Il Comune di Savona e l’azienda partecipata multiservizi Ata, che si occupa della gestione dei rifiuti sul suo territorio, si sono posti un obiettivo ambizioso: il raggiungimento del 50% di raccolta differenziata entro l’inizio del 2016.
Su questo traguardo il Comune, guidato da Federico Berruti, ha investito soldi e reputazione. Ma è un obiettivo realisticamente raggiungibile?
Secondo i dati in possesso di Luca Pesce, direttore di Ata, a novembre i savonesi hanno correttamente differenziato il 38 per cento dei rifiuti. Un dato lievemente superiore a quello di settembre (32%) e migliore rispetto a inizio anno (25%), ma ancora insufficiente.
La novità del mese è la raccolta dei rifiuti organici compostabili. Entro la fine di dicembre saranno raggiunti da questo sistema gli ultimi 18.500 abitanti, con l’aggiunta dei bidoni dell’umido nei quartieri di Villapiana, Lavagnola e Santuario. Già servita la zona dell’Oltreletimbro, dove vivono altri 18 mila abitanti circa.
Rimarrà ancora senza raccolta differenziata di prossimità il Quadrilatero ottocentesco, ovvero il centro storico, in cui abitano circa diecimila abitanti.
Dopo una stagione estiva turbolenta, durante la quale le strade di Savona parevano una discarica a cielo aperto a causa del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti ingombranti, l’azienda multiservizi Ata ha provato a dare una svolta: più controlli, anche attraverso l’utilizzo di telecamere. Più sanzioni, quando servono. Incontri con i cittadini per spiegare nel dettaglio i servizi.
Quella della raccolta differenziata, e del suo successo o insuccesso, è una delle partite aperte in vista delle elezioni comunali, che si terranno il prossimo anno.