Siamo di fronte a un cambio di passo decisivo: con una nuova normativa fiscale vantaggiosa aperta a un’ampia fascia di imprese e persone fisiche, l’Italia, almeno per le realtà straniere, in poco più di un anno, si è scrollata di dosso l’etichetta di Paese della burocrazia. È diventata una sorta di paradiso fiscale per aziende e professionisti che, dall’estero, vogliono trasferire nel Bel Paese la loro attività.
Un contesto favorevole anche per la Liguria, che da questa situazione può trarre molti vantaggi sia in termini economici, attraendo capitali e facendo radicare sul territorio regionale nuove realtà produttive, sia in termini di crescita demografica. Ne parla a Liguria Business Journal Marco Rossi, titolare dello Studio Legale internazionale Marco Q. Rossi & Associati, che svolge consulenza legale e fiscale internazionale per aziende e persone fisiche nelle sue sedi di Genova, Milano, New York, Los Angeles e Miami.
Sempre più realtà estere, fisiche o societarie, scelgono l’Italia non solo per nuove prospettive di business, ma anche per motivi fiscali. Un cambio di passo che ha come principale obiettivo l’attrazione di capitale umano e finanziario…
«È così. Ed è un cambio di direzione recente, avvenuto formalmente nel 2019, con l’adozione poi di nuovi regimi agevolati a partire dal 2020. La nuova e ampia normativa ha finalmente inglobato tutti i precedenti e frammentari progetti di attrazione di capitale umano dall’estero all’Italia. In sostanza, quelli che erano sempre stati regimi specifici per determinate professioni, sono diventati applicabili a un’ampia varietà di persone, in primis gli imprenditori. Oggi, dunque, la giurisdizione è diventata molto interessante per chi si trasferisce nel nostro Paese dall’estero: esistono dei regimi fiscali ad hoc, molto favorevoli e che prevedono notevoli riduzioni d’imposta».
Quali sono i principali?
«L’Italia ha adottato il criterio dell’esenzione dell’imposta sul 70% di reddito imponibile prodotto dall’impresa o dai singoli, professionisti o dipendenti, che si trasferiscono nel nostro Paese. L’imposta pertanto si applica solo sul rimanente 30% di reddito, con un’aliquota Irpef del 12%. Questo regime agevolato dura cinque anni, ma in alcuni casi può essere prolungato a dieci: per esempio, se si acquistano degli immobili in Italia, se il contribuente trasferisce in Italia anche la sua famiglia con figli oppure se, nel frattempo, ha avuto figli nel nostro Paese. Inoltre, se il trasferimento avviene in una regione del Sud Italia, la percentuale di reddito esente da imposta passa dal 70 al 90%: non a caso, molti dei miei clienti si sono trasferiti nell’Italia Meridionale. Un altro regime agevolato, sempre più d’interesse per chi dispone di grandi capitali, prevede che, a fronte di un trasferimento in Italia, con residenza fiscale in Italia, tutti i redditi esteri – indipendentemente dal loro ammontare – vengano tassati con un’imposta fissa annuale di 100 mila euro per 15 anni».
Oltre a queste opportunità fiscali comuni a tutta Italia, la Liguria cos’altro può offrire a una realtà estera che voglia trasferire qui, anche in parte, il suo business?
«Per quello che vedo io, la Liguria rappresenta un’opportunità molto interessante. Prima di tutto perché stanno fiorendo molte iniziative imprenditoriali innovative, specie nel campo delle nuove tecnologie, tra i settori in maggior crescita anche negli Usa. E poi nuovi spazi a disposizione per gli insediamenti produttivi e una manodopera qualificata, il cui costo resta comunque contenuto. Credo inoltre che la Liguria, a partire da Genova, si stia anche sponsorizzando molto bene, con una comunicazione molto valida ed efficace. E qui, i genovesi che vivono in California, storicamente la seconda patria per moltissimi emigrati liguri, non mancano di promuovere il loro territorio d’origine. Parlo anche di personalità note, come Vittorio Viarengo, Paolo Marenco, il compianto Jeff Capaccio. Forse la Liguria dovrebbe provare a “sfruttare” un po’ di più questi portavoce nella sua attività di promozione».
Percorriamo la direzione opposta: quali sono i principali obiettivi di business delle aziende che si espandono negli Usa e cosa offre questo mercato?
«Principalmente si tratta di aziende che vogliono crescere negli Stati Uniti aprendo nuove sedi, creando joint venture con altre realtà locali oppure per operazioni di acquisizione. La maggior parte sono pmi, non quotate, con una capitalizzazione non comparabile a quella dei giganti del loro stesso settore, ma comunque molto specializzate e competitive a livello mondiale. Parliamo di realtà della meccanica di precisione, high-tech, energia, biomedicale, robotica, automazione. Ma anche di quelle attive nello shipping, negli arredamenti navali, nella nautica da diporto. Tutti settori di punta anche in Liguria, così come l’alimentare: credo che le aziende del food debbano puntare molto di più sul business all’estero, perché i loro prodotti sono eccezionali e apprezzati ovunque. Certo, occorre fare i conti con la fiscalità statunitense, ben diversa da quella italiana».
Qualche novità con la presidenza Biden?
«Sì, ma in peggio. Il tema del fisco è un punto importante della nuova amministrazione e si sta delineando un generale aumento delle imposte sia per le aziende, sia per le persone fisiche. È in fase di studio l’introduzione di un’imposta minima sugli utili globali, la cosiddetta “global minimum tax”, che interesserà anche le aziende che operano sui mercati esteri. Un progetto molto sponsorizzato, anche oltre i confini statunitensi. Per le persone fisiche si parla anche di un significativo aumento delle imposte sui redditi finanziari. In sostanza, la fiscalità negli Usa si sta per aggravare e in prospettiva potrebbe pesare in modo eccessivo sui guadagni di persone e aziende: questo sta inducendo fin d’ora molti soggetti a riflettere sulla loro situazione fiscale e a valutare le alternative a disposizione. Tra cui anche un eventuale trasferimento all’estero».

Chi è Marco Rossi
Marco Rossi, fondatore e titolare dello Studio Marco Q. Rossi & Associati, è un avvocato d’affari internazionale e consulente fiscale abilitato in Italia e negli Usa, specializzato in consulenza per aziende, famiglie e clienti privati su materie fiscali e legali transfrontaliere negli Stati Uniti e in Italia. Nato nel 1966 a Genova, dove si è laureato in Giurisprudenza nel 1990, ha iniziato la propria attività di avvocato nel 1993. Successivamente, ha conseguito un diploma di Laurea in Fiscalità Internazionale presso la New York University School of Law nel 2002. Ha aperto il suo ufficio a New York nel 2005, trasferendosi poi a Los Angeles in California nel 2016. Frequenta inoltre professionalmente dal 1996 la Florida, dove ha dato vita a una base di lavoro a Miami dal 2010. Collaborando anche con alcuni dei maggiori esperti del settore, Rossi ha maturato negli anni esperienza nell’intero settore del diritto tributario e commerciale internazionale.