Partecipazioni temporanee al capitale sociale, per fornire liquidità alle imprese senza aumentare il loro indebitamento e, anzi, garantirne un rafforzamento patrimoniale. È la formula che l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Andrea Benveduti, e il suo staff hanno messo a punto per sostenere l’economia ligure, colpita dagli effetti del lockdown. Le misure saranno attive da fine mese.
Come è nata l’idea?
Potevamo disporre dei residui a dotazione 2020 del fondo strategico regionale, che è rotativo, quindi per legge non può essere concesso a fondo perduto ma deve rientrare. D’altra parte trovavamo malsano continuare proporre semplice indebitamento finanziario ad aziende spesso pesantemente indebitate o con accesso al credito limitato già prima della crisi generata dal Covid. Ci siamo un po’ spremuti il cercello e abbiamo definito questo intervento – noi lo chiamiamo equity o semiequity – che sebbene rispetti i criteri di rotatività viene concesso non come un semplice debito finanziario ma come una compartecipazione nel capitale sociale dell’azienda.
La partecipazione sarà di Ligurcapital?
«Sì, attraverso aumenti di capitale nominale dedicato. Andremo a offrire a piccole e medie imprese, con alcuni criteri minimi di requisiti – cioè un fatturato inferiore ai cinque milioni e un certo livello di margine operativo lordo – una partecipazione necessariamente di minoranza, quindi non superiore al 49,9% nel capitale sociale nominale, con un un tetto massimo di 125 mila euro. Un’azienda che vuole crescere o si vuole rafforzare o comunque accedere a dei fondi che non siamo semplicememe un prestito, trova nella Regione un socio a tutti gli effetti, che per un massimo di 7 anni condivide il rischio d’impresa».
E al termine dei sette anni?
«Cederemo all’impresa la quota con un leggero mark up. Non è che abbiamo inventato la fusione a freddo ma di fatto nel panorama generale è una forma abbastanza innovativa di intervento, con due aspetti fondentali: da un lato fornisce capitale finanziario, quindi liquidità all’azienda ma nello stesso tempo ne rafforza anche la struttura patrimoniale. Sappiamo che molto spesso le aziende, quando richiedono finanziamenti, vengono valutate per l’equilibrio patrimonale e in particolare in base al rapporto tra mezzi propri e mezzi di terzi. Se noi eroghiamo un prestito aumentiamo i mezzi di terzi e peggioriamo il rapporto, se rafforziamo il capitale sociale rafforziamo anche, automaticamente, questo indice e possiamo dare un maggiore merito creditizio all’azienda che così poi, può, eventualmente, trovare meglio altre riosrse finanziarie».
Questa è la linea equity?
«Sì. Parallelamente abbiamo anche attivato una seconda linea di intervento, che chiamiamo semiequity, per interventi fino a un massimo di 200 mila euro. La linea semiequity serve a finanziare operazioni di acquisizione di aziende o rami d’azienda in difficoltà economica. Se un’azienda si trova in difficoltà e nello stesso comparto un’altra, che va bene, sarebbe disposta ad acquisirla o ad acquisirne un ramo, noi possiamo facilitare l’operazione. Con questa misura si preserva l’occupazione in senso stretto e si aiuta lo sviluppo. Sappiamo tutti che 100 euro messi nella creazione d’impresa danno meno risultati di 100 euro investiti nel mantenimento, perché un’azienda già esistente è un insieme di beni, persone e procedure organizzate che hanno di per sé un valore».
Per queste due linee quante risorse mettete in campo?
«Quasi 15 milioni di euro».
Ci sono altri interventi?
«Abbiamo voluto fare una cosa molto simile, di affiancamento in equity, per le piccole cooperative di produzione. È una tipo di intervento che, a quanto mi risulta, non è mai stato fatto da nessuno. Abbiamo voluto coprire anche questo settore, che di per sé ha una valenza economica paragonabile a quella delle imprese di forma giuridica diversa, perché se un caseificio produce delle buone formaggette e fa lavorare delle persone sempre azienda è, che sia una spa o abbia un’altra forma giuridica. Quindi, d’accordo con le associazioni di categoria, stiamo mettendo a punto un ulteriore bando che avrà la stessa logica di compartecipazione, chiaramente con dei parametri specifici per il mondo cooperativo. Le cooperative hanno regolamenti differenti da quelli delle società di capitale, quindi l’intervento va tagliato in modo un po’ diverso, però, nella sostanza non cambierà. Quindi per le cooperative attiveremo un ulteriore bando che avrà la stessa logica di una partecipazione al capitale
Quanto stanziate per questo bando?
«Mezzo milione di euro. Saranno interventi abbastanza piccoli. Abbiamo lavorato con le associazione di settore che erano molto contente perché era la prima volta che qualcuno di occupava di loro.
Quando partiranno i bandi?
«Saranno attivi dal 30 giuno fino a esaurimento risorse, quello delle cooperative forse partirà qualche giorno dopo».
Avete stanziato altre risorse?
«Ci sono altre due iniziative. Un bando da un milione e mezzo per le start up innovative con particolare attenzioneai settori antiCovid e, sempre a partire dal 30 giugno, un milione di euro per le aziende che vogliono riconvertire tutta o parte della loro attività in direzione anti Covid, dalla produzione di semplici mascherine P2 o chiurgiche a strumentazioni più complesse, come valvole, respiratori. In Liguria ci sono una quarantina di aziende che avevano manifestato l’intenzione di farlo. Abbiamo tenuto il bando molto largo per dare la massima possibilità di accesso. Poi voglio anche ricordare i due bandi che hanno avuto successo, un successo atteso ma forse non in quei termini. Si tratta del bando per la digitalizzazione e di quello per la sanificazione, e qui si va dall’impiego di semplici dispositivi di protezione fino a interventi anche strutturali sull’edificio, il negozio il ristorante, sull’impianto di aria condizionata. Anche questo ha avuto domande per quasi il doppio della iniziale disponibilità. Abbiamo rifinanziato entrambi e dovremmo riuscire coprire tutte le richieste. Quello della sanificazione ha avuto domande per circa 19 milioni di euro, La disposizione iniziale era di dieci milioni, a fondo perduto il 60%, il restante 40% finanziabile con il fondo garanzia agevolato. Abbiamo calcolato che di solito circa il 15% delle domande non viene ammesso per vari motivi, quindi questi 19 milioni dovrebbero scendere a 16-17 milioni e allora abbiamo aggiunto agli iniziali 10 milioni altri sei milioni e rotti».
Quando usciranno i due nuovi bandi?
«Non appena si concluderà il processo formale di riprogrammazione dei fondi europei residui che è in corso presso il ministero e l’Unione europea. Con la riprogrammazione potremo allargare i bandi a quei codici Ateco che fino a oggi la legge non ci permette di finanziare. Si tratta di agenzie di viaggio, operatori di bus turistici, guide turistiche che per qualche misterioso motivo europeo sono esclusi dai codici finanziabili con fondi europei Fesr. In seguito all’emergenza Covid la comunità europea ha dato la possibilità di riprogrammare alcuni interventi dei bandi Fesr. Mi ha detto che è un fprocesso lungo, comuque dovrebbe terminare verso la fine del mese, inizi di luglio».
Dovrete trovare altre risorse.
«Contiamo di avere ancora qualche risorsa residua per queste categorie ignorate dal governo, si tratta di aziendine molto fragili, chiuse da mesi e senza nessun tipo di ristoro. Certo, per i soldi ci sono limiti oggettivi ma noi mettiamo in campo idee e anche competenza, abbiamo un bel gruppo di persone che voglio rigraziare, la dottoressa Drago e gli altri che in questi mesi hanno fatto miracoli. Credo che un criterio da recupare nell’amministrazione in Italia sia proprio quello della competenza».