Mattinata di assemblea con i dipendenti di Amt per le sigle sindacali dei trasporti Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal. Questa mattina appuntamento in direzione, ma non è l’unica: oggi e questa sera l’appuntamento è a Carasco, domani alla rimessa Gavette.
«Le persone sono preoccupate e iniziano ad alzare i toni − spiega Edgardo Fano, segretario regionale Faisa Cisal − non abbiamo ancora in mano il piano industriale e dagli enti ci aspettiamo maggiori certezze perché va bene che il Comune è riuscito ad accantonare 8 milioni, ma non basta. Lunedì prossimo incontreremo sia l’azienda sia la Regione, sarà una giornata decisiva per capire il futuro di Amt».
Tre sono i temi su cui si concentrano i sindacati: con un’inflazione cresciuta del 20% negli ultimi anni occorrono più risorse integrate nel contratto di servizio che vadano a rimpolpare i contributi in conto esercizio. Poi c’è tutto il tema legato al rapporto con gli istituti di credito e infine la ricapitalizzazione necessaria dopo l’erosione del capitale sociale: «Noi chiediamo che siano enti pubblici, altrimenti verrebbe meno la possibilità di restare inhouse», dice Fano.
L’altra questione emersa durante l’assemblea è una governance che è formalmente commissariata da un lato (l’esperto di composizione negoziata della crisi si occuperà di tutti gli aspetti debitori e di rapporti con il tribunale), ma dall’altro viene percepita carente: «Il presidente Berruti l’abbiamo visto da agosto solo due volte e per riunioni molto brevi di 40 o 45 minuti − rileva Fano − Amt è un’azienda di tremila dipendenti e riteniamo che il suo presidente dovrebbe essere operativo a tempo pieno».
Secondo Fano a oggi restano scoperti tra i 60 e gli 80 turni “a sorpresa” senza una programmazione definita: «Sappiamo che la rimodulazione del servizio era stata preparata, ma nessuno ha dato l’ok, per cui si creano situazioni difficili anche per gli stessi autisti dal punto di vista della sicurezza».


























