Il gruppo del Partito Democratico porta all’attenzione e al voto del consiglio regionale una serie di emendamenti alla legge regionale sul Tpl. Per prima cosa il Pd si fa portavoce di due emendamenti del Cal: definire i costi standard prima delle gare e istituire un fondo di garanzia, che possa assicurare la continuità di cassa per garantire la retribuzione dei lavoratori delle aziende.
Inoltre, il Pd chiede il ripristino dell’Agenzia regionale (che consentirebbe un recupero dell’Iva per quasi 20 milioni di euro all’anno e garantirebbe un più forte coordinamento unitario del sistema trasportistico regionale) e propone di non suddividere in lotti i bacini, per evitare un’ulteriore frammentazione.
«Tornare ai bacini singoli condanna i territori alla marginalità − sottolinea il capogruppo Pd Raffaella Paita − Il tpl è un tema centrale per lo sviluppo della regione, è il vero banco di prova con il quale si misura il progresso di un territorio. Ma questa giunta oltre a tornare indietro, ha dimostrato anche di temere il confronto con i lavoratori. In quest’anno di governo Toti si sono viste solo le briciole degli autobus il cui acquisto era stato deciso dall’amministrazione precedente. Il timore è che queste decisioni sbagliate del centrodestra portino a un aumento delle tariffe».
Aggiunge il consigliere Giovanni Lunardon: «La maggioranza dice che la legge Madia parla di bacini minimi da 350 mila abitanti, ma non parla di massimi. Non ci sono problemi tra la legislazione nazionale e il bacino unico. L’integrazione ferro-gomma, almeno nel bacino genovese, è fondamentale: non si può andare in un’altra direzione proprio quando stanno per terminare i lavori per il nodo di Genova».




























