Bizjournal Liguria ha inviato una serie di domande ai candidati sindaco di Genova. Pubblicheremo le risposte non appena le riceveremo. Il primo è Arcangelo Merella della lista civica Ge9Sì.
- Con il rinvio della delibera Amiu-Iren, sarà la sua amministrazione e la sua maggioranza a dover gestire la questione. Quali soluzioni propone?
«Il rinvio costituisce un’ulteriore criticità del problema in quanto determina la necessità della ricerca di una soluzione in tempi brevissimi e con un Consiglio Comunale appena rinnovato e, molto probabilmente, ancora poco preparato ad affrontare questioni così complesse, si rischia molto. Resta il fatto che l’assenza di decisioni scaricherebbe-onde evitare il commissariamento- sulle tasche dei genovesi il costo insostenibile di un sistema di raccolta e smaltimento rifiuti molto caro e piuttosto scarso sotto il profilo della qualità del servizio. Se le procedure già seguite sono corrette mi pare di capire che all’esito di una procedura ad evidenza pubblica si è presentato un solo operatore, Iren ed è con questo soggetto che, alla luce dei fatto oggi noti, bisognerebbe trattare. Il problema che resta da definire riguarda, a mio avviso, la governance della newco, il ruolo del Comune di Genova, il contratto di servizio e il piano industriale che deve mettere in evidenza non l’aumento dei costi ma il mantenimento, ora, dell’attuale costo e la sua diminuzione in prospettiva. Ricordo che oggi il Comune di Genova ha un debito nei confronti di Amiu di quasi 100 milioni di euro, cifra che va recuperata sulla tariffa, si spera in tempi lunghi. Ciò richiama altro aspetto della vicenda e vale a dire la possibilità di estensione della durata della concessione ad Amiu che l’accordo con Iren consentirebbe di ottenere. Naturalmente sempre che non esistano altre soluzioni percorribili e più favorevoli ai cittadini. Ad oggi non mi è dato di conoscerle ma se emergeranno sarò ben lieto di sostenerle».
- Delibera sulla Movida: come conciliare le esigenze di tranquillità e di decoro degli abitanti con quelle commerciali e di svago?
«Vanno conciliate. Non è pensabile che una parte sovrasti l’altra, tenendo però presente che chi abita il luoghi della movida e lavora ha diritto al sacrosanto riposo. Lancerò proprio in questi giorni una campagna volta a trovare, anche sulla base di esperienze conosciute nelle maggiori città europee, possibili, accettabili soluzioni».
- La mancanza di decoro urbano è una delle pecche cittadine, sembra però che spesso siano proprio i genovesi a essere parecchio maleducati e irrispettosi della propria città, come pensa di affrontare la disaffezione verso il bene pubblico?
«È vero che buona parte del problema sta proprio nell’acquiescenza alla sciatteria. Occorre lavorare su più fronti: uno riguarda uno straordinario impegno rivolto a tutti, a partire dall’età scolare, di educazione civica e una campagna radicale per far amare di più la propria città, far crescere l’amore per il bello, l’altro di iniziare a fare seri controlli sul territorio e applicazione severa di sanzioni per chi ha comportamenti scorretti e incivili. A partire dalla mania di “graffitare” ogni muro, attività insulsa resa possibile, fino ad oggi, dall’assenza di un vero impegno repressivo. Telecamere e sanzioni molto severe per i cretini che si abbandonano a questa attività».
- Numero dei dipendenti del Comune. Da alcuni anni le amministrazioni comunali genovesi riducono il numero dei dipendenti tenendo bloccato il turn over. Questa politica produce risparmi nelle spese per il personale, ma priva la macchina comunale dell’apporto di giovani qualificati. Che cosa intende fare?
«Le rispondo per come abbiamo trattato l’argomento in uno dei nostri seminari ella Scuola di formazione civica, dedicato all’organizzazione del Comune. Nei prossimi 5-6 anni, circa il 30% del personale è in uscita; un numero molto significativo che impatterà sulla funzionalità operativa del Comune; ma è anche una buona opportunità per ridisegnare la struttura in funzione di quello che si vuole che sia il “nuovo Comune”; le attuali norme non consentiranno il rimpiazzo testa X testa; mappando però le uscite per direzione, settore, per attività…. sarà possibile individuare le ricadute sulla funzionalità operativa e definire un piano di interventi pianificato per i prossimi anni; attivare processi di ricollocazione di risorse già nell’ente in funzione dei bisogni; definire su quali attività focalizzare le possibili assunzioni. Vanno però potenziate le attività di “testa”, di indirizzo, di controllo, di regia, di innovazione; un discorso a parte merita l‘organico della Polizia Municipale, oggi fortemente sottodimensionato e caratterizzato da una età media abbastanza elevata; occorre assumere forze giovani e dedicare le persone più anziane alle attività di controllo sulle opere del Comune; per le “attività operative” e servizi “molto importanti nella mission dell’Ente”, vanno individuate anche “nuove e diverse” soluzioni che le normative rendono disponibili. Il Comune e le sue partecipate rappresentano la più grande azienda di Genova e della Liguria; in questo contesto il Comune può contribuire a ridisegnare la città non solo con atti e indirizzi politico-territoriali propri come istituzione, ma anche come impresa di servizi “ad alta intensità di competenze”, facendo sinergia con il tessuto produttivo della città.
- Amt, come rendere l’azienda competitiva per partecipare ai futuri bandi di assegnazione dei servizi nelle macro-aree? Come trovare una soluzione ai problemi di bilancio mantenendo una gestione del servizio dignitosa?
«Prima di qualsiasi scelta industriale occorre valutare attentamente la domanda di mobilità dei cittadini e avere una visione della città anche sotto il profilo della mobilità; assumere l’esito di questa profonda ricerca per pianificare la struttura del Trasporto pubblico nel medio e nel lungo periodo, tenuto conto dell’evoluzione della rete ferroviaria e della conseguente opportunità di basare sul ferro la spina dorsale degli spostamenti nella grande area urbana. Decidere in assenza di questo dato di conoscenza vuol dire rincorrere solo esigenze conservative con alti e crescenti costi per i cittadini, contribuenti e utenti, senza alcun beneficio per la collettività. Stabilito quale deve essere il servizio, bisogna stabilire il costo giusto, qualcuno potrebbe dire standard e, sulla base delle risorse disponibili, pianificarlo. Per essere competitiva l’Azienda deve lavorare per aumentare l’efficienza, ridurre i costi, ancora troppo elevati in diversi settori, integrare l’offerta tra più vettori. Non è pensabile aumentare ancora la tariffa, che risulta essere una delle più alte in Italia; occorre però rinvenire risorse per investimenti e pretendere che lo Stato sostenga il trasporto pubblico una volta che esso dimostra di fare uso oculato delle risorse che gli vengono assegnate e che il modello di esercizio applicato è quanto serve a soddisfare la domanda di mobilità».
- Aster. Da tempo gli imprenditori e le loro associazioni (Confindustria Genova, Ance e Confagricoltura) denunciano il fatto che il Comune assegnerebbe alla propria controllata Aster i servizi di manutenzione (verde pubblico, illuminazione, strada comunali) in modo diretto senza regolari gare d’appalto. Aster agirebbe in regime di monopolio. Che cosa ne pensa? Che cosa intende fare?
«Se il Comune non avesse esternalizzato tramite una società in house le attività di propria competenza, il problema non si porrebbe come viene posto ora; non è dunque, a mio avviso, un problema di monopolio ma semmai di efficienza del servizio e di costi sostenibili. Io sono convinto, alla luce dei modesti risultati che la costituzione di questa azienda ha fino a oggi rassegnato, che occorra una profonda rivoluzione nel settore, rivedendo organizzazione, struttura e costi. Aster deve essere un’azienda che ha una testa pensante, capace di progettare, fare gare e controllare come vengono eseguiti i lavori affidati all’esterno e l’andamento dei costi. Inoltre deve mantenere una struttura piccola ma efficiente presso i municipi per dare risposte all’esigenza manutentiva locale. La questione della manutenzione del patrimonio pubblico, strade, marciapiedi e verde è tra le più sensibili per la pubblica opinione e li occorre cambiare radicalmente, e gradualmente, direzione».
- Ci sono margini anche per un’azione dell’amministrazione comunale per contribuire all’attrattività delle imprese sul territorio? Nel caso cosa intende fare?
«Il lavoro lo creano le imprese non il Comune; il quale, tuttavia, ha il dovere di favorire l’insediamento di imprese semplificando il rapporto con le pubbliche amministrazioni, pianificando una città che metta a disposizione di chi vuole fare impresa aree e strutture, e soprattutto, impegnarsi perché il territorio sia competitivo sotto il profilo dell’efficienza dei trasporti, delle reti informatiche, della qualità dei servizi e dei collegamenti con l’esterno».
- Turismo: è innegabile che sia il settore più fiorente, ma i turisti stanno ancora troppo poco nella nostra città, quali “armi” intende usare per allargare i percorsi turistici cittadini?
«Il turismo si sta affermando anche nella nostra città per due ragioni: la paura del terrorismo nelle capitali europee mete di maggiori flussi turistici, il grande lavoro di internazionalizzazione che è stato fatto negli anni 2000 che hanno lanciato nel mondo una bella immagine della città. Dobbiamo essere grati ai grandi operatori del settore crocieristico per aver incluso Genova e la Liguria tra le mete dei loro tour mediterranei ma ora occorre lavorare per consolidare una propensione della città come città d’arte e culturale. Migliorare la qualità urbana, il sistema di accoglienza, la qualità dei servizi anche commerciali, garantire un centro storico pulito e sicuro è il migliore investimento che la città può fare per conservare e aumentare la vocazione turistica».
- Edilizia popolare: intende prendere delle misure tra problemi di carattere sociale e di manutenzione?
«Ho dedicato e continuerò a dedicare molta attenzione alla periferie che vivono uno stato di abbandono, anche istituzionale, serio. Occorre investire sulle periferie sia sotto il profilo sociale che edilizio. Ho proposto, e lo farò se sarò sindaco, di aprire un ufficio del sindaco in uno dei quartieri periferici più compromessi per dedicare un giorno alla settimana all’ascolto dei cittadini e favorire l’adozione delle necessarie misure per ridurre disagio, emarginazione, povertà. Dobbiamo portare il bello anche nelle periferie e recuperare il patrimonio edilizio abbandonato e privo di adeguata manutenzione, per ridare qualità al territorio e per mettere a disposizione di chi ha bisogno, nuove unità immobiliari. Per questo scopo propongo che attraverso un percorso formativo da affidare alla Scuola Edile e previe opportune valutazioni sotto il profilo giuridico/amministrativo, si creino cooperative di giovani residenti in quei quartieri cui Arte o il Comune affidino l’esecuzione di attività di manutenzione del patrimonio pubblico».
- Municipi: come pensa di gestire i rapporti? Vorrebbe ripensarne il ruolo?
«I municipi possono essere una risorsa per i cittadini se evitano di essere una brutta copia del Comune. Essi devono servire a garantire una più diretta partecipazione dei cittadini alla gestione del loro territorio, alla soluzione di questioni sociali e alla valorizzazione culturale. Ma deve essere una macchina efficiente quando deve occuparsi della gestione del territorio. Per questo occorre dare pochi poteri ma certi e le risorse per poter realizzare ciò che gli si chiede di fare».
- La mancanza di una “vision” per Genova ne influenza anche il futuro urbanistico. Lei che intenzioni ha?
«Per noi, lista civica Ge9Si è fondamentale capire dove può andare la città; è urgente e necessario che entro i primi mesi del prossimo anno venga definito un progetto strategico di come sarà Genova nel 2030-35 attraverso una seria e approfondita riflessione, facendo lavorare su questo tema le migliori intelligenze e competenze anche con l’aiuto di Università; mettere attorno a un tavolo istituzioni e parti sociali per far emergere il profilo e la visione della città e su questi impostare le attività delle Amministrazioni che concorrono alla governance della città. Questo obiettivo va messo subito in cantiere nei primi mesi di governo perché deve costituire la road map su cui calibrare investimenti e risorse».
- Genova è una città di anziani, è innegabile. Crescono la povertà e la solitudine. In che modo pensa di valorizzare il tessuto di associazioni che si occupa di queste tematiche e come intende cambiare la percezione degli over 65 da “peso” a “risorsa per la città”?
«Gli anziani sono una risorsa e i dati ci dicono che ancora per molto tempo la nostra città sarà caratterizzata dalla presenza di un’ampia quota di popolazione anziana. Attorno a questo dato si può lavorare per consentire agli anziani di vivere felicemente la loro terza età, sotto il profilo delle opportunità culturali, sportive e ludiche. Le associazioni giocano un grande ruolo, ma occorre fare un salto di qualità per far avanzare ricerca e servizi di modo che Genova possa diventare un centro di eccellenza nella cura delle malattie dell’invecchiamento e città ideale per una popolazione di persone in età avanzata. Noi pensiamo che si debba progettare la città a misura di anziano con strade, percorsi, trasporti pubblici, localizzazione di servizi eccetera, convinti che una città per anziano vada bene per tutti».
- I sindacati denunciano possibili tagli ad asili nido e scuole materne, strutture indispensabili per una famiglia di oggi con entrambi i genitori che lavorano (si spera). È una priorità per lei questo tema? Se sì che cosa prevede per questo settore?
«Questa è l’altra faccia della medaglia. Genova è una città de-natalizzata, è tra le prime città al mondo per bassa natalità. Dobbiamo invertire la tendenza facendo capire alle giovani coppie che i figli sono una risorsa indispensabile e non solo un atto di amore. Ma è necessario aiutare i giovani in questo percorso offrendo quella rete di servizi che alleggerisce il peso specie per le coppie dove entrambi i genitori lavorano».