Paese, creando 10 nuove imprese in tre anni con un target di raccolta di circa 70 milioni di euro.
Il progetto è un’iniziativa ideata da Cdp Venture Capital che coinvolge attori finanziari, industriali e istituzionali dell’ecosistema dell’innovazione in Italia. Cdp Venture Capital aggrega investitori, aziende e istituzioni come Comune di Genova, Regione Friuli-Venezia Giulia, Fondazione Compagnia di San Paolo, Friulia, Confindustria Genova, Intesa Sanpaolo, Bridgemaker, Cariplo Factory, Fincantieri, e Psa Italy.
Agostino Scornajenchi, amministratore delegato e direttore generale di Cdp Venture Capital, ha dichiarato: «Siamo veramente contenti di riuscire a lanciare quest’operazione oggi dopo un intenso lavoro negli ultimi mesi. La filiera nautica nazionale è di fondamentale importanza per il Paese. Siamo un Paese a cavallo fra la storia e il futuro. Abbiamo 58 distretti virtuali importanti distribuiti sul fronte tirrenico e il fronte adriatico. L’industria nautica nazionale rappresenta il 15% dell’industria globale, abbiamo dei comparti come quello della nauticada diporto di lusso, dove arriviamo al 50% del mercato mondiale. Un mercato altamente competitivo dove c’è una grande competizione sui costi e sulle materie prime, e il nostro valore aggiunto è quello dell’innovazione. Il venture capital non è qualcosa di nuovo, è qualcosa che questo Paese ha sempre saputo fare storicamente e ora deve ricominciare a fare. Bisogna mettere insieme le industrie, diciamo così, tradizionali, che esprimono dei fabbisogni di innovazione e di competitività con quello che le nuove imprese, i nuovi ragazzi che lavorano sull’innovazione sono in grado di fornire. Questo è un ponte che va costruito, non può essere un incontro casuale, dobbiamo mettere insieme la nuova imprenditoria di domani con l’imprenditoria di oggi per creare na competizione differenziale rispetto a un mercato dove la competizione si può fare non solamente sui costi, ma sull’innovazione».
Scornajenchi ha precisato che «l’iniziativa è biripartita fra Genova e Trieste, abbiamo un importantissimo supporto, l’avete sentito, dal sindaco del Comune di Genova, un importantissimo supporto da parte della Regione Friuli-Prezia-Giulia, in mezzo c’è evidentemente un player industriale come Fincantieri che vanta dei poli di eccellenza sia sul fronte adriatico sia su quello tirrenico, e di un operatore della logistica fondamentale come Psa. Si piò parlare di una sorta di start-up 2.0, un modo per mettere insieme l’innovazione con l’impresa di oggi. Abbiamo bisogno di dare all’impresa di oggi che esprime e ha bisogno di innovazione, che deve competere su un mercato molto competitivo, tutte le risorse che arrivano dall’innovazione, tutte le risorse che arrivano dalla tecnologia, dal design e che sono sviluppate da un ecosistema di start-up che sta crescendo moltissimo in Italia in questi anni. Il nostro ruolo è quello di mettere insieme queste energie per cercare di convogliarle nel modo migliore e nel modo più efficiente per la collettività. Diciamo che quello che noi vogliamo fare è creare il punto d’incontro. L’offerta di innovazione che arriva dalle giovani start-up deve essere indirizzata verso i fabbisogni di innovazione da parte delle grandi imprese. Cosa che altri Paesi hanno fatto prima di noie che noi possiamo fare,eabbiamo sempre fatto in passato, dobbiamo solo riscoprirlo e ricominciare».
Lorenzo Franchini, responsabile del fondo Boost Innovation di Cdp Venture Capital, ha spiegato che «Il progetto è partito da un confronto tra Sgr e Mimit sul tema della scarsa digitalizzazione e innovazione delle piccole e medie imprese italiane che rappresentano l’ossatura del tessuto industriale del paese. Quello che noi abbiamo proposto al Mimit e loro hanno accettato con entusiasmo e hanno finanziato in questa iniziativa è quello di utilizzare le tecniche di venture building per creare aziende che portino delle soluzioni alle piccole e medie imprese di questa filiera. Abbiamo coinvolto aziende capofiliere come Fincantieri e Psa, istituti finanziari come Gruppo Intesa, come Friulia, come Fondazione Compagnia di San Paolo e sostanzialmente quello che noi stiamo già facendo è quello di analizzare la filiera, capire quali sono le aree di maggior bisogno insoddisfatto e trovare delle soluzioni per soddisfare questi bisogni. Le soluzioni diventano all’inizio dei prototipi che vengono testati, quelli che funzionano secondo i test di mercato si trasformano in imprese, quindi sostanzialmente spinofferemo delle imprese sulle quali troveremo le persone, e noi come Fondo Boost Innovation investiremo per supportare la crescita finanziaria delle imprese insieme ad altri investitori che attraeremo sul mercato. Tendenzialmente non facciamo interventi su start-up esterne che si presentano. Siamo noi che sviluppiamo le idee e le trasformiamo in imprese. Però tutte le volte che valutiamo se sviluppare un’idea facciamo un’analisi di benchmarking e guardiamo cosa c’è sul mercato, potrebbe succedere che nel volere sviluppare una soluzione troviamo un’impresa, una piccola impresa, una startup che fa esattamente quella cosa lì allora in quel caso saremo noi ad andare dalla startup o dalla piccola impresa per sviluppare qualcosa insieme. ll ruolo operativo del progetto è svolto da una joint venture tra Bridgemaker, che è un operatore leader nel venture building a livello europeo, e Cariplo Factory. Loro saranno il soggetto che operativamente farà l’attività di testing delle idee e di creazione di impresa. Noi, che siamo i promotori del progetto, gli istituti finanziari e le due aziende capofiliera, interagiremo con loro nell’analisi, nel portare dentro i bisogni della filiera, nel cercare di sviluppare le soluzioni ideali. Quindi a livello finanziario noi svolgiamo un ruolo importante sulla parte di equity sotto, sulle venture che verranno create, perché investiamo fino al 50% dei round che verranno fatti e attrarremo altri investitori. Gli istituti finanziari giocheranno un ruolo anche su altre risorse di debito. L’investimento complessivo sotto sarà di circa 70 milioni di euro, tra le 10 iniziative che svilupperemo. Circa il 50% lo metteremo noi e il resto lo prenderemo sul mercato da investitori privati, fondi di venture capital. Noi da Fincantieri abbiamo chiesto l’investimento sopra, cioè tutti noi abbiamo investito sopra nella società Maritime Ventures che presentiamo oggi, che ha una dotazione di 8,7 milioni di euro, quindi tutti hanno investito sopra. Non richiediamo a Fincantieri e a Psa necessariamente di investire sotto, ma chiaramente se ci fossero soluzioni che sono particolarmente interessate per loro, lo potranno fare. Tutti questi soggetti indirettamente attraverso Maritime Ventures saranno soci delle startup che spinofferemo. Coinvolgere Fincantieri e Psa vuol dire essere aiutati a conoscere la filiera, a capire quali sono le esigenze da soddisfare, questi due gruppi ci mettono in contatto con i loro fornitori. Le due grandi banche, cioè le due società, una di Carriplo e una di Inteso San Paolo hanno un ruolo di due tipi, il primo è che queste istituzioni hanno tra i propri clienti molte piccole e medie imprese della filiera stessa, quindi anche loro faciliteranno l’accesso alla filiera, per esempio il gruppo Intesa San Paolo darà un contributo operativo attraverso l’Innovation Center, L’altro elemento, che è una cosa che vorremmo fare, è quello di sviluppare anche strumenti specifici di debito per la filiera per aiutarla a acquistare prodotti e servizi innovativi. Acquistarli sul mercato in generale. Acquistarli dalle venture che costruiremo».
L’obiettivo di Maritime Ventures di creare 10 nuove imprese nei prossimi tre anni risponde alle necessità crescenti di digitalizzazione delle pmi che sviluppano componentistica e servizi nei settori della cantieristica navale, della nautica da diporto, della croceristica e della logistica portuale. Queste neonate imprese saranno oggetto di successivi investimenti in equity da parte del Fondo Boost Innovation di Cdp Venture Capital per un ammontare di circa 30 milioni di euro, che potranno generare un effetto di addizionalità sul mercato che porterà gli investimenti complessivi a circa 70 milioni di euro.
Maritime Ventures opererà nelle due sedi permanenti di Genova, grazie al sostegno del Comune che ospiterà la sede operativa genovese della società negli spazi del Genova Blue District e di Trieste, grazie al contributo di Regione Friuli-Venezia Giulia.
L’niziativa di Cdp Venture Capital coinvolge il venture builder tedesco Bridgemaker e l’hub di open innovation Cariplo Factory che opereranno in joint venture gestendo l’operatività di Maritime Ventures, il leader mondiale della cantieristica navale Fincantieri e Psa Italy, presente in Italia con tre terminal container che gestiscono il 25% dell’import-export del nostro Paese, il Gruppo Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana e fra le prime in Europa, che ha investito nel progetto attraverso il Fondo Sei, Sviluppo Ecosistemi Innovativi di Neva Sgr, la società di venture capital del Gruppo, Fondazione Compagnia di San Paolo, che sostiene lo sviluppo del territorio genovese e ligure e Friulia, Finanziaria della Regione Friuli-Venezia Giulia che supporta lo sviluppo del territorio regionale. Confindustria Genova è partner istituzionale di Maritime Ventures. L’assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria, Alessio Piana, ha annunciato che, in prospettiva, la Regione potrebbe partecipare all’iniziativa, direttamente o attraverso Filse, per contribuire ad accrescere le disponibilità economiche.
Il Gruppo Intesa Sanpaolo contribuirà anche attraverso la consulenza di Intesa Sanpaolo Innovation Center, società dedicata alla promozione e allo sviluppo dell’innovazione – che controlla Neva Sgr – e supporterà l’interazione tra la gestione del progetto e l’ecosistema delle pmi appartenenti alle filiere coinvolte.
L’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, e l’amministratore delegato di Psa Italy, Roberto Ferrari, hanno approfondito la visione dei grandi gruppi industriali capo-filiera delineando le esigenze di transizione digitale per le filiere nautica e logistico-portuale.
A seguire, la tavola rotonda “Innovare le filiere per garantire la competitività industriale del Paese” con la partecipazione di Alberto Anfossi, segretario generale di Fondazione Compagnia di San Paolo, Alessandro Balboni, Head of Innovation Business Development di Intesa Sanpaolo Innovation Center, Andrea Fioravanti, Senior Investment Officer di Friulia e di Vittoria Gozzi, vicepresidente di Confindustria Genova. Ha concluso i lavori Enrico Noseda, amministratore delegato di Maritime Ventures e Chief Innovation Officer di Cariplo Factory.